BRANDON'S POV
Osservo il mio telefono esausto e cerco quel coglione di Ethan.
Mi risulta difficile trovarlo in mezzo a tutte queste persone ammassate le une alle altre. Sono impaziente di tornare a casa. Non ho toccato alcol per via del test che dovrò sostenere domani e l'unico motivo per cui sono venuto è stato quello di accompagnare quell'idiota del mio coinquilino che, a quanto ricordo, mi deve un mucchio di favori. Troppi.<<Hey Brandy che ti serve?>>
Brandy. Brandy.
Quanto cazzo può sembrare il nome di un cane?
Odio fottutamente tanto essere chiamato in quel mondo.
Mi volto alla ricerca di Grace, la ragazza che sembra avermi rivolto quella domanda.
Ha la voce sempre più inclinata e con tutto quel trucco colato non sembra neanche più lei. È sconvolgente vederla in queste condizioni dopo essersi abituati alla sua continua ricerca della perfezione. Il comportamento eccellente, la cordialità, la disponibilità, la formalità, l'ordine sembravano essere gli unici aggettivi in grado di descriverla.Le scoppio a ridere in faccia immaginando che faccia avrebbe fatto una volta sobria, quando si sarebbe guardata allo specchio.
Mi guarda stralunata e mi costringo a rimanere serio ignorando il suo aspetto.
<<Devo accompagnare Ethan a casa. L'hai visto?>>
La sua risata appare rumorosa e quasi fastidiosa, innaturale. Mi sorprende notare di riuscire a sentirla nonostante il volume altissimo della musica.
<<È di sopra... in camera da letto con una delle tante a fare... sai... >>
Mi ammicca mandandomi un occhiolino e la lascio lì irritato dal comportamento del biondino. Stronzo.
Trovo l'uscita di quell'inferno imbattendomi in diversi ragazzi ubriachi che sono bloccati giusto davanti al portone.
Faccio spallucce e trovo il modo di sorpassarli raggiungendo il parcheggio.
Sento delle fiebili e sommesse urla femminili, il rumore di uno schiaffo sonoro e l'imprecazione di un uomo che la sta probabilmente infastidendo.
Mi avvicino lentamente per distinguere le ombre dei due e mi costringo ad intervenire quando noto che lui la sta bloccando contro il muro impedendole qualsiasi tipo di movimento.
Li osservo per un attimo e l'immagine di loro due viene sostituita da dei ricordi che mi lacerano dentro, suscitandomi sentimenti di rabbia.
Rabbia, una rabbia incontenibile che faccio fatica a riconoscere come mia.
Mi affretto a raggiungerli e, con una sola mossa agile e svelta, afferro il ragazzo da dietro. Lo sto sollevando da terra mentre istintivamente gli tiro un pugno allo stomaco.
Non trova neanche il tempo di dimenarsi e dire qualcosa che si accascia a terra.
Lo guardo con disprezzo e i miei pensieri non sono più chiari e razionali quando lo costringo a rialzarsi.
Gli sbatto la testa contro il muro in maniera non violenta quanto vorrei.
Il mio viso risulta essere a pochi centimetri dal suo e mi è impossibile non notare i suoi occhi rossi e deduco abbia fumato.
Il suo alito puzza di alcol e la sua sfrontatezza, il suo ghigno, l'aria incurante seppur sofferente mi mandano in bestia. Lo fisso, ancora sorreggendolo.<<CHIEDILE SCUSA!>>
Gli urlo indicando la ragazza che è sdraiata sull'asfalto: sono sicuro sia sconvolta e per via del mia posizione non posso scorgerne il viso e vedere se effettivamente sta bene.
<<Amico non è niente... È solo una troia...>>
Scoppia a ridere e gli tiro un pugno ben assestato sul naso.Non ho nemmeno pensato chiaramente. Effettivamente non lo sto facendo, semplicemente lascio che le emozioni mi travolgano mentre sferro pugni e calci su questo ragazzo dall'aria stravolta.
Lui si china lasciando che il sangue gli scorra lungo la mascella. Lo guardo con sdegno mentre continua a ridere e a mancarmi di rispetto.
La sua risata è priva di reale allegria, forzata e un po' triste. Mi infastidisce.Affondo le mani nei suoi capelli e lo costringo a guardarmi di nuovo facendogli raggiungere la posizione eretta.
<<Chiedile scusa>>
Questa volta sto bisbigliando nel suo orecchio con un tono ostile e minaccioso che in un certo senso incute terrore anche a me stesso.
Non riconosco la mia voce e ogni mio gesto è dettato dall'odio nei confronti di questo verme che si stava approfittando di una qualunque adolesciente indifesa.<<Si, scusa>>
Mi scosto e lui torna a sputicchiare sangue nell'asfalto. Non sono sicuro di avergli rotto il naso ma di sicuro non è una ferita superficiale o di poca importanza.Mi costringo a lasciarlo andare mentre lo sento ancora ridere sofferente. Mi accovaccio per sollevare la ragazza della quale non riesco a vedere il volto per via dei capelli.
<<Lasciami! Lasciami porco>>
Ha una voce così maledettamente flebile che mi risulta quasi impercettibile. Mi sembra non del tutto sconosciuta ma nonostante tutto cerco di zittirla, impedendole di dimenarsi.È spaventata ed indifesa. Così esile, probabilmente non sarebbe mai riuscita a respingere quel ragazzo e solo Dio sa che cosa sarebbe successo.
Mi fermo a guardarmi intorno e tutti i drogati appostati fuori dalla discoteca hanno lo sguardo fisso su di noi.
Mi infastidisce sapere che nessuno di loro sarebbe intervenuto ed irritato riporto lo sguardo su di lei che tiene con forza gli occhi chiusi. È ubriaca e deve avere un mal di testa allucinante.
<<Dove andiamo?>>
A questo punto non posso più ignorare la sua voce familiare e rotta dal pianto. Apro lo sportello della mia macchina e la faccio posizionare nei sedile del passeggero davanti. Le scosto i capelli e mi imbatto nel suo viso distrutto.Nonostante sia in queste condizioni non posso fare a meno di riconoscere quegli occhi verdi penetranti.
Il mio cuore batte forte.<<Cazzo>>
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