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Era strano come ogni nuovo giorno si aprisse per Edward con una nuova sfida. Era combattuto fra lo stare lontano da Bella e aggrapparsi a lei con tutte le sue forze. Cominciava la notte pensando che l'indomani l'avrebbe evitata, ma più trascorrevano le ore buie e di solitudine, più l'idea cambiava giungendo, così, alle prime luci dell'alba col solo desiderio di vederla. Capitava sempre così. Come quella mattina. Lui la vide arrivare al parcheggio della scuola, la osservò mentre con occhi curiosi lo cercava tra la folla e sorrise nel leggere la sua delusione quando non lo vide accanto ai fratelli. Ma lui era lì, proprio vicino a lei, appoggiato al pick up. Distrattamente, le caddero le chiavi in una pozzanghera e lui si chinò per primo a raccoglierle.

"Ma come fai?" le chiese sorpresa e, decisamente, felice di vederlo.

"Come faccio cosa?" rispose, sorridendo Edward, mentre giocherellava con le chiavi.

"Ad apparire dal nulla"

"Bella, non è colpa mia se tu sei straordinariamente distratta" chiosò il ragazzo, tranquillo. Edward non sapeva cosa fosse l'amore e se Bella fosse una persona importante per lui, ma era certo che la sua vicinanza lo facesse stare bene, tutto sommato. Bastava non respirare e le cose prendevano una piega differente. Lei non riusciva quasi mai a sostenere il suo sguardo, così lo abbassava spesso, intimidita. Edward cominciava ad apprezzare quel suo modo di fare, perfino quando le si arrossavano le guance. Il tempo avrebbe permesso al vampiro di stare sempre più vicino a lei, lo sapeva, perché se c'era una cosa in tutto l'universo, limpida e cristalline per lui, era che non avrebbe mai fatto del male a Bella. Tuttavia, il pericolo rimaneva e per quanto lui si conoscesse, temeva che la bestia potesse svegliarsi da un momento all'altro.

"Perché l'ingorgo di ieri sera? Pensavo avessi deciso di fingere che io non esistessi" disse Bella, irritata. Era evidente che, ciò che lui aveva fatto, non fosse passato inosservato: aveva bloccato il traffico all'uscita del parcheggio con la sua Volvo e nell'attesa, Tyler aveva chiesto a Bella di andare con lui al ballo.

"L'ho fatto per Tyler, volevo che avesse una possibilità" rispose sorridendo, beffardo. "E non sto fingendo che tu non esista" concluse, puntando i suoi occhi ambrati in quelli di lei. Bella cedeva sotto il peso del suo sguardo e, in fondo, ciò lo divertiva.

"Allora hai deciso di irritarmi fino alla morte visto che il furgoncino di Tyler non ci è riuscito?". A quelle parole Edward sentì crescere un moto di rabbia. Possibile che lei pensasse questo?

"Bella, sei totalmente assurda" riuscì a dire non senza una certa fatica. Lei lo guardò carica di rancore, uno sguardo bruciante fin nell'anima, semmai ne avesse avuta una. Sembrava una situazione senza via d'uscita: s'irritavano a vicenda e si attraevano come due calamite. Edward pensò che avrebbe perso il senno se non avesse cercato una situazione di stallo, almeno per un pò. Quando lei si girò per andarsene, capì che avrebbe dovuto fare un passo indietro e mettere insieme i cocci di quella che, di certo, era il rapporto più strano che avesse mai avuto con una persona.

"Scusa se sono stato maleducato" disse lui mentre, senza fatica, teneva il passo adirato di Bella.

"Perché non mi lasci stare?". Era una domanda brutale. I pensieri di Edward cominciarono a correre veloci. Era la situazione perfetta, quella che aveva cercato di creare in tutte quelle settimane: fare in modo che Bella si staccasse da lui. Allora, perché quella domanda pesava come un macigno? Perché non riusciva a fermarsi, lasciando che lei continuasse il cammino da sola?

"Mi stavo chiedendo se sabato prossimo..." disse, rassegnato al fatto che, ormai, nulla di ciò che aveva pianificato si sarebbe mai concretizzato "hai presente il ballo di primavera?"

"Mi stai prendendo in giro?" lo interruppe, voltandosi di scatto.

"Per cortesia, posso finire?" era divertito. Si stava lanciando in un volo senza paracadute, libero di schiantarsi in un istante eppure inebriato da tanta libertà.

"Ti ho sentita dire che quel giorno hai in programma di andare a Seattle e volevo chiederti se accetteresti un passaggio"

"Perché?" c'erano stupore, irritazione e felicità nelle sua voce.

"Beh, avevo intenzione di fare un salto a Seattle e, onestamente, non credo che il tuo pickup possa farcela"

"Il mio pickup funziona molto bene, grazie per l'interessamento". Altra occasione per lasciare che Bella continuasse la sua vita senza di lui. Invano.

"Il tuo pickup ce la fa anche con un solo pieno di benzina?"

"Non credo che siano affari tuoi" ribattè, convinta. E aveva ragione: non era affar suo se le fosse accaduto qualcosa, se il pickup l'avesse lasciata a piedi a metà strada, se avesse deciso di continuare la sua vita senza di lui.

"Lo spreco di energie rinnovabili è affare di tutta la comunità" disse, sorridendo.

"Seriamente Edward" lui sentì un brivido quando lei pronunciò il suo nome "non riesco a seguirti. Pensavo che non volessi essermi amico". Ultima fermata: o scendeva in quel momento o avrebbe continuato il viaggio verso l'ignoto.

"Ho detto che sarebbe meglio se non diventassimo amici, non che non voglio" e così dicendo, il treno della vita cominciò la sua folle corsa senza freni. "Sarebbe più... prudente che tu non diventassi mia amica, ma sono stanco di evitarti, Bella". Lei trattenne il fiato e lui lo sentì. Edward mise molto di sé in quelle parole, ma non se ne pentì.

"Allora" continuò lui "vieni con me a Seattle?". Bella non riusciva a sillabare alcuna risposta, così Edward si accontentò, soddisfatto, del piccolo cenno di capo che lei gli diede come assenso.



Edward's TwilightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora