23 - Cinque anni dopo

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CINQUE ANNI DOPO

Erano passati cinque anni dalla partenza di Ignazio e dal quel giorno non lo vidi e sentii più.

Nonostante fossi innamorata di lui, da vigliacca, non ebbi il coraggio di andarlo a prendere e di confessargli il mio amore per lui e, per cinque lunghi anni, me ne stetti, in silenzio, ad aspettare un suo presunto ritorno che non ci fu.

Non avevo avuto più sue notizie, se non che lavorasse alla pizzeria della sua famiglia, ma del resto, niente.

A Firenze ero ormai rimasta davvero sola; con Gianluca non riallacciai più i rapporti e dopo qualche mese abbandonò l'università tornandosene in Abruzzo, Alessandro si laureò l'anno seguente e poi se andò a Milano a fare il master di specializzazione, mentre Piero si laureò tre anni dopo e tornò a Naro dalla sua famiglia.

Con Ale e Piero ero rimasta in contatto e ci sentivamo quasi ogni giorno, si era creato un bel rapporto d'amicizia e non nascondo di aver sofferto anche alle loro partenze.

Ma adesso ero io quella in viaggio; mi ero laureata da due giorni e, insieme alla mia famiglia, stavo tornando, finalmente, alla mia terra natia: Marsala.

Mi era mancata molto in questi cinque anni e non vedevo l'ora di sentire quello splendido profumo di gelsi confondersi con l'odore del mare.

Appena arrivammo, scesi dalla macchina e osservai, con occhi lucidi, la dolce casa in cui ero cresciuta. Non era cambiata affatto se non per qualche fiore in più nel giardino.

Feci un bel respiro per catturare ogni singolo odore che la mia terra mi offriva e poi aiutai mio padre a prendere le valigie.

Trascinai una valigia sul pianerottolo e il mio sguardo cadde sulla casa accanto, la casa di Ignazio. Mi ero quasi dimenticata che era il mio vicino di casa!

Lasciai la valigia sul pianerottolo e mi avvicinai verso il muretto che separava le nostre abitazioni, e mi venne in mente quando da piccoli giocavamo al principe e alla principessa e lui doveva salvarmi dal temibile drago interpretato dal mio ex gatto bianco che, poverino, voleva solo dormire. Ricordo che dopo andavamo a "rubare" i gelsi nell'orto del vicino e li andavamo a mangiare di nascosto in una stalla abbandonata a pochi metri da casa.

Quanti bei momenti vissuti insieme a lui e pensare che è da cinque anni che non parliamo.

La voce di mia madre mi fece tornare alla realtà dicendomi di portare le valigie in camera e così feci.

Era uguale a come l'avevo lasciata, ogni cosa era al suo posto; dai libri di lettura sulla mensola ai peluche sul mio letto, anche la foto mia e di Ignazio era rimasta al solito posto, sul comodino. Mi avvicinai, la presi delicatamente ed un sorriso spuntò sul mio volto ricordando il momento in cui l'avevamo scattata; era il mio diciottesimo compleanno, Ignazio mi aveva appena tirato un pezzo di torta in faccia e Nina decise di scattarci quella foto, dove io guardavo terrorizzata Ignazio che fingeva di mordermi la testa.

Mi scese una lacrima ricordando quei momenti.

Non poteva e non doveva finire la nostra amicizia, per nessun motivo al mondo.

Posai la foto sul comodino e andai verso la porta di casa.

-Dove vai?-mi chiese mia madre

-Da Ignazio, vado a salutarlo-

Non le detti il tempo di rispondere ed uscii di casa.

Dovevo parlargli, dovevo dirgli ciò che provavo e non dovevo fare la vigliacca.

Suonai al campanello e venne ad aprire sua madre.

-Anna, ciao! Entra!-

Aprii il cancellino e andai ad abbracciarla lasciandole due baci sulle guance.

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