Due per due

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L. Parliamo un po' di L e di come è finito col divenire anche solo vagamente rilevante nella mia vita.

In tutta sincerità non lo so bene neppure io: un bel giorno me l'hanno presentato e, in qualche maniera, lui ha iniziato a provarci. Non vi dirò sciocchezze: pensavo scherzasse finché non mi ha baciata. Poi ha proseguito nella sua arte del tampinamento perenne ed io, nella mia palla di insicurezza, ho lentamente cominciato a sentirmi bene e importante; più lui mi cercava, più io vedevo cose positive in questo ragazzo dagli occhi nocciola, l'aspetto non propriamente affascinante ma, senza dubbio, un potente carisma che catalizza un po' l'attenzione di tutti, vuoi perché è a tratti divertente.

Sta di fatto che, un bel giorno, lui aveva smesso di essere quello che mi cercava ed io ero diventata quella che palpitava all'idea di uscire a cena con lui o che restava in attesa della sua proposta di passare per un film da me: ha giocato bene le sue carte, ha saputo manipolare con arte la mia insicurezza finché io non sono diventata quella che pendeva dalle sue labbra e che elemosinava la sua attenzione.

Dentro di me ho sempre saputo di non avere l'esclusiva: ma a me non importava. Mi interessava sapere che - gira che ti rigira - alla fine lui tornava da me.

Nel processo di sedimentazione di L nella mia esistenza, insomma, ho disintegrato ogni forma di rispetto per me stessa e di dignità personale. Non ne vado fiera ma non posso neppure negare ciò che ho fatto e che ancora, in qualche misura, trascino avanti.

Diciamo che sono stati fatti grandi progressi negli ultimi mesi: ora sono in grado di ammettere che lui è uno stronzo ripieno, con la curiosità intellettuale di un frullatore e la sensibilità di un caterpillar. Sul fatto che sia brutto non commento: deve essere il classico caso in cui il carisma si riflette sul lato estetico e lo fa risplendere. Io ora sono ancora vittima del potere originario di questa cosa e, benché sappia che non sia propriamente bello, quando mi bacia l'ormone parte in automatico.

E poi neppure io sono una gnocca, ragion per cui non miro troppo in alto. Forse.

Sta di fatto che l'idea che io non possa aspirare ad altro o che mi debba tenere stretto L perché rischio che nessun altro mi si voglia fare, balena nella mia mente più spesso di quanto mi piaccia ammettere: sì, lo so, è mortificante. Ma ve l'ho detto che con L ho ridotto in poltiglia la mia stessa dignità.

Se la vedete in giro e riuscite a ricostruirla, mi trovate sulla Pagine Bianche.

Ho preso 25 in Botanica. Sono stato bravo, vero? Tu non l'hai ancora dato, giusto? Adesso sono più avanti di te ehehehe. 

Leggo il suo sms con disinteresse e con un briciolo di umiliazione: sono passate due settimane dalla sera in cui l'ho aiutato a preparare Farmacologia (che, per la cronaca, ha passato con un pingue 21) e, dopo essersi pavoneggiato per qualche ora mentre prendevamo un caffè al Bar dell'Università insieme ad alcuni compagni di corso, è sparito dalla circolazione per ricomparire stamattina con questo insopportabile messaggio.

Se ve lo state chiedendo, sì, L è la classica persona che si fa grande delle sconfitte altrui, invece che delle proprie vittorie. Ed è di un'arroganza al limite del legale.

Imbarazzata e pure un po' incazzata cancello il messaggio senza degnarlo di una risposta e lascio cadere il cellulare nella mia borsa, raccogliendo un paio di libri da terra e infilandomi un maglione, prima di scaraventarmi fuori dalla mia stanza ed essere salutata dalla schiena di Alex che sta armeggiando in cucina.

Il mio molesto coinquilino si ostina a materializzarsi in casa quando ci sono io e ancora non sono riuscita a convincerlo a cercarsi una nuova collocazione immobiliare: sostiene che il mio morbido culo abbia poteri paranormali che lo hanno spiritualmente incatenato a questo appartamento e al suddetto sedere.

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