Parenti

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Ci sono due momenti drammatici in una relazione che non dovrebbero mai avere luogo troppo presto: presentare tuo fratello al tuo partner e incontrare due membri della famiglia di quest'ultimo dopo aver fatto tre rampe di scale di corsa.

L'evento si trasforma in tragedia se uno di questi due è un bambino di sette anni con gli occhi tendenti al grigio, lo sguardo da inquisitore spagnolo e i capelli biondo scuro che lo fanno somigliare troppo al tuo ragazzo.

Che cosa fai quando entri in casa con tuo fratello (che si è auto invitato a pranzo) e trovi il tuo coinquilino/compagno seduto al tavolo della cucina con un gran pezzo di figo che non hai mai visto e il sopracitato bambino sulle ginocchia che decora ad arte (pessima) una cosa che somiglia ad una cheesecake? Come agisci quando il tuo ragazzo afferma: "Med, questi sono Adam e Andie, mio fratello e suo figlio." ? Qual è la mossa matura quando tre paia di occhi da Pokemon (che ora capisci essere un problema genetico) di gradazioni diverse si piazzano sulla tua faccia sudata e paonazza?

Fai come me: ti nascondi in bagno.

Non è probabilmente il modo più adulto di affrontare la vita, ma mi concede il tempo di prendere respiro e di prepararmi all'inevitabile.

Quel bambino ha degli occhi più pungenti dello zio: sono di un colore bizzarro, una via di mezzo tra il grigio e il verde (forse è un mutante) e mi scruta come se gli avessi rubato i Lego.

Quando mi decido ad allontanarmi dalla porta del bagno, il suo sguardo mi segue sospettoso e fastidioso.

Alex mi sorride, facendo rimbalzare il simpatico fanciullo sulle sue ginocchia:

"Andie, that's Med."

"Do you speak English?" mi chiede abbozzando una smorfia.

È la mia occasione: rispondere che non lo parlo è il modo per evitare interazioni dirette con il nipote di Alex. Tiè, beccati questo, bambino giudicone. Mi mette ansia quel biondino liofilizzato in braccio al mio, di biondino.

Ho la sensazione che Andie tenga Alex per le palle senza che il mio coinquilino se ne renda conto: il che significa che io e Andie dobbiamo essere amici.

"So? Do you speak English?"

"No."

"Med!" mi rimprovera Alex mentre scoppia a ridere.

"Cosa?"

"Non fare la scema."

"Non dire scema di fronte al bambino."

"Tu parli inglese!"

"Io parlo italiano. Occasionalmente, se la situazione lo richiede, mi posso sforzare di produrre suoni anglofoni, ma non lo faccio bene.".

"Ma non è vero!"

"Tu che ne sai? Io non ti ho mai risposto in inglese."

"Sei allucinante." sghignazza Alex scuotendo la testa.

"Purtroppo, Andie, non sono fluente nella tua lingua. Ora lo zio te lo traduce."

Alex non smette di ridere mentre parlo e suo nipote si volta alternativamente tra me e lui: il fratello, di un bello sconcertante, che fa impallidire il mio coinquilino al confronto, si limita a studiarci e a sfoggiare un sorriso appena accennato.

Una carezza sulla testa da parte dello zio sembra risvegliare il piccolo Andie dal suo mutismo:

"Alex, è strana." dice rivolgendosi allo zio, ma continuando a fissare me, "Forse mi piace!"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 22, 2015 ⏰

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