Quattordici, prima parte.

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Arrivarono una massa di fastidiosi ragazzi in casa mia, tutti accompagnati da certi animali con dei vestiti inesistenti.
Mi voltai verso Luke, e dopo essermi accorta di dove il suo sguardo si posava gli feci una faccia schifata e continuai a sistemare la casa.
Presi le casse e le portai in salone, un'immensa stanza piena di quadri (ormai scomparsi), disegni alle pareti fatti da me e Luke, così perché ci andava, dei mobili di poco conto e un tappeto (scomparso anch'esso) che, secondo mio padre, apparteneva alla sua famiglia da generazioni.
Quando la stanza si riempì, e iniziò ad esserci troppa puzza e troppa confusione mi diressi in cucina, per prendere una birra ed in seguito uscire in strada.
Mi sedetti sulla panchina fuori casa, a fumare e a bere quella birra, George non c'era, forse aveva scelto di non venire. Matt era troppo fatto, mio fratello stava limonando con qualcuno (fortuna che le stanze erano chiuse e che le chiavi le avessi solamente io), e Calum non l'avevo ancora visto.

Dopo minuti passati a pensare a mia nonna, la mia vera nonna, l'unica persona che non mi aveva mai fatto nulla, sorrisi, perché i ricordi con lei, erano troppo belli per piangere.
Ma beh, tutti i momenti belli vengono distrutti.
Mentre ridevo da sola, a tal punto da sembrare pazza, Calum e Kathrin J. Johnson, la ragazza (se così volete chiamarla, ma io amo il soprannome che le ho dato: scimmietta ammaestrata) che mi aveva puntato una pistola al cuore e non aveva esitato a premere il grilletto, passarono davanti a me e mi salutarono, ricambiai con un sorriso sarcastico e una volta che entrarono in casa, mi fiondai di nuovo sulla mia birra.
Dopo altrettanti minuti di solitudine (bestia solutudine) mi si fiondò addosso Mattew e mi disse che ero troppo bella per essere reale. Risi talmente tanto che quasi restavo senza fiato.
-Ah Matt, non sei proprio credibile, e puzzi talmente tanto di alcool che mi sta venendo la nausea. Com'è posibille che in mezz'ora tu sia già così combinato? Per favore vai via.- ma lui sorrise maliziosamente e mi poggiò una mano sulla gamba.
-Bambolina, non essere così fredda, voglio solo essere dolce con te- strinse la mano introno alla mia gamba -voglio renderti felice bambina, perché non andiamo da qualche parte un po' meno visibile?- il suo sguardo mi faceva schifo.
-Mattew, allontanati da me, non hai altre possibilità di andartene illeso.- dissi, fredda.
-Andiamo bambolina, fai la brava- la sua mano saliva sempre di più finché il mio pungo non colpì un posto molto molto delicato del suo corpo e lui si piegò in due.
-Te l'avevo detto Mattew, vai via.- urlai, ma la mia voce era troppo bassa per sovrastare la musica, anche se non m'importava sapevo cavarmela.
-Eh no bambolina, questo non dovevi farlo- disse con voce sofferente prendendomi i polsi e facendomi alzare. Stetti al suo gioco finché non mi trovai con le spalle contro il muro di casa mia e una ginocchiata lo fece ripiegare su se stesso.
-Ti ho detto di andare via Matt.-
-Non prima di averti scopato bambolina. Vieni qui.- e mi strinse forte i polsi e mi bloccò le gambe per non farmi muovere. Prese le mie mani con una sola delle sue per tenerle ferme e inizio a sbottonare i miei skinny.
-Matt, perché non farlo in camera?- sorrisi maliziosa. -Non pensavo che tu mi volessi così tanto da farlo all'aperto, ma se vuoi avermi basta dirlo piccino, andiamo, lasciami le mani e andiamo in camera.- la mia voce fu molto più persuasiva di ciò che mi aspettavo, infatti dopo avermi dato uno schiaffo sul culo (cosa che gli avrei fatto pagare molto caramente), entrammo in casa, feci uno sguardo a mio fratello, e lui capì.
-Matt, vieni qui, è la tua festa.- urlò.
-Dopo Lucas, ho da fare ora.-
-Non toccare mia sorella.-
-Altrimenti che fai eh?- e un pugno arrivo sul naso di Matt, facendogli uscire sangue.
-STOP. Mattew, vai via da me e passa la serata con qualche altra ragazza. Tu Luke, passala con qualche altra. Io la passo da sola.- urlai, tutti zitti a quelle parole, ma una volta che i due ragazzi tornarono in quella stanza, tutto riprese come se non fosse successo nulla.

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