Capitolo 15

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Quella sera cercai di distrarmi aiutando le altre a preparare la cena, dopo che avevo riportato loro i vestiti che mi avevano prestato. Più volte però quasi non mi tagliai cercando di pelare le patate.

- Okay ragazza, che succede? -

L'occhio attento di Kore non si era perso nessuno dei miei movimenti, e Leyla avvertiva la mia inquietudine, o almeno così si poteva essere nei suoi occhi.

- È... Kane - ammisi, sospirando, in effetti era quasi un sollievo poterne parlare.

- Cosa succede? - Leyla mi chiese, mentre Kore mi veniva incontro, per non farsi sentire dagli altri nella sala vicina.

- Ecco... noi... mi ha baciata, anzi ci siamo baciati ma... - ero incerta se avessi potuto parlare di questo liberamente... ma non avevo più voglia di tenermi tutto dentro.

Kore alzò gli occhi per farmi continuare la storia così vuotai il sacco.

- Insomma non ha voluto andare oltre! -

Lei scoppiò in una risata silenziosa mentre Leyla mi guardò esterrefatta.

- E qual è il problema? - chiese accigliata.

- Che se si è fermato... forse non gli piaccio fino al punto da spingersi oltre - dissi, in preda alla disperazione.

- In realtà credo sia proprio l'opposto... Kane vive qui da cinquant'anni e molte delle sue conquiste sono passate da questo palazzo ma solo per brevi periodi di tempo, a volte delle ore... e nessuna di loro si è mai potuta permettere di entrare nelle sue stanze -

Fissai Kore accigliata, il pensiero di Kane in compagnia di altre donne mi provocò un senso di nausea e rabbia.

- Credo che con te faccia sul serio Bels - Leyla annuii, anche lei la pensava allo stesso modo.

- È sempre stato un uomo anaffettivo, non si è mai comportato come fa con te... è stato chiaro fin da subito - Leyla cercò di rassicurarmi.

- Sai un tempo ho amato un uomo fino al punto di morire per lui... prendi le cose come vengono piccola Bels, vivi la tua vita e basta, senza troppe preoccupazioni -

Kore mi diede un leggero bacio sulla guancia dopo quella rivelazione, poi tornò ad occuparsi del pollo. Eppure i suoi occhi non mentivano, sebbene la sicurezza e l'ironia fossero sue caratteristiche principali, quella donna doveva aver sofferto molto... era evidente.

A cena occupai il mio solito posto, e cercai di seguire il consiglio di Kore, provando a non pensare a niente se non alla mia vita. La mia vita... in che modo incredibile si era trasformata.

Kane era seduto in fondo e non mi staccava gli occhi di dosso, forse era in ascolto dei miei pensieri, ma non m'importava, finsi di non sapere che potesse entrare con facilità dentro di me.

Finita la cena, aiutai a sparecchiare, mentre i ragazzi discutevano di armi e tecniche di combattimento.

Percorrendo il corridoio, sentì una fitta attanagliarmi la testa ed il petto. Il rumore dei piatti rompersi sotto i miei piedi fu l'ultima cosa che sentì.

Urlai di dolore, sentivo come se qualcosa mi attraversasse il cervello ed il corpo alla ricerca disperata di un informazione, di un indizio. Quelle ombre non lasciarono perdere nulla e passarono al setaccio ogni centimetro della mia mente.

Avanti, indietro, trafiggendo la mia pelle come lame affilate.

"Il Fabergé" mille voci simili ad un sussurro infernale rimbombarono nella mia testa, persino le orecchie iniziavano a bruciare.

- Non so dove sia, non lo so! - urlai in preda alla disperazione.

"si che lo sai" era come sentire dei serpenti proprio nel centro del mio cervello, i loro corpi squamosi si facevano strada dentro di me, nel petto, nella gola...

- Non respiro... non... - stavo soffocando, l'aria non riusciva a passare dentro di me... tanto era il fumo... e quell'odore disgustoso occupava le mie narici...

- Basta!! - implorai in un ultimo, stridulo, grido di terrore.

- Bella, Bella svegliati... avanti piccola... - La voce di Kane mi riportò alla normalità. Ero stesa su quel freddo corridoio di pietra, ed i miei amici, dai volti preoccupati mi sorvegliavano. Leyla stessa stava piangendo... forse aveva provato ad aiutarmi, forse aveva sentito il dolore che stavo provando io.

- Fateli smettere - piansi, senza controllo, senza imbarazzo. Kane mi prese in braccio e cercò di rassicurarmi.

- Ci riusciremo, te lo prometto... La porto in camera, poi troveremo una soluzione. Dite a Sean d'inventarsi qualcosa - Kane era furioso, ma allo stesso tempo dolce e preoccupato.

Entrati nella stanza, Kane mi adagiò piano sul letto. Il battito del suo cuore mi aveva incredibilmente rilassata.

- Ho bisogno di una doccia - dissi piano, odiavo sudare, mi faceva sentire incredibilmente sporca e quell'odore di zolfo non aveva aiutato affatto.

- D'accordo -

Mi tirai su, e lentamente riuscì a raggiungere il bagno, mentre la testa ancora pulsava come se fosse affetta dai postumi di una sbornia.

Mi legai i capelli e feci una doccia veloce, al termine della quale mi pettinai e tornai verso la camera da letto. Kane era lì ad aspettarmi, con indosso i suoi pantaloni della tuta, e niente a coprire il suo torace, se non una piccola medaglietta d'acciaio ormai usurata.

La osservai bene e capì esattamente cosa fosse.

- L'hai conservata? - chiesi, prendendola tra le mani, mentre mi sistemavo al suo fianco, accovacciata alla ricerca di protezione.

- Già... - sospirò lui.

- Perché? - chiesi ancora, incuriosita.

- Per ricordarmi che in questa vita combattiamo eternamente contro il male, e che anche io ne ho procurato molto... -

Sospirai, il ricordo delle scene che aveva fatto vedere alla mia mente mi mise tristezza. Ma poi, pensai al modo in cui mi aveva trattata sin dal mio arrivo...

- Sei un uomo buono Kane, il passato resterà tale - sussurrai, mentre cullata dal suo abbraccio e dai battiti sordi del suo cuore, mi lasciai trasportare nella dimensione del sogno.


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