Capitolo 1

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Bella

- Stanno arrivando! -

Mi svegliai di soprassalto dopo l'ennesimo sogno, ma questa volta non era stata come le precedenti. Quelle voci infernali si prendevano ancora più gioco di me, ne potevo avvertire la presenza e ne ero assolutamente spaventata. Le ombre avevano denti aguzzi e gli occhi gialli ma vuoti, delle voci lontane ma allo stesso tempo terrificanti, no... Non potevo più sopportarli.

Presi la prima maglia che trovai ed un jeans, infilai le scarpe, un paio di quelle comode e poi iniziai a mettere più roba che potevo in un borsone.

- Devo andarmene, devo andarmene - una parte di me pensò che forse stavo diventando pazza, perché altra spiegazione non poteva esserci agli incubi mostruosi che mi assalivano ormai da mesi. E non solo quelli, la sensazione di essere sempre osservata, seguita, era tutto diventato troppo difficile.

Mi misi al collo la medaglietta d'oro che mi aveva regalato mia madre e aprì la porta del mio minuscolo appartamento di Seattle.

L'aria fuori era fredda, anche se l'estate stava ormai finendo, il tempo non era clemente con me quella notte. Mi avviai verso la mia auto, nei vetri potei vedere un fumo in lontananza sopraggiungere verso di me.

Girai la chiave più volte e dopo l'ultimo tentativo disperato, l'auto si decise a partire.

"Dannato catorcio, avrei dovuto cambiarti secoli fa" non potei fare a meno di pensare. Guardai nello specchietto retrovisore e non potei fare a meno di rabbrividire, stavano arrivando, più veloci che mai.

Accelerai parecchio, guardavo la strada in modo quasi epilettico, premetti ancora il piede sul pedale per dare più velocità, ma loro erano quasi li, per poco non mi avvolgevano.

Iniziai a sentire i loro mormorii nelle mie orecchie.

Troppo tardi, le ombre ormai mi strangolavano in una presa soffocante. La loro puzza di zolfo mi circondava così come i loro denti, a causa di queste distrazioni, non sentì affatto lo schianto dell'auto contro un albero poco fuori città.

Credo di essere balzata fuori dal parabrezza, potevo sentire i loro denti entrarmi nella carne sempre più avidi, ed il mio sangue colare come un fiume.

"Non è giusto... Non è ancora il mio momento..."

Le mie lacrime si mischiarono alle urla di dolore, e dopo un po' ciò che avvertì fu solo silenzio, seguito da un freddo glaciale.

Dopo quell'attimo in cui tutto dentro di me sembrò congelarsi, potei quasi rivedere il viso dolce di mia madre, e la sua bellezza mozzafiato.

"Piccola mia, andrà tutto bene..."

I suoi occhi verdi mi sorridevano confortandomi, ma io non ne ero felice.

"No mamma, no, ho paura"

La sua immagine fu spazzata via da un cumulo di ricordi, felici o meno, seguirono altre immagini di cui non seppi però indicare l'origine... Molto probabilmente erano solamente sogni...

In lontananza sentì una voce calda provenire da qualche parte del mio cervello, e mi concentrai su di essa. Era così calma e roca, che mi tranquillizzò subito.

"Chi sei" mi chiesi, era una voce maschile, ma non l'avevo mai udita prima.

All'improvviso, il mio corpo venne travolto da una miriade di fiamme ma la sensazione che provai fu quella dell'estasi più assoluta, non del tormento. Non poteva essere l'inferno.

Potei sentire le dita dei piedi riprendere a muoversi, seppure in modo timido. Il mio cuore, fino a poco prima completamente muto, aveva ripreso a battere velocemente, ed il respiro era tornato ad accarezzarmi le labbra. Fui travolta da una scossa, e mi svegliai.


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