CAPITOLO 25

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A casa..?
Salem scoppiò a ridere, osservando la mia espressione confusa.
《Capisco il tuo smarrimento, e sì, lo ammetto, forse siamo stati un po' bruschi》si interruppe lanciando un'eloquente occhiata all'altro ragazzo,《quindi ti darò una dimostrazione pratica.》
Si avvicinò, sistemandosi di fianco a me, e dopo avermi incitato a guardarlo, alzò una mano.
Sincronizzato al movimento del suo arto, un albero prese a sollevarsi, galleggiando in aria.
Su, su, sempre più su.. per poi tornare a terra con la stessa delicatezza con cui era stato sradicato.
Inutile descrivere il mio viso, che rispecchiava perfettamente le mie emozioni.
《Ora fallo tu》mi sussurrò lui, solleticandomi l'orecchio con il suo respiro tiepido.
Mi prese la mano e la alzò, mentre mormorava le istruzioni.

Concentrati sull'obiettivo. Pensa a quello che vuoi fare.
Dai un ordine preciso e riuscirai a fare quello che ti ho mostrato.

Respirai profondamente, cercando di seguire le sue indicazioni.
I secondi passarono, trasformandosi in minuti, ma non successe nulla.
Il silenzio nella radura era spezzato soltanto dal respiro dei presenti, e una goccia di sudore mi colò sulla tempia.
Salem si schiarì la voce, e mi invitò gentilmente a riprovare; si ripeté esattamente la medesima scena.
Un movimento attirò la mia attenzione.
Opal, che prima era appoggiato al tronco di una betulla, si era raddrizzato, incrociando le braccia.
《Perché non ci riesce?》chiese con un pizzico di disappunto.
Per tutta risposta Salem scosse la testa, un muto non ne ho idea.
《Eppure, dovrebbe venirle spontaneo. Forse non è la ragazza giu-》
《Non dirlo nemmeno per scherzo》gli intimò il moro,《deve essere lei. Percepisco chiaramente il potere dentro di lei. E lo senti anche tu, esattamente come ogni creatura che abbia anche solo una goccia di magia nelle vene!》
Il ragazzo alzò le mani in segno di difesa, forse.. intimorito? dal tono furioso dell'altro, che ad ogni parola era salito fino a gridare le ultime.
Intanto io mi fissavo le mani. Perché non ci riuscivo?
Delusione, rabbia. Incertezza. Un mix di emozioni sgradevoli si agitavano dentro di me, il sapore acido del fallimento che mi risaliva inarrestabile la gola.
Intanto Opal si era ricomposto, e riprese la discussione.
《È solo un'umana. Non è come pensavamo. È come l'altra, un altro buco nell'acqua.》
《Taci.》
《Sto solo dicendo la verità, e lo sai》ribattè l'altro con leggerezza.
《Ti ho detto di tacere!》ruggì Salem scagliando un fascio di luce verso l'altro, che salto agilmente di lato schivandolo prontamente.
Il fulmine colpì un masso, che si polverizzò nel preciso istante in cui venne raggiunto dal raggio.
Scheggie di pietra schizzarono in aria, colpendo anche me.
Io però non sentii nulla, il mio viso paralizzato tanto quanto il mio corpo. Rimasi lì, a fissare il movimento delle spalle di Salem alzarsi e abbassarsi velocemente. Alzò il capo e si girò verso di me; mi sembrò quasi di vedere nei suoi occhi neri come l'inchiostro il mio riflesso. Si avvicinò a me, seguendo con lento movimento del dito il percorso umido delle lacrime che avevo versato senza nemmeno accorgermene.
Mormorò uno "scusa", e le sue braccia mi avvolsero.
Appoggiai la testa sul suo petto, e chiusi gli occhi, tre parole che riecheggiavano nella mente.
Non è lei.

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