Capitolo 12

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Kane

La guerra ci aveva reso uomini insensibili, il freddo aveva smesso di essere il nostro incubo quando i ribelli ci catturarono. Ci torturarono per giorni, prima con oggetti metallici, poi con delle fruste, a volte facendoci sentire l'odore delle loro urine, oppure picchiandoci a sangue. Il mio corpo era sempre stato resistente, ma sentivo che presto avrebbe ceduto.

L'ultima notte di prigionia, quegli uomini mi legarono fuori all'aperto, a delle croci di legno, ero la loro ultima speranza. Non pensavo avrebbero rievocato il fanatismo religioso, eppure, eccoci qua. Sanguinanti, feriti, nel corpo e nell'orgoglio, spogli e vulnerabili sotto il calare della neve.

Il suo scendere lento era come una tortura in fin dei conti, e sentivo la fronte bruciare e la pelle intorpidirsi.

Non gli avevamo dato alcuna informazione sugli altri battaglioni, e mai ne avremmo data. Eravamo fedeli, e saremmo morti per la nostra causa.

Morti... come Bjorn che aveva esalato l'ultimo respiro fissandomi negli occhi, piangendo come avrebbe fatto un bambino... o come Rhego, si era lasciato morire smettendo di respirare pur di non dare loro quello che volevano. Ero rimasto da solo, e presto di me non si sarebbe più parlato.

- Hai paura, soldato? -

Quell'uomo dagli occhi scuri come la pece era spuntato dal nulla. Non indossava alcuna divisa, era vestito bene e non sembrava essere scalfito dal freddo.

Sputai un po' del sangue che mi era rimasto sulle labbra, formando un cerchio scuro su quel manto di neve bianca.

- No - risposi.

Stentavo a credere alle mie stesse parole.

- Posso liberarti soldato, aiutarti a vendicarti, per la morte dei tuoi amici, della tua famiglia -

Come faceva a sapere della mia famiglia?

- Lo so e basta -

Era un vecchio, con una voce profonda e metallica. Doveva essere il diavolo in persona.

- Vendicati soldato, vendica tua sorella Misha, il modo in cui l'hanno massacrata, tua madre ed i tuoi fratelli... vendicali tutti - i suoi occhi passarono dal nero al rosso più intenso che avessi mai visto, e la sua voce carica di rabbia infiammò il mio animo.

Prima che potessi dire qualcosa, infilò una mano dentro di me.

Urlai per il dolore più e più volte, mentre sentivo qualcosa staccarsi dal centro esatto del mio essere. Fu come sentire la pelle strapparsi dal mio corpo, oppure il cuore venire trafitto da mille lame.

La neve diventò completamente rossa, ed i miei occhi si chiusero.

Bella

Non mi ero accorta di aver iniziato a piangere fino a quando riaprì gli occhi e la mia vista era completamente appannata. Kane aveva richiuso il muro, forse per non farmi assistere ad altro dolore.

- C-cosa successe dopo? - chiesi, in preda all'angoscia.

- Mi vendicai -

Lui mi passò un dito sotto gli occhi e asciugò le mie lacrime.

- Io e te siamo incredibilmente simili Isabella Johansonn, per questo motivo mi attrai, e per mille altri ancora... -

Era incredibile la capacità che aveva di farmi sentire meglio, subito dopo avermi fatto provare così tanta tristezza.

Sorrisi, ma poi mi venne in mente qualcosa che mi angosciò ancora di più.

- È già tardi Kane, pensi che quelle ombre torneranno anche stanotte? -

- È probabile... Ma tu non smettere mai di combattere -

Si alzò in piedi e mi offrì la mano, per farmi rialzare. Quando la toccai, tutto il mio corpo vibrò come le corde di un violino. Era straordinario.

- Ma non sono una guerriera, signore - scherzai, mentre iniziammo a camminare verso il palazzo.

- Chi può dirlo -

Kane sorrise e mi condusse verso l'entrata. Mi piaceva persino il modo in cui la sua ombra incontrava la mia, sul prato, poi sulle pietre del corridoio, ovunque...

Passai una notte a dir poco strana. Il mio corpo era così teso all'idea di essere attaccata ancora dai nephilim che non riuscì subito a dormire. In oltre, nella mie mente viaggiavano le immagini dei momenti trascorsi con Kane, e di quelli passati con mia madre.

Chissà cosa avesse potuto mai pensare Elenoire Johansonn di tutta questa situazione.

Il sonno sopraggiunse quando fui anche troppo stanca per pensare, e stranamentequella notte nessun demone venne a farmi visita.


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