CAPITOLO 12

237 25 0
                                    

La porta, finalmente, si chiuse.
"Devo muovermi. Il direttore tornerà di sicuro" pensai tra me e me mentre strisciavo fuori da sotto il mobile.
Raccolsi la cartella e la mappa e sgusciai fino alla soglia della stanza.
Richiusi con cautela la porta alle mie spalle, assicurandomi di non essere vista da nessuno, e iniziai a correre.
Percorsi tutto il corridoio come un fulmine, incurante di aver attirato l'attenzione delle infermiere, e dopo quella che mi sembrò un'eternità riuscii ad uscire dal manicomio.
Mi fiondai a casa, sperando di non trovare zia Meg in casa. Purtroppo, mi attendeva una spiacevole sorpresa.
Girai la maniglia, e con non poco sgomento constatai che la porta era aperta. Spinsi dolcemente la porta di legno di abete, e non appena misi il naso dentro la casa, sentii subito una voce che non avrebbe dovuto essere in casa mia, accompagnata dalla solita voce rauca di zia Meg.
Che tempismo.
Un presentimento negativo mise in allerta il mio sesto senso, e,  assecondandolo, non tolsi le scarpe.
Mi avvicinai al soggiorno, e, protetta dal muro di mattoni, iniziai a seguire la conversazione.
《Da quanto tempo? Beh, Elodie mi è stata affidata qualche anno fa, dopo la tragica morte dei suo genitori, che le loro anime possano riposare in pace. Che sia chiaro, signor Gromaire, ero l'unica parente disponibile a farsi carico del suo mantenimento, e il tribunale mi ha offerto una misera somma mensile per viveri e spese varie. Certo, dopo la morte del mio caro marito, sono sempre stata sola, ed Elodie, sebbene sia un'ingrata testarda, ha il compito di occuparsi della casa.》
"Io ingrata? E anche testarda? Ma seriamente?!"
《Elodie è quindi un peso per voi, signora Wonders?》
《Diciamo che più che un peso, la definirei una seccatura. Ma mi serve per svolgere le mansioni domestiche: pulire, lavare, stirare, cucinare, e aiutare al manicomio qui vicino.》
《Certamente. Ma voi sapete che sono disposto a pagare per adottare Elodie, vero?》
《Oh. Se la mettete in questo modo... quanto..?》
《Qualsiasi somma, non mi interessano i soldi.》
《Beh, deve anche mettere nel conto che io ho perduto parecchio di quello che avevo messo via nel corso della mia vita per quella mangiapane a tradimento, e nessuno mi restituirà un singolo penny per il disturbo.》
《Non si preoccupi, mi dica una somma. Come le ho detto, il denaro non mi interessa.》
Rimasi delusa dall'avidità di mia zia.
Non che mi aspettassi un feroce rifiuto, sia chiaro, ma in quel momento mi resi conto che quella donna mi aveva accolto in casa sua senza un pizzico di compassione per la morte dei suoi parenti, ma solo per denaro, con la speranza di potersi liberare di me il prima possibile e guadagnarci anche qualcosa.
"Che ti aspettavi? Lo hai sempre saputo che non le è mai importato un fico secco di te."
Riconoscere la verità mi fece male, più di quanto mi aspettassi, poichè mi resi conto che, al mondo, a nessuno importava che io fossi amata o odiata, sana o ammalata, viva o morta.
Ero sola, e lo ero sempre stata dopo la loro morte; e in fondo, dentro di me lo avevo sempre saputo, ma digerirlo fu come un pugno nello stomaco.
Il fatto che ci fosse qualcuno disposto a prendersi cura di me di propria volontà in un certo senso rappresentava una speranza, che, seppur fievole, mi riscaldò il cuore. E in quel momento presi una decisione, forse la più importante della mia vita.
Sarei andata con il signor Gromaire, ovunque avrebbe deciso di portarmi.
Scelsi di non ascoltare l'avvertimento di Salem: in quella situazione sarebbe stato assurdo credergli sulla parola, assecondare i vaneggiamenti di un uomo - libellula probabilmente nato da una mia inquietante fantasia, e sprecare l'occasione di andarmene.
Sperai soltanto di aver fatto la scelta giusta, di non essermi scavata la fossa da sola. E con quel pensiero fisso in testa, presi un bel respiro, e varcai la soglia del soggiorno.
《Sono a casa, zia Meg.》

WoodworthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora