CAP 1. Discoteca

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CHARLOTTE'S POV

Non ricordo nemmeno come sono arrivata in questa discoteca.
Non capisco perché sto indossando questo fottuto top azzurro che sarà almeno una taglia più piccolo di quella che effettivamente dovrei portare.
Non ricordo il motivo che mi ha spinto ad ubriacarmi tanto.
Semplicemente sto ballando con questo ragazzo che continua a strusciarsi su di me. Più e più volte sento la sua erezione contro la mia intimità e se fino a poco fa gli stavo sorridendo allegramente, ora vorrei solo che se ne andasse e mi lasciasse in pace, a giacere in un angolo con questo fottutissimo mal di testa che ha iniziato a darmi il tormento.

Il ragazzo ha braccia muscolose, un sorriso malizioso e assolutamente perfetto. Ha un'espressione che trovo straordinariamente intrigante: non lo nascondo, nel complesso lo trovo attraente.

É molto più alto di me e questo lo costringe a piegarsi per sussurrarmi qualcosa all'orecchio.

Non capisco a causa della musica e, quando ripete, le sue parole mi appaiono sconnesse.

Sono decisamente troppo ubriaca per rendermi conto di quello che sta succedendo ed è un po' come se io non stessi vivendo questa esperienza in prima persona. In questo momento sono spettatrice della mia stessa vita. È un po' come se mi stesse passando tutto davanti, apparentemente nulla mi tocca, ogni cosa non sembra avere senso.

È una sensazione nuova che mi fa sentire disorientata.
D'altro canto però mi piace: è meraviglioso non avere alcun tipo di preoccupazione.
Sono piacevolmente disorientata.

Il ragazzo mi sorride ancora in modo perverso e mi afferra per il polso stringendolo duramente e mi strattona verso l'uscita.

Continua a farmi male e ciò mi porta a dimenarmi un poco e a lamentarmi.
In un millesimo di secondo mi ritrovo fuori dalla discoteca.

Rilascio un sospiro di sollievo e in un primo momento mi dichiaro realmente felice di essere fuori di lì.

Aria fresca.
Nonostante l'onnipresente odore impregnante di fumo non posso fare a meno di pensare di aver finalmente immesso aria pulita nei miei polmoni.
Annaspo riprendendo fiato prima di essere sbattuta con violenza contro il muro.

Il ragazzo mi bacia prepotentemente ficcando la sua lingua giù per la mia gola.
Sono disgustata quando, diversi secondi più tardi realizzo che cosa stia facendo e quali siano le sue reali intenzioni. Mi solleva il bacino graffiandomi i fianchi e mi divarica le gambe non mollando la presa.

Mi disgusta la sua durezza e mi é impossibile sfuggire da questo palestrato. Le sue braccia percorrono tutta la schiena e indugiano sul mio sedere.
Continua a stringerlo e a palparlo mentre mi bacia.

È fottutamente ubriaco e probabilmente si sarà fatto una canna qualche ora fa.

Mi scosto e inutilmente cerco di sferrargli un pugno o almeno cerco di acquisire nuovamente il controllo delle mie braccia.

Sono in lacrime con dei pensieri annebbiati mentre lui si ostina a baciarmi. Non ho via di fuga e inizio a tremare quando sento la sua mano farsi spazio sotto la gonna e risalire. Urlo con tutta la mia forza. Riesco a trovare quella voce che fino a qualche minuto fa mi era morta in gola.

In preda al panico starnazzo e attiro l'attenzione di qualche ragazzo che poco più in là sta fumando delle canne probabilmente.

Ricevo uno schiaffio incredibilmente violento.
<<Zitta puttana>>

Nessuno. Nessuno dei presenti mi è venuto in aiuto. Nessuno che ha ascoltato effettivamente le mie grida disperate che speravano in un soccorso.

Nessuno.

Delle mani sconosciute stanno attraversando ogni centimetro del mio corpo e non mi resta che cercare aiuto con lo sguardo.

Continuo a guardare i ragazzi ubriachi ignari di quello che mi sta succedendo. Alcuni si stanno facendo, altri stanno vomitando.

Non riesco a distinguerli con chiarezza, i miei occhi sembrano non riuscire a mettere a fuoco le immagini. Le persone che mi circondano ed ora anche questo ragazzo mi sembrano così lontane, sagome non contraddistinte.

Il ragazzo mi sta slacciando il top quando sento qualcuno dietro di lui urlare. Sembra una voce incazzata, rude e minacciosa, vagamente familiare e rassicurante.

Il ragazzo smette di sorreggermi e io mi lascio andare contro la parete di quel muro. Incespico e inizio a borbottare qualcosa di incomprensibile mentre per quanto io mi sforzi di capire, non riesco a capacitarmi di ciò che sta succedendo.

Le palpebre diventano improvvisamente pesanti e mi lascio andare al sonno, lì, seduta a terra con aria frustrata e distrutta.

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