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"Sei uno stupido!" le grida di Rosalie si sarebbero sentite fino in Canada e con vento a sfavore. Edward era appena rientrato a casa, dopo essersi preso un po' di tempo in solitudine e riflettere sull'accaduto. I pensieri gli vorticavano in testa senza tregua ed era combattuto fra il rassegnarsi sul fatto che, ormai, tutti avessero intuito ciò che era successo e il fidarsi di ciò che Bella gli aveva detto. Non lo dirò a nessuno, questa era stata la risposta alla quale, infine, Edward si era aggrappato con tutta la forza che aveva, eppure... eppure aveva paura, perché non conosceva quella ragazza e non sapeva cosa pensasse.

"Edward?" la voce di Rosalie non la smetteva di perseguitare il ragazzo sia fuori che dentro la testa. "Se non la smetti di ignorarmi, continuerò ad entrare nella tua mente e ti giuro che non scherzo"

Lui sbuffò, sonoramente. Non aveva molta scelta, sebbene uscire di casa per non tornare gli sembrasse un'ottima alternativa.

"Cosa? Cos'altro senti il bisogno di dirmi, Rose?" il tono acido con il quale pronunciò il suo nome fece tendere le orecchie perfino ad Emmett che, di solito, amava tenersi fuori dalle discussioni fra loro.

"Perché? Qual è la ragione per la quale hai deciso di fare quella cazzata?"

La ragione. Beh, non c'era. O forse, si. Difficile a dirsi, in ogni caso.

"Non lo so, Rosalie, non so cosa mi sia preso. È strano, inspiegabile... è come se ogni parte di me sentisse di dover difendere quella ragazza, di proteggerla. Lo so è stupido..." disse sconsolato, mentre si sedeva sul divano sotto gli occhi inviperiti della bionda. Lei addolcì, seppur di poco, l'espressione e si sedette accanto a lui. In fondo, non aveva mai visto Edward perdere così il controllo e doveva esserci qualcosa di più importante, in ballo, di un semplice errore di valutazione.

"Ti piace?" gli domandò secca e lui la guardò interrogativo.

"La ragazza, Edward, ti piace? È per questo che sei così attratto da lei? O è solo questione di sangue?"

Quelle di Rosalie erano tutte domande sensate che lui stesso si era posto, per tutto il pomeriggio senza, tuttavia, trovare il bandolo della matassa.

"Non lo so, Rose. È la prima volta che... io non..." non trovava le parole, balbettava quasi. Era strano, per tutti, vedere Edward in quelle condizioni. Lui, che amava la letteratura e la dialettica, colto e intelligente che non riusciva a trovare una sola parola per definire il suo stato d'animo. Perfino Emmett cominciò a sorridere.

"Che c'è?" chiese Edward ad Emmett "Lo trovi divertente?"

Il ragazzone sorrise in modo ancora più evidente e si avvicinò ad Edward con fare giocherellone.

"Eh, fratellino" gli disse poi mettendogli una mano sulla spalla "Finalmente ci siamo!"

A quelle parole sia Rose che Edward lo guardarono in cagnesco: lei perché sperava, con tutta se stessa, che Emmett si stesse sbagliando; lui perché non capiva, nel modo più assoluto, cosa stesse intendendo. O almeno, fino a quando Emmett non cominciò fargli leggere i pensieri ed Edward si trovò profondamente in imbarazzo.

"Di cosa state parlando?" chiese Rose, indispettita dal fatto di essere stata esclusa da una conversazione, dai toni decisamente maschili.

Edward, si riprese dai pensieri di Emmett e gli scappò perfino da ridere.

"No, Emmett, non credo che andrà così" gli disse Edward, più che altro per interrompere quel fiume di immagini oscene.

"Non andrà così cosa?" la voce squillante di Alice danzò nella stanza.

"Niente" rispose Edward.

"Si è innamorato!" disse, trionfante Emmett, venendo fulminato da Rose ed Edward contemporaneamente.

"Ah, ho capito" disse dolcemente Alice "State ancora discutendo di Bella, giusto?"

"No" rispose seccato Edward "Non stiamo parlando più di nulla. Oggi ho sbagliato, ho commesso un errore e cercherò in ogni modo di rimediare, lo prometto. Punto e fine della discussione" si alzò per andare in camera sua, ma al terzo gradino si girò per guardare arrabbiato tutta l'allegra compagnia "E per la cronaca" concluse, appoggiandosi alla balaustra in vetro della scala "Non sono innamorato di Bella Swan!"

Gli altri lo seguirono con lo sguardo, finché non fu fuori dal loro raggio visivo.

"Si, come no?!" disse ridendo Emmett e contagiando Jasper.


***************

I giorni e le settimane successive all'incidente, Edward cercò di mantenere la promessa, lasciando a debita distanza la ragazza. Non le rivolgeva la parola ed era contento del fatto che anche lei non parlasse. Le ore di scuola trascorrevano lente, mentre scrutava nei pensieri dei compagni di classe cercando di capire se Bella avesse detto qualcosa riguardo l'eroico salvataggio. Curiosamente, nessuno prestò più di tanta attenzione al fatto, ma Edward non smise di cercare fra i ricordi dei ragazzi la prova che Bella fosse venuta meno all'impegno.

Se durante la mattinata riusciva a rimanere, anche se di poco, sereno, il pomeriggio e la notte si rivelavano complicati. La solitudine e il silenzio lo portavano a pensare le più svariate ipotesi sull'effetto che quella ragazza aveva su di lui. Ogni tanto, fantasticava sul ricordo del suo profumo, ma più passavano i giorni, più accresceva la consapevolezza che non le avrebbe mai fatto del male. Si stava impegnando a mantenere le distanze e sembrava che stesse funzionando, tuttavia non riusciva a spiegarsi perché Bella rimanesse un pensiero costante. Che Emmett avesse ragione? Impossibile. Anche se lui non aveva mai provato l'Amore, sapeva con esattezza che non poteva certo cominciare con la volontà di uno dei due di uccidere l'altro. Di questo era certo.

Le giornate trascorrevano identiche le une alle altre, eppure erano differenti. Sentiva sempre su di sé gli occhi di Bella che lo seguivano e lo cercavano. Avrebbe voluto ricambiare, ma non poteva. Doveva interrompere il loro rapporto, ancora prima che potesse iniziare. Sembrò facile, almeno fino al giorno in cui Mike Newton non cercò di invitare Bella al ballo della scuola. Odiava i pensieri di quell'idiota e cercava sempre di non ascoltarli più dello stretto necessario, ma quel giorno fu diverso. Si perché, d'un tratto, si avvicinò a Bella e le chiese di andare con lui. Edward non riuscì a non ascoltare la loro conversazione perché avvenne esattamente a meno di mezzo metro da lui. A quanto pareva, Mike aveva declinato l'invito di Jessica, sperando nella compagnia di Bella. Ridicolo! Come poteva anche solo pensare che lei avrebbe accettato? Insomma, non era un brutto ragazzo, ma non era di certo il tipo adatto a lei. Ma perché stava pensando quelle cose? Perché si stava alterando? Cosa poteva interessargli se Bella volesse o meno uscire con Newton!

"Non ci vengo, al ballo", disse lei, strappando un sorrisetto beffardo ad Edward. Te l'avevo detto, Mike cominciò a cantilenare fra sé

"Perché no?", chiese Mike.

"Quel sabato vado a Seattle" rispose telegrafica. Edward non ascoltò più la conversazione, che si risolse in svariati bla bla bla senza senso. Seattle? Perché doveva andare a Seattle? La mente veloce del vampiro corse agli strani eventi che stavano colpendo la città in quel periodo. Con molta probabilità, alcuni nomadi stavano pasteggiando nel loro viaggio verso chissà dove e lasciavano, dietro di loro, una scia di cadaveri. Bella non doveva andare a Seattle.  Più Edward pensava alla ragazza da sola nella grande città, più la immaginava tra le fauci di un nomade. Doveva impedirle di andare, ma come fare? Nel frattempo, come se la richiesta di Newton non fosse stata sufficientemente ridicola, Bella fu invitata anche da Eric e Tyler. Era divertente osservare il modo impacciato con cui le si avvicinavano, ma ancora di più lo era ascoltare i loro pensieri. Si facevano coraggio, pregavano Dio... insomma, sembrava stessero andando al patibolo e non ad invitare una bella ragazza. Stava, davvero, pensando che lei fosse bella? In fondo si, lo era. Ma era anche profondamente irritante. Lo irritava il fatto che fosse assolutamente impacciata nei movimenti, che ogni volta che incontrava il suo sguardo lei arrossisse, che avesse la netta sensazione che lei tremasse quando lui le era accanto. Lei era attratta da lui, era evidente. La cosa non avrebbe dovuto turbarlo, anzi, avrebbe dovuto essergli indifferente.

Ma se c'era una cosa che stava divenendo chiara, giorno dopo giorno, era che tutto, in quella ragazza, non lo lasciava per nulla indifferente.


Edward's TwilightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora