Capitolo 26

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Bella

Quando ripresi conoscenza avvertì un freddo glaciale gelarmi le ossa. Gli occhi si aprirono, ma la mia vista era ancora appannata. Quel poco che riuscì a vedere era il buio intorno a me. I miei polsi erano indolenziti e circondati da qualcosa di freddo e liscio. Ero legata ad un muro.

Tirai su la testa e mi sforzai di guardare bene cosa avessi difronte. In un primo momento, credetti che il buio provenisse dalla stanza in cui mi trovavo... invece, era creato dalle ombre intorno a me.

Erano lì, mi annusavano e mostravano i loro denti famelici ed i loro occhi gialli, ma non mi toccarono, messi in cerchio, mi lasciarono lì a terrorizzarmi.

I loro fiati erano putridi ed arrivarono fino alle mie narici. I sibili ed i versi che emettevano poi...

Alzai lo sguardo, per cercare di distrarmi, ma un dettaglio catturò la mia attenzione.

Jack mi guardava in fondo alla stanza di un magazzino abbandonato, dal quale soffitto cadeva dell'acqua che arrivò a bagnarmi i capelli.

- Tu... Come hai potuto... perché? - chiesi, in un lamento provocato dal dolore che ancora circondava la mia testa.

- È stato necessario - rispose lui in modo freddo.

All'improvviso, i nephilim si avvicinarono di scatto per poi fermarsi a pochi centimetri dal mio viso. Urlai di terrore.

Ma loro si ritrassero, quando un ombra di un tipo diverso cominciò ad avanzare.

I mostri crearono un varco e mi lasciarono osservare l'uomo... o la cosa, che stava sopraggiungendo. Era un ragazzo, portava dei pantaloni di pelle scura, ma la sua pelle era quasi trasparente, così che a tratti e sotto la luce di un lampione si poteva vedere completamente il suo scheletro, come se una scossa elettrica lo attraversasse di continuo.

Era la cosa più terrificante che avessi visto in vita mia.

Lui avanzò ancora verso di me, reggendo un astuccio di velluto tra le mani.

- Voglio quello che mi spetta - disse poi Jack.

Ma quando l'uomo scheletro si voltò lentamente per guardarlo, la sua espressione passò dal nervosismo alla paura, ed il suo corpo si raggelò, così come il suo fiato.

- La tua anima... - rispose lui. Aveva una voce simile a quella di un serpente, faceva letteralmente venire i brividi.

Ed io stavo già tremando.

Quell'essere spaventoso mise una mano nella tasca dei suoi pantaloni e ne estrasse una piccola palla di vetro.

Quando Jack la vide fece qualche passo in avanti come se ne fosse attratto come un magnete. Ancora una volta, l'espressione dello scheletro lo fece esitare. Lui gli rivolse un sorriso disgustoso, poi... senza preavviso, gettò quella piccola palla nel ben mezzo del cerchio che le ombre avevano formato.

- No! - Jack urlò per la sorpresa prima, e per il dolore dopo. I nephilim si erano avventati sulla sua anima come cani famelici, l'avevano fatta a pezzi, strappata, dilaniata, se ne erano cibati, e poi avevano sputato i suoi brandelli ormai neri e senza vita al suolo.

Guardai la scena completamente terrorizzata, ma senza fiatare neppure. Solo alcune lacrime iniziarono a scendermi già dagli occhi.

"morirò" pensai.

Jack si accasciò al suolo. Dalla sua bocca, dagli occhi e dalle orecchie colavano diversi rivoli di sangue scuro. Il suo viso, sembrò quasi tumefatto quando le vene che lo percorrevano si tinsero di nero.

Jack era stato ucciso, e con una facilità disarmante.

L'uomo scheletro sorrise ancora, poi si leccò le labbra e venne verso di me.

Si sedette sulle sue gambe proprio difronte a me e prese a scrutarmi. Osservai attraverso il suo corpo e vidi le tenebre più totali e cupe.

- Tu... Sei stata così difficile - iniziò, incurvando le rughe della sua fronte.

- Cosa vuoi? - chiesi, tra un singhiozzo ed un altro.

- Lo sai bene... voglio l'anima dell'uomo che ti sei scopata, cagna - disse lui in maniera del tutto dispregiativa, facendomi tremare ancora di più.

- Se speri che parli, puoi considerarti sconfitto - dissi, ridendo aspramente per il suo tentativo.

- Questo è da vedere... sai, ho portato diversi attrezzi, che potrebbero aiutarmi... vuoi provarli? -

Il sorriso che mi rivolse era la cosa più sadica che avessi mai visto. Era malato, malato di sangue, malato a causa dell'oscurità. Ed io ero gravemente in pericolo.


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