Capitolo 24

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Entrati nella Jeep, Kane mi bendò. Per quanto fossimo vicini alla risoluzione dei tormenti che ancora ci affliggevano non era giunto per ora il momento di rischiare.

Non avevamo detto una sola parola agli altri ragazzi, Kane voleva sbrigare questa faccenda da solo. Li liquidammo con una scusa, e loro ci lasciarono andare.

- Quando finirà tutto questo, voglio che tu mi porti fino all'oceano... Non ci sono mai stata -

Potevo immaginarlo, eccome se potevo... in base a ciò che avevo visto nei film e letto nei libri, ma i miei piedi non avevano mai toccato la superficie dell'acqua, o la sabbia morbida... Non avevo mai sentito quel profumo di sale, o le voci dei gabbiani nel cielo...

Kane mi aiutò ad avere un immagine ancora più forte dentro di me, e gliene fui grata.

- Te lo prometto - disse poi, sfiorandomi le labbra con le dita, quando già dovevamo trovarci sulla strada.

Passò molto tempo, ma quando Kane parcheggiò la Jeep, eravamo proprio davanti la banca.

Scesi giù ed il sole mi colpì dritta in faccia. Kane mi mise una mano sulla base della schiena.

- Hai idea di cosa chiedere? - mi disse lui, mentre attraversavamo la strada, per ritrovarci all'entrata della banca.

- M'inventerò qualcosa - dissi.

Mi morsi il labbro e misi il mio cervello in funzione. Quando un addetta fu libera, andai verso il banco di marmo riservato alla consulenza con i clienti.

- Salve, in cosa posso esservi utile? - Kane non mi mollò neanche un secondo. Era il mio guerriero silenzioso e mi scortava come un ombra. La signorina dai capelli neri lo guardò fin troppo a lungo, tant'è che dovetti richiamare la sua attenzione con diversi colpi di tosse perché potessi parlare.

- Ho bisogno di aprire una cassetta di sicurezza - le dissi in modo completamente sfacciato, sperando di non sbagliarmi.

Lei si accigliò e poi digitò qualche tasto sulla tastiera davanti a se.

- A nome di chi? - chiese ancora.

- Provi sia Isabella che Elenoire Johansonn per piacere -

Lei si accigliò ulteriormente ma poi seguì le mie istruzioni.

L'attesa parve infinita, poi lei sospirò e mi guardò con un sorriso smagliante.

- Isabella Johansonn, cassetta numero 334 - disse lei.

Mi sentì subito su di giri, ed il cuore iniziò ad accelerare con i battiti.

- Chi desidera averne accesso? - chiese ancora.

- La proprietaria - risposi.

- Mi segua allora -

Fissai Kane, che intanto sembrava il ritratto vivente del nervosismo.

"che ti prende?" gli chiesi.

"in un certo senso... trovando il Fabergé saresti ancora più in pericolo" rispose lui.

Accidenti. Aveva completamente ragione.

Tuttavia, non potevamo fermarci proprio adesso, non ora che l'addetta ci stava scortando attraverso un corridoio di marmo, verso la stanza che conteneva quello che cercavamo.

- Avete 45 minuti di tempo, se desiderate potete portar via lo scompartimento interno della vostra cassetta di sicurezza, non ci sono chiavi, vi serve il codice che immagino saprete... Come ho già detto, la vostra interessata è la numero 334 - disse lei, poi rivolse un ultima occhiata al mio uomo ed andò via.

"è giunto il momento" disse Kane nella mia mente.

Mi avvicinai alla cassetta che era posta su una parete accanto ad altre migliaia e con le dita ancora tremanti, digitai il codice.

Si aprì subito, con un click sordo.

Presi lo scompartimento interno e lo tirai fuori, adagiandolo sul tavolo al centro della sala.

- Ti prego aprilo tu, io non ho il coraggio - implorai Kane di essere più forte di me.

- Non serve. La sento, come se volesse tornare nel mio corpo, è qui... sotto le tue dita - disse lui col fiato mozzato in gola.

Nonostante questo, aprì ugualmente il contenitore. Il Fabergé era l'unica cosa all'interno. Era stupendo, decorato in oro e verniciato di un nero che a tratti sembrava verde. Era molto piccolo, ma quando Kane lo posò nelle mie mani sorridendo, notai che era incredibilmente pesante.

- Accidenti... - gli occhi diventarono lucidi per la gioia.

- Già... - sospirò lui. Richiudendo il tutto, prendendolo con sé.

- Come mai la tua anima si trova proprio dentro quest'oggetto? - chiesi incuriosita.

- Non lo so bene, l'anima ha la capacità di migrare quando viene a contatto con un contenitore migliore... l'ultimo oggetto di cui sono stato messo al corrente, era proprio questo... non sai quanti soldi vale Bella... apparteneva agli Zar russi- mi spiegò lui.

La mia passione per la letteratura europea mi aveva già dato quelle informazioni, ma trovai comunque strabiliante che un oggetto tanto prezioso fosse custodito dalla mia famiglia. Mi chiesi come questo potesse essere stato possibile, ma non potei darmi alcuna risposta.

Andammo via di fretta, Kane teneva il contenitore saldo sotto la sua spalla. Quando tornammo nella Jeep, mi bendò nuovamente, sospirando per il nervosismo.

- Bella... Non posso rivelarti dove l'andrò a custodire -

In un certo senso, quell'affermazione mi rilassò.

- Credo sia meglio così infondo... Significa che hai abbandonato l'idea di distruggerlo? - chiesi, con il fiato corto in gola.

Lo sentì sospirare ancora, poi mi posò una mano sulla coscia e mi accarezzò per rassicurarmi.

- Non potrei mai dividermi da te... - disse infine, mettendo in moto la Jeep, lasciandomi a gioire.


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