16 - Dimmi perché quando penso, penso solo a te

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"Dimmi perché quando penso, penso solo a te. Dimmi perché quando amo, amo solo te. Dimmi perché quando vivo, vivo solo in te. Buongiorno principessa."

Questo fu il messaggio, da parte di Gianluca, che mi svegliò la mattina seguente e che mi fece alzare con un mega sorriso sulle labbra.

Era un ragazzo davvero dolce ed era tutto il contrario di ciò che avevo pensato la prima volta che lo vidi.

Stavo bene insieme a lui e riusciva a farmi dimenticare di tutto il resto con un solo sguardo.

Non pensavo di trovare qualcuno capace di farmi provare le stesse emozioni, se non di più, che mi faceva provare Matteo.

Gianluca ci era riuscito. Era riuscito a farmi innamorare di lui.

-Buongiorno mio caro e dolce Ignazio-dissi entrando in cucina e stampandogli un bacio sulla guancia

-Come siamo felici stamattina! Che è successo? Hai sognato di fare l'amore con Gianluca?-disse ironico

-Leggi-

Gli porsi il cellulare e lui lesse il messaggio.

-Non sapevo fosse un poeta-disse ironico

-E' dolcissimo-

-Sì, certo-

-Hai visto che frasi romantiche?! E mi ha detto che è tutta opera sua-

-Poteva iscriversi alla facoltà di lettere-

-Ma sei serio o stai prendendo in giro?-

-Serissimo-disse con un sorriso finto, quel sorriso che odiavo talmente tanto da suscitare in me una voglia matta di schiaffeggiarlo.

-La tua Erika ti sta contagiando, sai?! Stai diventando un vero stronzo-

-Ancora con questo discorso?! Piuttosto, muoviti a fare colazione che ho lezione alle nove-

-Non sei l'unico ad avere lezione alle nove-

-Appunto, muoviti-

Si alzò dalla sedia, posò la tazza nel lavandino e se ne andò.

Ma che cavolo gli prendeva?! Non sopportavo questo suo atteggiamento da menefreghista.

Ma quella ragazza gli aveva veramente frantumato il cervello.

Dovevo assolutamente parlargli e appena fummo in macchina, colsi l'occasione.

-Io e te dobbiamo parlare-dissi

-Ti ascolto-

-Che ti sta succedendo? Sei così menefreghista ultimamente-

-Sbaglio o ne abbiamo già parlato?-

-Veramente no-

-Tra due mesi inizia la prima sessione di esami e ho ben tre materie da dare, permetti che io sia un tantino stressato?!-

-Non sei l'unico a dare tre esami, sai?! E anch'io sono stressata! Pensi che per me sia tutto facile?! Non lo è per niente! Ma comunque non mi comporto come te-

-Abbiamo due caratteri diversi, ok?!-

-Ok la minchia! Ritorna in te, per favore-

-Questo sono io!-urlò

-No!-urlai per poi scoppiare a piangere

-E adesso perché piangi?-

-Perché odio litigare con te-

Accostò l'auto e, una volta fermo, mi abbracciò.

-Scusa-disse con un filo di voce-Non voglio farti star male-

Lo strinsi più forte e il suo profumo mi inebriò la mente.

-Ti voglio bene piccola mia-sussurrò

-Guarda che sono più grande di te di ben otto mesi-dissi ironica

-E sei più bassa di me di ben venti centimetri, quindi sei la mia piccola-

-Hai vinto tu-

Ci mettemmo a ridere e ci sciogliemmo dall'abbraccio.

-Pace?-disse alzando il mignolo

-Pace-dissi intrecciando il mio mignolo col suo, come hai tempi dell'asilo.

Sorridemmo a quel gesto infantile e poi Ignazio partì nuovamente verso l'università.

Una volta arrivati, ci dividemmo e andammo verso le nostre rispettive aule.

Le due ore di architettura sembravano non passare mai ed io non riuscivo a concentrarmi alla lezione. Mentre guardavo un po' attorno, pensando a qualcosa di interessante da fare, il mio sguardo venne catturato da una figura familiare fuori la porta dell'aula: era Piero.

Mi fece segno di uscire dall'aula e non ci pensai due volte a seguirlo.

-Mi hai salvato la vita-dissi appena uscii

-Vieni con me-disse con tono preoccupato

-Che succede?-

-Niente, tranquilla-

-Il tuo tono non mi rassicura per niente-

Non rispose e lo seguii.

-Aspettami qui-disse dopo essere arrivati al bagno degli uomini

Entrò e dopo poco uscì con Gianluca.

-Amore, che succede?-chiesi confusa

Lui alzò la testa e notai che aveva un occhio nero.

-Oh mio dio Gian, che è successo?-dissi preoccupata andando verso di lui

-Sono caduto-

-Non sono scema! Qualcuno ti ha picchiato-

Piero e Gian si guardarono.

-Anna, è caduto veramente-disse Piero

-E come è successo?-

-Salivo le scale di corsa, sono inciampato e ho battuto l'occhio sullo scalino-

-Fammi vedere-

Gian alzò la testa e passai delicatamente le dita sull'ematoma. Al mio tocco, si ritrasse un po', evidentemente gli faceva molto male.

Andammo al bar e ci facemmo dare un po' di ghiaccio da mettere sul suo occhio gonfio.

Non credevo assolutamente alla storia della caduta ma, in quel momento, non mi andava di discutere.

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Chissà cosa è successo a Gian, sarà caduto veramente oppure no?

Fatemelo sapere con un commentino! :)

Ammetto che questo capitolo non mi piace molto, ma sono davvero stanca.

Perdonatemi ragazze, prometto che i prossimi saranno migliori, anche perché siamo quasi alla fine di questa storia.

Un bacio fanciulle :*


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