CAPITOLO 15

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"Ma perché continua a ripetermi che sono in pericolo?"
Un sommesso bussare mi riscosse dai miei pensieri.
《Avanti.》
La testa di una giovane donna si affacciò timidamente alla soglia della camera.
《Miss, mi chiamo Xenia, sono la sua cameriera personale. Le ho portato degli abiti, se ne ha bisogno l'aiuto a vestirsi. Quando è pronta, il signor Gromaire ha chiesto di vederla per il buongiorno. Per qualunque cosa, mi chiami con questo campanellino.》
Io la guardai stupita.
Non avevo mai avuto una cameriera, mi sentivo spiazzata.
《Ehm, grazie, Xenia.》abbozzai impacciata.
《Dovere, miss.》sussurrò lei, prima di chiudere dolcemente la porta.
Mi avvicinai alla pila di abiti che Xenia mi aveva lasciato.
Trovai un grazioso abito da giorno di un tenue color pesca, una vestaglia di seta azzurra e dei nastri per acconciare i capelli.
Ci misi un po' ad indossare il vestito, pieno di bottoni e lustrini di dubbia utilità pratica in cui mi incastrai più di una volta.
Dopo una buona mezz'ora, tirai un sospiro di sollievo, soddisfatta del mio successo. Ma una volta uscita dalla "mia" stanza, realizzai di non avere la più pallida idea di dove andare.
Vagai per i lunghi corridoi senza una meta, sperando di trovare qualcosa. Finalmente, addocchiai una porta più imponente delle altre.
Fiera di me stessa, spinsi leggermente il legno e sbirciai timidamente all'interno della stanza.
A stento trattenni un'esclamazione di ammirazione.
Non era un salone, ma una gigantesca biblioteca.
Cinque piani zeppi di libri, e di fronte ad ogni scaffale deliziosi tavolini in ferro battuto sorreggevano teche di vetro contenenti oggetti dal valore indubbiamente inestimabile.
Nell'aria alleggiava un piacevole profumo di carta, che riportò a galla alcuni ricordi sbiaditi sepolti gelosamente in una scatola impolverata nella mia mente.
I miei genitori che mi insegnano a leggere e a scrivere, e mia madre che ride perché non riesco a non scrivere le s al contrario, come delle z dai morbidi fianchi.
La risata di mia madre, l'amore negli occhi di mio padre...
Le immagini di quel ricordo mi invasero la coscienza come un fiume in piena in un batter d'occhio.
Una lacrima sfuggì dalle palpebre, rotolando pesante giù per la guancia e tracciando un sentiero per le sue sorelle.
Deglutii, provando a sciogliere l'amaro nodo che mi si era formato in gola, e asciugai con un gesto secco il torrentello tiepido sul mio viso. Presi un respiro profondo e mi guardai intorno, facendo un giro su me stessa per riuscire a coprire tutta la biblioteca con lo sguardo.
Avevo così tanti libri a disposizione, avrei potuto zittire per anni la mia sete di lettura.
《Miss Elodie..》
Una delicata vocina femminile mi fece voltare di scatto verso la porta.
《Xenia, sei tu.. mi hai spaventato.》
《Mi perdoni, miss, non ho bussato.. ma ho trovato la porta aperta, e così...》
《Tranquilla, hai fatto bene. Volevi dirmi qualcosa?》
《Sì, scusi. Ehm, il signor Gromaire vorrebbe vederla per la colazione. Se vuole, le faccio strada.》
《Sì, ne avrei proprio bisogno. Grazie.》
Con le gote ancora umide e leggermente salate, mi apprestai ad incontrare il mio tutore.
Prima di chiudere la porta, però, non riuscii a trattenermi dal dare un'ultima occhiata alla biblioteca.
E solo in quel momento notai una scaletta, collegata ad un piano nascosto.

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