camilla

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Non posso credere che siano passati solo tre mesi. Pensavo fossero passati anni. La prima parola che hope pronunciò svegliandosi dal coma fu "Gianluca". Avevo fatto io il turno della notte e sarebbe dovuto arrivare lui a momenti. Aprì gli occhi lentamente.  "Hei, finalmente! Mi sei mancata talmente tanto!" La abbracciai dicendoglielo. Mi strinse più forte che poteva prima di riversarsi nel letto. "Gianluca. Gianluca dov'è?!" Cercai di calmarla "Tranquilla sarà qui a momenti, abbiamo fatto a turno, lui il giorno e io la notte e viceversa. "Ma quando...?" "Tre mesi." Risposi senza farla continuare. Rimase sconvolta. Entrò Gianluca in quel momento, con un mazzo di rose gialle in mano. "AMORE MIO!" Le si gettò letteralmente addosso. Scoppiarono in lacrime. Si baciavano si abbracciavano. E io li guardavo, nostalgica delle mani e delle labbra di Ignazio che non vedevo da oramai tre settimane.  "Tutto okay?" Elaina. "Ciao sorellina, sì, certo." Uscii in corridoio e mi sedetti a terra prendendomi la testa fra le mani stringendola fino a farmi male.  "Signorina, le serve aiuto?" Un ragazzo sulla ventina, moro, occhi azzurri, bellissimo sorriso. "Sto bene, la ringrazio." "Ah ma a me non sembra proprio! Le serve qualcuno con cui ridere e condividere problemi e pensieri." Abbassai lo sguardo fino al cartellino che portava attaccato al taschino sul petto sul camice bianco. 'Cristian Marini - Psicologo'  Ah ecco. Sembrava strano fosse uno normale.  "Sì, ha ragione sa!"  "Certo che lo so!" Scoppiammo in una sonora risata.  "Io stacco alle dieci, vale a dire tra quaranta minuti. Ceniamo insieme? Forse posso aiutarla!" Mi offrì la mano.  Scordare tutto per qualche ora non mi avrebbe fatto male, giusto? Indossavo dei jeans a vita alta, una felpa rossa e delle converse nere. Aggiustai un po' i capelli e mi guardai allo specchio. Mi chiesi come facevo a piacere alla gente.  "Io esco un pò Elaina, ho bisogno di stare sola e prendere una boccata d'aria. A dopo."  Salutai con un cenno del capo Piero (arrivato poco prima) e Gianluca. Attesi davanti l'Accettazione Cristian.  Si presentò dopo dieci minuti. Pantaloni jeans neri e camicia azzurra, i capelli erano tirati da un lato con quattro quintali di cera. Mi scappò un sorriso.  "Ride di me signorina Camilla?" COMEMIHACHIAMATA?!?!  "No, del suo ciuffo... dottor Cristian"  Alzò il sopracciglio poi si sciolse anche lui ridendo. "Andiamo fuori da questo manicomio!" Mi prese per mano e mi fece correre fino all'ascensore.  "Cosa.Le.Passa.Per.La.Testa?!" Scandii bene le parole sorridendo con il fiatone.  Uscimmo scherzando e mi portò in un locale non molto lontano da lì. Vuotai il sacco, dicendogli "chi ero" e chi era il mio fidanzato.  "Ora capisco. E io.. credo di poterti aiutare." Mi rivelò i segreti del suo lavoro, mi spiegò nel miglior modo in cui poteva la mente umana. Accettai il suo consiglio.  Perciò lo ringraziai stringendogli la mano e lo salutai.  Risalii in camera. Ma ad aspettarmi c'era una sorpresa.

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