19° Capitolo

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Erano le quattro meno cinque quando scesi nel cortile di casa. Non ero per niente entusiasta all'idea di rivedere quell'imbecille, ma sapevo che a breve gliel'avrei fatta pagare. Mi incamminai il più lontano possibile da casa, rimanendo però sulla stessa via e quando sentii il fastidioso rombo di un motore avvicinarsi sempre di più, sapevo già chi era. Ovviamente la moto si fermò a due passi dai miei piedi e quando Giovanni si tolse il casco lo guardai così male che il sorriso che illuminava la sua faccia, vacillò. Lo sorpassai, osservando attentamente le case del vicinato e sperando che proprio in quel preciso momento non uscissero tutti fuori. Girai in una strada per lo più abbandonata o che io non frequentavo per niente e affrettai il passo quando, spiando con la punta dell'occhio, vidi Giovanni quasi al mio fianco che si affaticava a trascinare con se il motore spento. Lo sentii sbuffare e ghignai tra me e me, oh, mio caro, siamo ancora all'inizio, pensai.
Continuai ad avanzare il più lontano possibile dal mio vicinato e mi fermai solo quando cominciai a sentire il fiatone anch'io. "Finalmente" sentii, mentre mi sedevo sul muretto di pietra che circondava la strada. Guardai i miei vestiti e una smorfia comparve sulla mia faccia, mi facevano schifo. "Già" sentii di nuovo ed alzai la testa per incontrare gli occhi di Giovanni. Mi guardò come se sapesse cosa stavo pensando e annuì ridacchiando. Inarcai un sopracciglio e sospirai. Se solo si permette a dire qualcosa sui miei abiti, giuro che lo strozzo con essi! Pensai. "Cosa?" Domandai e lo trucidai con lo sguardo. "Oh, niente." Mi rispose sorridendo. "Appunto! Non ti azzardare a dirlo!" Lo avvertii uscendo il cellulare dalla tasca per vedere l'ora: le 16 e 12. Sbuffai e drizzai la schiena quando sentii un rumore simile allo scatto di una foto. Guardai Giovanni mentre teneva in mano il cellulare e lo puntava nella mia direzione. Sapevo già cosa ne avrebbe fatto di quella foto, ma non dissi nulla, lo continuai a guardare, trasmettendogli cosa io stavo provando in quel momento. Non so come interpretò il mio gesto, però subito dopo abbassò il cellulare e lo infilò nella tasca del giubbotto mentre si avvicinava cautamente. "Che ti prende? " mi chiese. "In questo istante sarei già morto" constatò. Ed aveva ragione, solo che ormai ero stanca di tutti i suoi giochetti. "Infatti" dissi freddamente senza muovere un muscolo, anche quando me lo trovai di fronte. "Ho capito" mi disse, ed io alzai un sopracciglio. Capito? Quando mai? "Pensi che me ne faccia qualcosa con quelle foto" affermò ed io lo guardai e basta, impassibile. Come non dargli torto, anch'io se mi sarei vista avrei riso di quanto stupida e brutta ero. Ma purtroppo, o per fortuna, ero orgogliosa e non avrei mai ammesso quanto pensato. "Mi vuoi rispondere?" Incominciò ad arrabbiarsi. E sapevo già la mossa che avrebbe fatto successivamente. Infatti, come previsto, si avvicinò fino a sfiorare il naso col mio, ma anche stavolta lo guardai, dritto negli occhi, che da vicino sembravano completamente neri.
Lo sentii sospirare sulle mie labbra e una scarica simile ad una scossa mi percorse la schiena. Distolsi subito lo sguardo dal suo, sapevo che sarebbe riuscito a capire cosa stavo pensando. Ma la verità era che il pensiero che avevo in testa era talmente sbagliato che non era ammissibile farglielo capire. Sicuramente mi avrebbe riso in faccia. Ed io con lui. Così mi allontanai, spingendomi indietro con la schiena più che potevo, per quanto riuscivo a rimanere in equilibrio. Ma la cosa che mi stupì fu che Giovanni si avvicinò di nuovo ed io, non potendo fare altro mi spinsi ancora più giù, sbagliando. Il mio equilibrio, infatti, non durò per molto, perché dopo due secondi incominciai a vacillare e in un batter d'occhio mi ritrovai ad agganciare le braccia dietro il collo di Giovanni per non cadere dall'altra parte del muretto, che seppur basso, mi avrebbe fatta sporcare tutta. Trattenni un urlo, mentre trascinavo con me il corpo di Giovanni, che menomale, quando arrivò a toccare le ginocchia col muretto, mi tirò un poco su. Lo guardai dal basso mentre mi teneva stretta e spalancai gli occhi quando lo vidi sghignazzare e guardare verso il basso, dove si trovava lui, posizionato tra le mie gambe. Mi sentii bruciare la faccia e cercai di alzarmi di più per farlo spostare, ma lui sorrise ancora di più e fece finta di lasciarmi, facendomi strillare e attaccare di più a lui, per quanto fosse possibile. "Sei impazzito?" Gli dissi, guardandolo male. Rise di gusto e ripeté il gesto, questa volta però sapevo già che l'avrebbe fatto, così non strillai neanche, mi limitai a restare attaccata a lui e a tirargli un calcio sul sedere al contrario. Ovviamente non si fece male per niente, anzi, rise ancora più forte, ed io, pur essendo scomoda trattenni un sorriso mordendomi l'interno guancia. "Basta!" Gli dissi dopo un po', la schiena mi stava facendo male e volevo alzarmi del tutto, così, per fortuna mi tirò del tutto su e si allontanò da me. Non appena appoggiai i piedi per terra, gli tirai uno schiaffo sulla spalla per rimproverarlo, ma oggi sembrava non voler smettere di ridere. Sbuffai, cercando di assumere un'aria irritata anche se anch'io non riuscivo a non ridere e incrociai le braccia al petto, girandomi dall'altra parte per sorridere senza farmi vedere. Tutto ciò durò solo per qualche secondo, perché poco dopo sentii due braccia avvolgermi da dietro e una testa sbucare dalla mia spalla. "Ti ho visto" mi disse Giovanni, facendomi sussultare. "La smetti di spaventarmi?" Gli domandai, schiaffeggiandogli le mani posizionate ai lati dei miei fianchi, pronte a farmi il solletico. "Finalmente mi stai parlando" constatò ed io alzai un sopracciglio. "Te lo concedo solo per ora" gli dissi con fare altezzoso, alzando la testa. "A proposito, quella foto l'ho cancellata, se vuoi, puoi controllare" mi disse, d'un tratto serio. "No,non voglio" risposi, cercando di non risultare rigida e fredda. "Vedi" mi ordinò, prendendo il cellulare dalla tasca e continuando a tenermi prigioniera fra le sue braccia. Lo vidi sbloccare il cellulare e cliccare sulla casella 'immagini', e mentre me lo avvicinava più vicino scorrendo da sopra a sotto, intravidi qualche foto che era meglio non vedere. Mi sentii le guance bollenti e ne ero sicura, stavo arrossendo. "Ho visto" gli dissi, per farlo smettere, ma lui rimase dov'era, anzi, mi chiese: "Perché non ci facciamo una foto?", subito scossi la testa e cercai di divincolarmi dalla sua presa ferrea, ma senza alcun risultato. "Daiiii" mi implorò, cliccando sull'icona della macchina fotografica. Intravidi nel piccolo schermo dell'iphone due figura, ma subito mi girai verso Giovanni, non avevo mai amato farmi fotografare perché sapevo di essere brutta, quindi non l'avrei fatto neanche ora. "Dai, dai, daii" mi supplicò ancora, ma non mi mossi. "Allora la farò così" mi disse e sentii il rumore dello scatto. Mi guardò per due secondi e sentii di nuovo quel rumore. Dopo essermi assicurata che aveva finito mi rigirai e presi il mio cellulare dalla tasca dei pantaloni, quando lo schermo si accese notai subito la notifica di un messaggio, ma lo ignorai osservando l'ora. "Non leggi il messaggio?" Mi chiese Giovanni ed io sobbalzai, portandomi il cellulare al petto. "Non adesso" gli risposi, ma ormai sapevo com'era, infatti mi disse: "Oh il fidanzatinooo" ed io arrossii non perché lo avevo realmente, sicuramente quel messaggio era da parte di mamma che mi chiedeva di tornare a casa, ma perché pensava seriamente che ero fidanzata. "Ho centrato? " mi chiese "non ci posso credere" continuò ed io mi rattristii all'istante. Ecco, sapevo l'avrebbe detto. "Comunque adesso devo andare" gli dissi, non guardandolo negli occhi e incominciando a dirigermi verso casa. "Ehi, aspetta! Dove vai?" Mi chiese ed io, forse in maniera eccessivamente brusca, gli risposi:"Fatti gli affari tuoi, adesso puoi andare, penso che sarà l'ultima volta che ci incontreremo all'infuori della scuola" e quasi corsi via. Lo guardai mentre si avviava con un cipiglio in fronte, quasi incazzato, verso la sua moto e corsi nel vero senso della parola quando svoltai l'angolo della strada, sapendo già la sua prossima mossa. Quando raggiunsi casa, aprii di fretta la porta e me la chiusi alle spalle, spiando dall'occhiello e vedendolo mentre passava difronte casa mia e si guardava intorno, lo vidi parlare da solo, immaginai stesse imprecando e poi diede un pugno sul manubrio della sua moto accelerando notevolmente e sparendo dalla mia visuale.
Sospirai, un po' per il sollievo e un po' per la frustrazione. Nonostante tutto, ammisi a me stessa di aver sbagliato in parte io, d'altronde non era la prima volta che mi giudicava e sapevo già cosa pensava di me, avevo solo esagerato. Così mi girai più arrabbiata di prima e mi diressi direttamente in camera mia.

Ciaoo.
Da quanto tempo..
Scusatemi, so che sono pessima, ma non volevo pubblicare un capitolo che a me personalmente non convinceva, quindi scusatemi veramente. Ormai non so neanche se promettervi qualcosa, perché non sono sicura neanche io su quando pubblicherò il prossimo capitolo. Spero solo che vi piaccia e ovviamente se ci sono errori avvisatemi. Fatemi sapere se vi è piaciuto, ci conto.
Un bacio.♡

-Boston

Inoltre, volevo pubblicizzare questa storia..
1.'You are a beautiful disaster' di @annalisapalladino7

Scusatemi ma non so perché -non è la prima volta- si sono cancellate le conversazioni. Mi fa vedere solo l'ultimo messaggio. Quindi non ho potuto pubblicizzare le storie o rispondere ad alcuni vostri messaggi.

Ti odio, ma ti amo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora