centocinque giorni

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Zoe le portò in stanza la colazione insieme alla lettera di Ashton. Ovviamente lei non andò da nessuna parte, non ci sarebbe mai riuscita. Appena provarono a sgattaiolare nell'equipaggio, qualcuno li prese dalle braccia e li buttò fuori.

Hannah quella notte pianse. Peter l'abbraccio e cercò di farla ragionare. Lei non voleva, semplicemente si negava all'idea di altri 260 giorni senza il suo papà. Cioè, che persona intelligente riuscirebbe a stare tanto tempo senza suo padre? E soprattutto se quel padre era Ashton.

Un padre che ti canta per dormire, che ti mostra la sua musica degli anni 90, che spaventa i mostri con le sue bacchette, che circonda i fianchi della mamma alla colazione, che per natale ti da tutto quello che vuoi senza neanche averglielo detto.

Hannah credeva solitamente che suo padre appartenesse ad un'altra galassia, che fosse un forestiero troppo perfetto per essere di questo maledetto pianeta. Forse aveva ragione.

-Han... -disse Zoe con una voce dolce.
-Ho bisogno che ritorni...
-Lo so...
-Morirò, sono sicura che morirò.

Hannah abbassò lo sguardo, guardò i palmi della sua pelle bianca, secca e rotta.

-Portami lì.

Zoe annuì con la testa. Era disposta ad attraversare l'Atlantico in canoa per veder sorridere di nuovo la sua piccola e bellissima figlia, prodotto del grande amore che aveva per il suo bellissimo sposo.

-Solo, non dirlo a nessuno -le chiese sua madre, dopo la strinse fra le sue braccia ed entrambe piansero.



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