Dove?

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Quella sera, dopo aver cenato (con porcherie che farebbero inorridire ogni mamma con una figlia sovrappeso) e aver scolato ben due bottiglie di vino per rendere ufficiale la rottura di Jules e Cucciolo, mi cambio in un - per me molto sobrio - pigiama e mi siedo sul materasso. Fisso lo schermo dell’iPhone, combattuta sul da farsi.

Chiamare o non chiamare Alex.

Dilemma lecito: se lo faccio il rischio è di apparire appiccicosa. Se opto per il no, potrei dargli l’impressione di non essere interessata ad altro che non sia il sesso.

Per una volta, però, decido di lasciarmi guidare dall’istinto: apro l’applicazione di FaceTime e, senza troppi indugi, premo sul contatto di Alex.

Tre squilli dopo il mio schermo si riempie dell’immagine del mio coinquilino seduto al tavolo della nostra cucina, ricurvo su un foglio.

“Ciao, Scintilla…”

“Ciao a te,” borbotto distratta con gli occhi fissi sulla sua mano che fa scorrere la penna sul piccolo pezzo di carta.

“Che stai scrivendo?”

“Facevo una lista molto volgare di modi con cui puoi mostrarmi la tua gratitudine.”  

“Io non ti devo niente… Ti ricordo che non mi hai voluto baciare.”

“Sì, ho considerato anche quello nella mia lista, ma alla fine io ci metterò poco a risolvere quella questione.”

“Sbrigativo… Molto invitante, Alex.” ribatto rotolandomi a pancia in su sul letto e reggendo lo schermo dell’iPhone con un braccio teso.

Alex appoggia la penna sul tavolo e, d’un tratto, i suoi occhi sembrano catalizzati da qualcosa di specifico sulla parte inferiore dello schermo.

“Mi senti?”

“Scintilla, ti spiace abbassare il telefono di una decina di centimetri?”

“Perché?”

“Tu fallo, poi te lo spiego…” insiste con aria sempre più attenta e avvicinando il viso allo schermo.

Io, dubbiosa, piego il braccio in modo che l’iPhone sia un po’ più vicino al mio volto; Alex però disapprova all’istante.

“Non verso la faccia. Verso il basso… Tipo… più giù!”

In momenti come questi mi chiedo se il suo sia un problema linguistico o se è solo incapace di comunicare in modo diverso da Io Tarzan, tu Jane.

“Giù dove?”

Lui gesticola con enfasi indicando il pavimento e, senza pensarci, imito i suoi gesti e sposto il telefono orizzontalmente verso la pancia.

“No, troppo!”

Inverto di nuovo la rotta e torno a inquadrare il mio viso, cominciando ad essere un pelo frustrata.

“Okay, ora un po’ più giù…”

“Così?”

“Ancora qualche centimetro…”

Io ubbidisco, pericolosamente vicina al desistere e ad interrompere la comunicazione, fingendo un guasto al 3G, finché lui non esclama estasiato:

“Perfetto!”

Cerco di spiare nello schermo che cosa diavolo stesse cercando, ma il riflesso del vetro mi impedisce di cogliere il dettaglio tanto bramato da Alex:

“Quindi?”

“Messa così hai delle tette spettacolari!”

Alla sua affermazione, invece di scandalizzarmi, riesco a pensare solo ad una cosa: qualcosa di nuovo, qualcosa di… beh, lussurioso.

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