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L'indomani il sole splendeva su Forks. Una giornata perfetta per la caccia. Edward ed Emmett correvano veloci fra gli alberi della foresta, allontanandosi dalla civiltà e dagli esseri umani. Raggiunta la zona di caccia, i due rallentarono il passo fino a fermarsi. Rimasero immobili, ascoltando i rumori della foresta e cercando una preda. Nel vociare di infinita vita, Edward cominciò a sentire il ritmico suono di un cuore che batte. Tu tum, tu tum, tu tum... seguì il rumore fino a vedere, fra le fronde, un grande orso. In poco più di un fremito di ciglia, Edward ed Emmett si avventarono sull'animale, che cadde esamine con un tonfo sordo.

"Come va, fratellino?" gli chiese Emmett, mentre si ripuliva dal pasto. Edward sapeva dove volesse arrivare, ma ignorò.

"Tutto bene" rispose laconico.

"Dai! Lo sai cosa voglio sapere!" lo rimproverò Emmett, più curioso di una portinaia. Edward sorrise.

"Ho deciso che non le starò alla larga. In realtà, non ci riuscirei nemmeno se volessi. Non ho ancora capito bene il motivo, ma sembra che io e lei ci attiriamo come calamite". Nel sentire quelle parole che uscivano dalla propria bocca, Edward ebbe la sensazione che provenissero dal profondo.

"Sa cosa siamo?" chiese preoccupato Emmett ed Edward scosse la testa.

"Però sta indagando" disse ridendo "Mi ha chiesto se sono stato punto da un ragno radioattivo!"

I due scoppiarono a ridere di gusto.

"Beh, almeno ha capito che sei strano" disse Emmett, mentre cercava di riprendere fiato.

"Già" fece eco Edward, che sembrava aver perso il suo buonumore.

"Che c'è?"

"Non so... ho paura che se scoprisse la verità, si allontanerebbe da me" c'era tutto il timore più profondo in quelle parole, pronunciate a fatica. Dire le cose ad alta voce le rende vere. Emmett si avvicinò al ragazzo e gli mise un braccio sulle spalle.

"Ascolta, non sono la persona più adatta in queste circostanze, ma farò del mio meglio. Edward" disse, guardandolo negli occhi "in tutta la mia vita, quella immortale e non, non ho mai incontrato una persona come te. Tu le piaci e l'unica cosa che potrà scoprire su di te è che sei un bravo vampiro". C'era affetto in quelle parole dette da Emmett ed Edward gli fu riconoscente.

"Ma" aggiunse Emmett, prima che Edward potesse replicare "Saprà anche che sei una schiappa nella caccia! Per cui, andiamo. T'insegno qualcosina" e così detto, cominciò a correre. Edward rimase a sorridere fra sé per qualche istante, prima di inseguire il fratello tra le fronde.

Il venerdì trascorse all'insegna del cibo, del quale Edward si sentì fin da subito sazio. Per quanto si stesse divertendo, infatti, aveva un unico pensiero in testa: Bella. Sapeva che il giorno seguente sarebbe andata a La Push e, sapeva, che non avrebbe potuto seguirla. Ma il pensiero di lei così lontana e irraggiungibile lo struggeva. Doveva seguirla, almeno fin dove sarebbe riuscito.

"Emmett" chiamò Edward, nella notte silenziosa del bosco. Il ragazzone si voltò verso di lui.

"Io torno a casa" annunciò. Emmett lo guardò con rimprovero.

"Non fare cazzate, Ed. Sai che non possiamo mettere piede nella riserva". Si, lo sapeva. Bene. Ma era più forte di lui, non riusciva a controllarsi.

"Non mi vedranno, promesso" cercò di rassicurare, senza crederci nemmeno lui stesso.

"Edward" lo chiamò Emmett.

"Dimmi"

"Stai attento, okay? Non mi fido di quei cagnacci"

Edward's TwilightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora