On the ROD

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Da quando Alex ha deciso di condividere con me almeno una parte di verità su se stesso e sulla sua famiglia, mi sembra di aver guadagnato qualcosa: non necessariamente la sua fiducia, ma ho l'impressione che sia meno guardingo.

Un'impressione, quindi potrebbe tranquillamente essere pura illusione o uno dei miei caratteristici momenti di fantasia. L'idea di far cadere qualche segreto che lo circonda, però, mi stimola immensamente e, volenti o nolenti, è qualcosa che bisogna fare: non possiamo costantemente succhiarci la faccia a vicenda e basta, sperando di trasmetterci informazioni attraverso la saliva.

E Alex, che fa tanto il maturo, è un vero codardo: se il rischio è che si debba esporre un po', si ritira come una patella contro lo scoglio. Poi, per essere sicuro di non essere più in pericolo, usa il suo faccino per sedurti. Da lì si giunge al fantomatico scambio di verità con lo sfregamento delle lingue: ne sto praticando un sacco ultimamente, ma non ho imparato nulla di nuovo su Alex.

Nel frattempo, tra una pomiciata e l'altra, sabato è arrivato più in fretta di quanto mi aspettassi.

Dovrei già essere seduta in macchina con le mie amiche in questo momento, in viaggio verso la casa di montagna di Bet. È tutto pronto: le provviste sono già stipate nel baule della Circe e Bet - dopo una visita non programmata a casa mia mentre io mi trascinavo per la città a fare la spesa - è stata cacciata al piano terra circa quindici minuti fa, con l’unico scopo di placare Jules e di lasciarmi qualche attimo di privacy con Alex.

Alex, che al momento sta usando ogni grammo del suo testosterone per farmi pagare gli attimi di dubbio riguardo alla sua presenza in questo weekend di trasferta. Apparentemente la mia amica, oltre ad essersi presentata qui con un’ora di anticipo, ha anche pensato di condividere con il mio coinquilino la mia reticenza ad invitarlo, vanificando ogni speranza che avevo di una sveltina contro il muro.

Sospendete il giudizio: in ventiquattro anni io non ho mai avuto il piacere della sveltina contro il muro. Sto scoprendo anche io le mie esigenze, ma sembra che ora Alex non sia troppo entusiasta della cosa.

“Mi hanno detto che hai posto iniziale resistenza alla mia presenza con voi…” sussurra quando gli spingo le spalle contro la porta per guadagnarmi un bacio prima di andare, il mio precedente piano ormai un lontano miraggio.

“Le mie amiche hanno la lingua troppo lunga…” rispondo senza spostare gli occhi dalle sue labbra.

Le dita premute sulla mia nuca allontanano di poco il mio viso dal suo, costringendomi a muovere lo sguardo quando vedo spuntare un leggero sorriso.

“Scintilla, perché non mi volevi?”

Sento i suoi polsi fare forza sul collo per controllare la mia posizione prima di avvicinare la bocca alla mia, evitando di toccarla.

“Alex…”

“Mi sento molto offeso.” continua imperterrito, accarezzandomi la pelle con il respiro ma senza decidersi a baciarmi.

“Alex, devo andare. Mi vuoi dare questo benedetto bacio?”

Gli angoli dei suoi occhi mostrano un sorriso compiaciuto per un secondo, il suo pollice passa tra le nostre labbra lentamente. Poi, quando buona parte del mio sangue sembra essersi concentrata dove le sue mani premono contro di me, il sorriso si trasforma in un piccolo ghigno: mi spinge lontana, aprendo la porta alle sue spalle e sollevando la mia valigia.

“No.”

State condividendo con me la frustrazione e lo stupore? Bene, non vi dico le mie gonadi come la stanno vivendo.

Il mio coinquilino muove la borsa verso di me, in un gesto che mi invita ad impugnarla; chiaramente indignata, però, sollevo il mento verso l'alto ed esco a passi decisi dall'appartamento. Lo sento ridere dietro di me, eppure mi segue senza esitare troppo.

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