CAPITOLO 27

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Due piume rovesciate e rovesciate a formare una croce, splendenti di sfumature verdi e bianche erano ben visibili sulla corteccia.

Dove le ho viste? Dove, dove,dove..

Un'immagine apparì per un secondo davanti ai miei occhi.
Mia madre.. mia madre aveva quel simbolo sulla spalla.

Un tatuaggio così evidente.. perché lo ricordo solo ora?

Appoggiai la mano sinistra sulla betulla, e una potente scossa mi percorse il braccio fino alla spalla strappandomi un grido strozzato.
Tolsi subito la mano, come scottata da una fiamma; non appena le mie dita smisero di toccare il legno, le due piume smisero di brillare; cautamente, appoggiai di nuovo la mano sull'albero.
Le piume ripresero a pulsare e la scossa si attenuò fino a diventare un sopportabile formicolio, arrivando a concentrarsi sulla spalla sinistra.
Rimasi incantata per un tempo indefinibile a fissare il riverbero della luce che pulsava al ritmo del mio cuore: si era instaurato un legame quasi magico, e mi sembrava un sacrilegio spezzarne l'atmosfera.
Un fruscio di foglie secche mi riscosse dalla trance. Notai che la luce era cambiata: il caldo colore vespertino aveva tinto l'intero paesaggio, donandogli un'atmosfera quasi magica e il sole, luminoso disco dorato, scendeva leggiadro, avanzando nel suo corteggiamento alla Luna.
Mi sentii sopraffatta dallo spettacolo della natura, e nulla aveva più importanza di fronte a quella semplicità, che in fondo è la sintesi della bellezza.
Sorrisi. Non avevo nulla di speciale? Non m'importava, non più.
Mi stiracchiai pigramente, avviandomi verso la radura, e poi su un sentiero, cercando Salem, che apparve poco dopo. Senza proferire parola mi si affiancò, come unico rumore lo scricchiolìo dei nostri piedi sulla terra.
Ormai la luce aranciata del tramonto era svanita, sostituita da quella notturna, pallida e tenue.
Salem si fermò, ed io alzai la testa, trovandomi a guardare una casetta con il tetto arrotondato. Consegnatami una pesante chiave di ottone tornó sul sentiero senza voltarsi indietro, sebbene camminasse con passo incerto, dopo aver mormorato una buonanotte.
Io mi appoggiai leggermente alla porta, e per poco non finii per terra con davvero poca grazia: stupita che la casa fosse aperta alzai il naso, incuriosita.
Era una casa curiosa, con pareti interamente costruite con un materiale morbido e aranciato, simile a gomma, illuminato da una fiamma dalla luce altrettanto calda: seppur poche stanze e ancor meno mobili, non mancava nulla.
Con un sospiro, mi sedetti sul giaciglio: poggiati sul letto trovai una camicia da notte pulita ed un paio di abiti.
Dopo un bagno caldo mi rintanai sotto le coperte, sospirando.
Mi sembrava passata un'eternità da quando avevo dormito in un letto.. eppure, quanto tempo poteva essere passato?
Sorrisi, spostando una ciocca umida dietro l'orecchio, e chiusi gli occhi. L'indomani avrei pensato a cosa fare, a dove andare.. domani, mi promisi, chiudendo gli occhi.
Domani.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2020 ⏰

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