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Dopo quella sera le cose presero una piega decisamente diversa. Edward si sentiva finalmente libero di poter essere se stesso, di fare addirittura dell'umorismo sulla sua natura. Dal canto suo Bella, lo assecondava con una naturalezza che lo sorprendeva, rendendo il tempo trascorso assieme leggero e magnifico.

La scuola diventò presto un terreno di sfida, per entrambi. I compagni di classe non riuscivano a credere alla loro relazione e riempivano la ragazza di domande, spesso, imbarazzanti. Edward era sempre molto attento a sentire le risposte di Bella attraverso i pensieri degli altri, ma la ragazza sembrava scaltra: non lasciava mai trapelare qualcosa di più di ciò che voleva fargli sapere. E lui si divertiva.

Sebbene tutto stesse procedendo bene, o almeno meglio di quanto Edward non avesse previsto, le cose erano decisamente più complicate a casa. Nessuno della sua famiglia sembrava vivere la sua relazione con Bella in modo positivo, tranne Alice. Perfino Carlisle, che lo aveva invitato a viversi la ragazza, iniziava ad essere preoccupato. Probabilmente, in cuor suo, Carlisle sperava che non mettendo paletti fra i due ragazzi, la storia sarebbe scemata da sola, ma si sbagliava...

Emmett più di una volta dovette intervenire nelle aspre discussioni che si accendevano fra Edward e Rosalie, la più risentita dalla situazione, per cercare di calmare l'animo della sua compagna ed evitare che le cose peggiorassero. Edward comprendeva bene le preoccupazioni della sua famiglia, tuttavia non capiva perché sprecare così tante energie per smorzare una relazione che, in tutta franchezza, non poteva essere placata. Lui era sempre più attratto da Bella e per lei valevo lo stesso. Erano diventati inseparabili. Perfino durante la notte, quando Bella credeva di essere sola, lui era lì, accanto a lei a vegliare come un angelo custode. Adorava osservarla, sentire il suo profumo e le lunghe chiaccherate oniriche che lei faceva. Per Edward erano momenti impagabili, durante i quali poteva conoscere più a fondo la ragazza, senza il filtro dell'imbarazzo. Cominciava ad amare tutto in lei. Si, l'amava.

Rosalie non riusciva a comprendere come ciò fosse possibile, non si capacitava di come suo fratello avesse completamente azzerato se stesso per lei. Era questo il problema: Edward si era messo in secondo piano, preferendo la felicità di Bella. Ma non era forse questo, il significato di amore?

"No, Edward! Amare non vuol dire annullarsi, questo è subordinazione. Tu devi rimanere te stesso, non puoi diventare qualcosa che non sei!". Rosalie era arrabbiata, come sempre.

"E se io fossi questo? Ci hai mai pensato, Rose? Forse ho vissuto ottant'anni senza emergere, schiacciato dalla maledizione di essere un vampiro! Forse solo ora riesco ad essere quel ragazzo di diciassette anni che ho perduto!". Le parole uscirono dalla sua bocca senza controllo, dirompenti e arrabbiate. Non riusciva a capire perché Rose facesse così tanta fatica ad essere felice per lui.

"Non ti capisco Rose. Cosa ti infastidisce così tanto?" la domanda fece sussultare la sorella.

"Mi dà i nervi il fatto che ogni giorno rischi di mettere in piazza la nostra natura, che giochi col fuoco. Non ti riconosco più, Edward!"

"Eppure, è la prima volta che ti arrabbi così"

"E' la prima volta che esci con un'umana. Anzi, per la precisione, è la prima volta che esci con una donna!".

In tutti i suoi anni da vampiro, Edward non aveva mai avuto una relazione. Non per scelta, semplicemente, non aveva mai trovato qualcuno d'importante. Lui era uno alla "vecchia maniera", educato a mesi di corteggiamento, nella speranza di riuscire a strappare un bacio, forse. Per quanto riguardava il sesso, poi, era assolutamente fuori discussione, almeno non prima del matrimonio.

"A maggior ragione, dovresti essere contenta. Finalmente, dimostro di avere interesse per qualcuno che non sia me stesso"

Era una discussione senza via d'uscita. Edward non avrebbe ami convinto la sorella ad accettare Bella, ormai l'aveva capito.

Diverso era l'atteggiamento di Alice. A volte, Edward aveva l'impressione che lei sapesse cose che a lui sfuggivano. In fondo, poteva leggere nel futuro e, sicuramente, aveva avuto visioni da parte di Bella. Ma per quanto Edward cercasse delle risposte, Alice era diventata fin troppo brava a occludere i propri pensieri dalla sua abilità. Così, l'unica alleata della famiglia, diventò presto anche l'unica a cui chiedere consigli.

"Hai mai pensato di baciarla?" gli chiese, curiosa. Lui corrugò la fronte, imbarazzato.

"Non lo so... forse" non amava scendere così tanto nei dettagli: era riservato per natura.

"Ma tu hai mai baciato, Edward?" chiese Alice.

"Alice, sono proprio necessarie queste domande? Non potresti semplicemente consigliarmi quando chiedo consiglio e stare in silenzio quando sono in silenzio?" c'erano imbarazzo e fastidio nelle sue parole. Alice sembrò offesa ed Edward cercò di recuperare.

"Si" disse infine guardando per terra "Ho già baciato una donna, ma non ne vado fiero". Alice capì di aver aperto una porta nei ricordi di Edward che, forse, era troppo privata.

"Sono trascorsi circa...quarant'anni, credo. Risale ad un periodo decisamente buio, per me. Sai, Alice, non sono sempre stato al fianco di Carlisle... c'è stato un momento, un periodo, nel quale ho creduto fosse meglio per me seguire la mia nuova natura". La voce del vampiro era rotta dalla commozione che la memoria gli provocava. Era la prima volta che ne parlava con qualcuno, nemmeno Carlisle gli fece mai domande dirette, preferendo che il tempo facesse il suo corso. Alice non lo guardava con rimprovero ma con affetto e ciò lo spinse ad aprirsi ancora di più.

"Ho fatto cose di cui mi vergogna anche il solo ricordarle, Alice. Ho ucciso, diverse volte. Mi consolavo nell'idea che non fossero vittime ma carnefici: assassini, stupratori... bestie quanto me. Ma non poteva essere una consolazione reale"

"Abbiamo vissuto tutti momenti di cui è difficile parlare. Sappiamo entrambi cosa significhi fare i conti con quello che siamo e, soprattutto, riuscire ad avere l'autocontrollo non è mai una cosa immediata". Alice cercava di rincuorarlo, temendo che Edward si colpevolizzasse fin troppo per qualcosa che non avrebbe potuto controllare.

"Una notte, camminavo da solo per alcune strade di periferia di New York. Avevo fame e cercavo di convincermi che Carlisle avesse ragione, che potevo resistere. D'un tratto una donna, probabilmente una prostituta, si avvicinò a me. Non aveva un odore particolarmente allettante, ma la gola bruciava, tanto. Lei mi abbracciò in cerca di un cliente e di una paga, diventando esplicita in pochi istanti... mi baciò. Sentire le sue labbra, calde accese il mostro che ero. Pensai di ucciderla, lì sul posto e di bere il suo sangue ma qualcosa mi fermò. Era innocente. Era una vittima. Non potevo cadere così in basso, non sarei sopravvissuto a me stesso se lo avessi fatto. Così scappai". Edward raccontò tutto d'un fiato quell'esperienza, sentendo il rimorso e la vergogna affiorare, parola dopo parola.

"Riuscisti a controllare la sete, Edward. È una cosa di cui andare fiero" disse Alice, sorridendo benevola. In effetti, da quel momento il vampiro capì che poteva farcela, che avrebbe potuto controllare il mostro con la forza di volontà.

"Dopo quella sera, tornai da Carlisle e diventai vegetariano" disse sorridendo. Erano anni che non ripensava più a quel fatto, a come era riuscito a far leva sulla sua forza interiore per non uccidere, e parlarne con Alice lo aveva aiutato a vedersi in modo diverso.

"Beh" disse, allegra la sorella "direi che la risposta alla mia domanda iniziale sia no: tu non hai mai baciato Edward, non con le labbra dell'amore"

Lui sembrò perplesso.

"Vedrai, Edward, quando bacerai la persona che ami, tutto il mondo sembrerà fermarsi, in un solo istante. Sarà magnifico!"

Il vampiro guardò sua sorella lasciare la stanza e rimase da solo a ripensare alle sue ultime parole. Avrebbe avuto il coraggio di baciare Bella? Avrebbe avuto la forza di resistere alla sua natura? Erano tutte domande che lo tormentavano e che gli facevano paura. Si mise al pianoforte, così come amava fare nei suoi momenti di riflessione e compose. Lentamente, sfiorando i tasti, creò una canzone che fosse solo di Bella. La suonò pensando a lei, sentendosi pervadere dal suo profumo. La scrisse perché non dimenticasse mai le sensazioni che quella ragazza gli donava, giorno dopo giorno, perché avrebbe dovuto, prima o poi separarsi da lei. La mortalità di Bella, oltre ad essere la fonte di tutte le sue preoccupazioni, rappresentava anche l'unico ostacolo alla loro eternità. Mentre suonava, cominciò a chiedersi come sarebbe stata la sua vita senza Bella e, decisamente, non riusciva a trovarne un senso.


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