Capitolo 17

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(Questo è l'ultimo capito, poi posto l'epilogo, vi adoro!)


Lali va in pigiama fino alla porta. Alle 5 del mattino non pensava ci fosse qualcuno sveglio, anche se viveva nella città che non dorme mai, comunque non pensava venisse a bussare alla sua porta. A quell'ora poteva essere solo una persona: Euge. Non sapeva il perché fosse lì, ma doveva per forza essere lei. Ma quando aprì la porta, lo sbadiglio le morì in gola, ed un brivido percorse la sua schiena a constatare che quello davanti a lei era Peter. Però un Peter trascurato, che puzzava d'alcol, ed aveva un abito da lavoro, con la cravatta allentata, tutto sporco, la faccia piena di lividi, il naso sanguinante, e la bocca piena anche essa di sangue. -Posso entrare?- Chiese lui, senza guardarla negli occhi, non ne aveva il coraggio. Lei si scansò per permettergli di entrare. Notò che zoppicava. Lui si sedette sul divano. Lei presa la cassetta di primo soccorso, per curarlo. Ma quando tentò di asciugargli il sangue che colava, lui le scansò la mano. Aveva uno sguardo spento, vuoto, gli occhi parevano due buchi neri, e l'occhio sinistro era violaceo, in oltre aveva pianto, si vedeva, erano rossastri ed aveva una cera orribile, tra il bianco pallido ed il verde acido. Per quanto lei stesse male, lui sembrava stare peggio. -Non ti merito, hai ragione- Disse lui, prima che lei potesse dire qualcosa o chiedergli che cosa fosse successo. Lei lo guardò senza capire, e lui continuò -Ho provato ad essere migliore, per te, per riconquistarti, quando mi hai lasciato ho provato a diventare migliore, ho trovato un lavoretto ed ho iniziato a risparmiare, dando via tutto quello di cui non avevo bisogno, ho anche venduto molte delle mie case. Però sono finito ben presto in risse, e sono stato licenziato, l'alcol è tornato, ed anche la droga, i miei familiari mi considerano morto, e veramente lo sono- Lei voleva dirle qualcosa, ma lui glielo impedì, lei provò ad avvicinarsi, ma lui la allontanò. -Tu sei stata sincera- Disse iniziando a piangere -Però io no, Lali ti amo, però non posso averti. Io sono un mostro. Ho sempre avuto paura di me stesso. Ho sempre cercato di essere come mio padre mi volesse, però quando ho scoperto che essere schifoso fosse veramente, mi sono allontanato da lui, e ho lasciato in dietro i miei sogni di perfezione, sono diventato così, triste e rabbioso contro tutti- Lei non c'è la faceva più ad ascoltarlo, così lo baciò, non gli importava minimamente quello che lui diceva, lei lo amava. Lo abbraccio. Lui non si oppose, era troppo debole per farcela. -Non è per questo che ti ho lasciato Peter, pensavo solo non ci sarebbe stato futuro per noi, e continuare ci avrebbe fatto soltanto male- Gli rivelò. Lui la guardò, gli stava acarezando la testa, scompigliando i capelli, in più gli stava pulendo le ferite, e lo stava facendo sentire meglio, con un solo tocco. -Ti amo anche io Peter, e lasciarti è stato il peggior errore della mia vita. Se dobbiamo stare male, staremo male, ma insieme, non serve auto distruggerci- Disse lei, prendendolo in seguito per mano e portandolo nella sua camera da letto, quella notte non si unirono solo due corpi, ma due anime, e due cuori. Un amore così grande che tutte le differenze erano nulle, e che ogni ferita spariva, si riiemarginava, e tutto ciò che avevano perso lo ritrovavano, e tutto ciò che avevano dato gli ritornava in dietro. Tutta la paura spariva. Tutto quello che provavano non si poteva spiegare ne con parole, ne ne con segni, l'amore non era certo un'operazione matematica, era amore non c'era una spiegazione logica, si amavano e stavano insieme e lo sarebbero stati per molto tempo, perché con tutti i problemi che avrebbero avuto, tutti i temporali che si sarebbero intromessi, tutti i terremoti che avrebbero cercato di dividerli, loro sarebbero stati insiemi, uniti, e non era solo passione, ma amore!    


Love Impossibol LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora