CAPITOLO 19

176 23 1
                                    

Con la pelle d'oca, cercai di guadagnare tempo mentre i miei occhi ispezionavano la stanza in cerca di un nascondiglio adatto.
《Ehm, certo, mi dia solo un momento...》
L'armadio mi sembrò il più sicuro, anche se la mia coscienza urlava che non avrei dovuto nascondere cose così importanti tutte nel medesimo luogo.
Intanto Maxime continuava a incalzare, evidentemente seccato dall'attesa; gli aprii la porta giusto in tempo per evitare di farlo insospettire.
Gli chiesi gentilmente di cosa avesse bisogno.
Lui mi sorrise.
Fu l'ultima cosa che vidi.

Perché qui è così buio?
La testa.. fa male...

I miei pensieri schizzarono impazziti contro la pareti della mia mente, producendo un rimbombo parecchio farstidioso.
Provai ad aprire gli occhi, ma la sensazione fu quella di non avere nemmeno un corpo. L'unica cosa stabile era il forte pulsare alla base della nuca.
Forse quelle scariche furono l'unica cosa che mi riportarono alla coscienza, poco per volta.
Di nuovo provai ad aprire gli occhi.
Mi trovai in mezzo ad una stanza grigia, spoglia e angusta, con macchie di umido sulle pareti.
L'unico arredamento consisteva nello stesso letto in cui mi trovavo.
Realizzai con sgomento di avere mani e piedi legati.
E contemporaneamente mi accorsi di non essere sola in quella specie di prigione; infatti Maxime mi guardava con aria compiaciuta da una sedia dall'altro capo della stanza.
Saggiai lo stato dei miei polsi, la cui pelle protestò per colpa della scomoda posizione e delle corde ruvide e ben strette intorno all'esile arto.
Ritrovai la voce e, senza alzare il capo, pronunciai una domanda che ruppe il pesante silenzio nella camera.
《Cosa significa?》
Sentii l'uomo ridere di gusto, anche se in quella situazione di divertente c'era ben poco.
《Cosa significa, mi chiedi? Non farmi ridere, ragazzina. Lo sai perfettamente cosa voglio da te.》
Aggrottai le sopracciglia, confusa e impaurita.
《Mi spiace deluderla. Non ne ho la minima idea.》
Lui smise di ridere, e preso da un attacco di rabbia lanciò la sedia su cui era seduto un istante prima contro la parete.
《Non mentirmi! Lo so che hai trovato i libri, piccola bugiarda!》
Un brivido mi corse giù per la schiena.
"Come fa a sapere...?"
《Voglio che tu mi dica tutto, gli incantesimi, le formule, le leggende, ogni cosa!》
Una voce nella mia mente gridò un avvertimento.
"NON DIRGLI NULLA!"
Ricordai l'ammonimento di Salem, e rimpiansi amaramente di non avervi prestato ascolto.

Te l'avevo detto.

Salem, comparso da chissà dove, fluttuò sopra di me sorridendo.
Non credo di essere mai stata più felice di vedere qualcuno in vita mia.
Salem, scusami, avrei dovuto ascoltarti, io..
Sì, sì, va bene. Rimandiamo i ringraziamenti a dopo, adesso vediamo di uscire di qui.

WoodworthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora