Capitolo 16

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Quando mi svegliai Kane non era al mio fianco, la cosa mi rese stranamente triste ma immaginai che avesse preferito lasciarmi riposare piuttosto che svegliarmi per gli allenamenti.

Un momento! Gli allenamenti!

Balzai giù dal letto e guardai l'ora indicata sulla sveglia, accidenti ero in ritardo di quindici minuti. Non che fossero molti, ma Kenzo era fissato con la puntualità.

Mi lavai il viso ed i denti e mi preparai in fretta, non passai nemmeno a fare colazione e mi fiondai giù in giardino.

Gli altri si stavano già allenando.

- Lo so, lo so sono in ritardo! Scusa, scusa! - dissi correndo con il fiatone verso il mio maestro.

Lui mi guardò in modo seccato ma poi fece una smorfia.

- Kane mi aveva avvisato, a dire il vero pensavo saresti arrivata più tardi - mi ammonì.

- Oh... bhè no eccomi qua - dissi.

- Stamattina passeremo alle lotte di coppia, prima si scontreranno Kore e Jack, poi Anwar e Bella - decretò il mio maestro dalla calma di un samurai.

Guardai allarmata Kore, non ero pronta a quel tipo di allenamenti.

Lei si strinse nelle spalle, non c'era niente che potessimo fare per evitarlo.

Per quella bellissima bionda non fu per niente difficile battere Jack, come non lo fu per Anwar battere me, il quale mi bloccò a terra un paio di volte.

- Isabella non sei ancora pronta, voi altri potete andare, Jack con te ci vedremo nel pomeriggio -

Passai con Kenzo il resto della mattinata.

Notai che i suoi colpi si erano fatti più duri, e più mirati. Ero migliorata sì, ma c'era ancora tanto da fare. Ad un certo punto sentì diverse fitte di dolore all'addome e dovetti fermarmi.

Avevo dei lividi, causati dagli allenamenti, ma pensavo sarebbero guariti. Invece, sono solamente peggiorati.

- Per oggi basta - disse Kenzo.

Notai che Kane era impegnato ad allenarsi in solitudine come sempre così decisi di raggiungerlo.

Stamattina era impegnato a sparare a dei bersagli che non riuscivo neppure a vedere.

- Dovresti insegnarmi ad usare una di quelle... la lotta corpo a corpo non fa per me - dissi, cercando di richiamare la sua attenzione.

- Hai già finito per oggi? - chiese lui, voltandosi verso di me.

- Ho dovuto... non riuscivo a continuare, anche Kenzo se n'è accorto -

Kane si accigliò e mi venne in contro, scaricando dalla pistola i proiettili rimasti. Notai che erano di un colore argenteo e scintillante.

- Per quale motivo? - chiese leggermente preoccupato.

Alzai la maglia che avevo addosso e gli mostrai i lividi sul ventre, e sui polsi. Erano addirittura peggio di come li ricordassi, viola scuro ed estremamente dolorosi.

La sua espressione passò dallo stupore alla rabbia ed i suoi occhi si tinsero quasi di rosso.

- Kenzo! - la sua voce rimbombò tra gli alberi e fece volare via alcuni uccelli.

Gli andò incontro come una furia ed io lo seguì.

- Kane aspetta! Rilassati... ti prego! - lo implorai, mi spaventava a morte da arrabbiato.

- Kenzo! - lo chiamò ancora, lui arrivò subito dopo, andandogli incontro con un'espressione decisamente accigliata.

- Devo ricordarti che lei non è una di noi?! Non guarisce in fretta, non è forte come noi o altre cazzate del genere! Ti avevo detto di andarci piano! - lo incalzò come non aveva mai fatto prima. Accidenti che rabbia c'era nella sua voce, mi mise i brividi.

Kenzo lo guardò poi con un'espressione che rasentava la calma più assoluta.

- Mi hai chiesto di insegnarle, è quello che sto facendo - rispose, sicuro di se.

- Kane non è colpa sua se il mio corpo reagisce così, guarirà non c'è bisogno di prendersela! - cercai di fargli capire.

Lui parve calmarsi, almeno un po'. Tutte le vene del suo corpo sembravano fossero sul punto di esplodere, ma sperai che si calmasse del tutto ed iniziasse a ragionare.

- D'accordo - disse infine, poi si voltò verso di me - tu vieni con me - tuonò, e mi afferrò per un braccio sollevandomi da terra.

Kane correva in un modo straordinariamente veloce, si spostava tra gli alberi come una saetta e per un momento fui certa che sarei svenuta se non avesse smetto di farmi girare la testa in questo modo.

Mi adagiò accanto un albero. Ci volle un po' perché la mia vista tornasse limpida come prima.

- Lo sai che sei stato eccessivo? - gli dissi con gentilezza, non volevo farlo arrabbiare ulteriormente.

Aveva un'espressione indecifrabile, forse si era reso conto di aver sbagliato ad urlare in quel modo.

Sbuffò e poi prese il coltellino che aveva già utilizzato prima, togliendolo dalla tasca dei suoi jeans.

Si creò una piccola ferita dal pollice, dove iniziò a fuoriuscire una goccia di sangue destinata ad ingrandirsi.

- Prendilo, così guariranno... - disse riferendosi ai lividi.

Ero incerta. Per la prima quel gesto mi sembrò di un'intimità disarmante. Come se al suo pari, ci fosse solamente l'andare a letto con lui.

"è qualcosa del genere" disse nella mia mente "prendilo" mi persuase poi.

- O-okay - dissi.

Avvicinò il pollice alle mie labbra, io iniziai a sentire il sapore del sangue ma non smisi neanche un attimo di fissarlo negli occhi che tanto mi piacevano.

Prima che togliesse il pollice da me, vidi un immagine di noi due, eravamo nudi, stesi sopra il terriccio umido di quell'esatto posto in cui ci trovavamo, Kane mi possedeva poi mi sollevava e mi prendeva ancora, poggiata all'albero vicino a me.

La certezza che ebbi fu una soltanto, ovvero che quelle fantasie non fossero mie.

- Guarda adesso -

Lui mi sollevò la maglia ancora una volta e sentì il respiro fermarsi in gola. I lividi si stavano schiarendo e poco a poco scomparvero del tutto.

Iniziai a guardarlo in un modo del tutto privo di ritegno, come se lo stessi chiamando. Quanto lo desideravo.


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