CAPITOLO 11

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《Vorrei adottarla, e ho bisogno di un documento.》
《Di certo saprà che non può adottarla come se nulla fosse, la ragazza vive con sua zia qui in paese. Non credo sia possibile.》
"Questa faccenda non mi piace per niente." pensai, aggrottando le sopracciglia.
"E meno male, mio piccolo bocciolo in fiore. Quest'uomo è pericoloso."
Mi tappai la bocca per la sorpresa.
"Ma...Salem! Accidenti a te! Possibile che devi sempre cogliermi impreparata?! Non ho diritto alla privacy almeno nella mia mente?!"
"Allora, miss, mi insegni un altro modo per comunicare senza farti scoprire? Perché sono a corto di idee, e tu sei sul filo del rasoio."
"È sarcasmo quello che sento?"
"Beccato."
Detestavo doverlo ammettere, ma aveva ragione.
Certo non mi trovavo in una bella situazione: sdraiata sotto un mobile (con polvere ovunque e misteriosi insetti con troppe zampe che passeggiavano tranquillamente davanti al mio naso), con in mano la cartellina di un paziente psichiatrico e una mappa disegnata con il mio sangue. In più, nella mia mente conversavo con un uomo - libellula, della cui graziosa presenza potevamo godere soltanto io e la legittima proprietaria della cartella.
Meraviglioso, nulla da dire.
Salem aveva insinuato qualcosa riguardo all'uomo dalle scarpe di cuoio... era davvero pericoloso?
Ma soprattutto, potevo davvero fidarmi di Salem?
Non mi aveva mai dato informazioni false.
D'altra parte, però, non si era mai nemmeno spiegato chiaramente.
Ma in fondo, se anche mi fossi fidata di lui, che avevo da perdere?
"Avanti, sputa il rospo. Come esco da qui?"
"Devi aspettare che i due escano, e sgattaiolare il più silenziosamente possibile fino alla porta."
"Fin lì ci ero arrivata anche io..."
"Devi riuscirci da sola. E stai lontana da lui."
E detto questo, si ritirò dalla mia mente.
"Ehi, Salem! Aspetta!"
Ma ormai se n'era andato. Sbuffai leggermente, infastidita.
Dovevo cogliere l'occasione, e scoprire il più possibile riguardo il misterioso uomo dalle scarpe di cuoio che voleva adottarmi.
Per cui, mi raggomitolai nell'ombra e tesi le orecchie.
《..e comunque, il processo legale sarebbe molto lungo e costoso, perché lei non è un parente della ragazza, e per ottenerne la tutela ci vorranno come minimo alcuni anni, sempre che riesca a vincere la causa.》
《Capisco. Ma, nel caso in cui la zia fosse d'accordo?》
《Beh, in quel caso sicuramente la ragazza verrebbe affidata a lei. Però il tribunale non le passerebbe la quota mensile che la zia riceve per mantenerla, è una clausola del contratto.》
《Non m'interessano i soldi. Ho le mie ragioni per voler adottare la ragazza.》
Il direttore ridacchiò.
《Perdoni la curiosità, quali sarebbero questi motivi?》
L'uomo sospirò, rassegnato forse?
《Ebbene.. ero un amico di vecchia data di Stephan Wonders, e ho una lettera scritta di suo pugno in cui dichiara che, nel caso in cui fosse venuto a mancare, io avrei ricevuto la tutela della bambina. Quando Sybil e Stephan sono morti, mi trovavo per ragioni personali all'estero e non ho ricevuto alcuna notizia, pertanto non ebbi la possibilità di presenziare al processo. Sono rimpatriato solo da pochi medi, e sono venuto a conoscenza della tragedia poche settimane fa. Ci ho messo un po' a trovarla, ma eccoci qui.》
《In questo caso, sono certo che non ci saranno problemi per adottarla, penso che togliate solamente un peso a quella santa donna di Meg Wonders!》
《Ottimo. Grazie per le informazioni e la deliziosa tazza di tè, spero di avere ancora il piacere di conversare con lei, signor direttore. Posso tenere i documenti?》
L'uomo misterioso si alzò, avvicinandosi al direttore per stringergli la mano guantata.
《Certamente. Grazie a lei per essere venuto. Spero possa adottare Elodie senza troppi intoppi, e non si preoccupi, è una brava ragazza, ubbidiente e precisa. Passi a trovarmi quando desidera una tazza di tè!》
《Sicuro, molto volentieri. Buona giornata, signor direttore.》
《Altrettanto, signor Gromaire.》
"...signor Gromaire, eh? Ora finalmente hai un nome."

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