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Giunti davanti a casa di Bella, Edward si mise ad osservare l'oscurità in cerca di James. Nulla.

"Non è qui", disse nervoso. "Andiamo".

Rapidamente, Alice ed Emmett uscirono dalla jeep e corsero nel buio per tenere sotto controllo il perimetro dell'abitazione e, in caso di pericolo, avvisare tempestivamente Edward.

Il vampiro prese per mano Bella e la accompagnò all'ingresso. Le luci della casa erano accese e Charlie era in attesa della sua bambina. Edward si sentì una morsa allo stomaco pensando al poliziotto: era in pena per sua figlia e ciò che stava per accadere lo avrebbe distrutto. Ma era necessario ed Edward lo sapeva.

"Quindici minuti", le ricordò il vampiro quando furono proprio davanti alla porta.

"Ce la posso fare", disse fra i singhiozzi Bella. Edward si sentiva struggere nel profondo vedendo la ragazza in quelle condizioni. Non avrebbe mai voluto che succedesse tutto quello, non avrebbe mai pensato di distruggere la vita di Bella.

Lei gli prese il volto fra le mani, con fare fermo e coraggioso.

"Ti amo e ti amerò per sempre. Succeda quel che succeda", gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. Edward amava quella determinazione: la sua piccola e coraggiosa Bella.

"Non ti succederà niente". Edward pronunciò quelle parole come una promessa. Sembrava che stesse parlando più a se stesso, per rincuorarsi e infondersi sicurezza.

"Un ultima cosa", gli disse Bella. "Non ascoltare nemmeno una parola di quello che sto per dire". Lui sorrise. Non poteva leggerle nel pensiero ma sapeva ciò che sarebbe accaduto: Bella doveva convincere suo padre di essere talmente arrabbiata da andarsene da Forks la sera stessa.

Edward attese fuori dall'abitazione che la ragazza uscisse con la valigia. Ciò che sentì erano delle parole che ferirono Charlie come mai era accaduto. Il vampiro si sentì ancora più in colpa: ascoltando la mente dell'uomo, Edward vedeva una tristezza immensa e un senso di dolore al petto. Charlie aveva dovuto superare l'abbandono da parte di sua moglie molti anni prima, assistendo inerme alla fuga della donna con in braccio su figlia. Edward si chiese se sarebbe stato sufficientemente forte da superare anche quello. Le parole di Bella lo colpivano come pugnalate nel cuore e ad ogni affondo, Edward si sentiva male per lui. La ragazza usò le stesse parole di sua madre "Lasciami andare, Charlie, per favore". Edward sentì l'anima di Charlie cadere, sprofondare nel buio del dolore, annaspare per prendere ossigeno. In tutto quel mare di disperazione, una sola domanda veniva ripetuta da Charlie, mentalmente. Perché? Non poteva sapere quanto sua figlia stesse soffrendo con lui nel pronunciare quelle parole e tutto ciò a cui riusciva a pensare era dove avesse fallito. Non era stato un buon padre? Non aveva fatto capire a Bella quanto l'amasse? Perché le donne della sua vita, le persone più care al mondo, lo abbandonavano? Era burbero, lo sapeva, ma non meritava quello...

L'ascolto di Edward venne interrotto da Bella che sbatteva la porta e si fiondava sul pickup. La ragazza mise in moto, piangendo e spinse sull'acceleratore. Lui le mise una mano sulla sua.

"Accosta", le disse gentilmente.

"So guidare!", urlò in risposta Bella. Il vampiro la sollevò di peso e ne prese il posto di guida. Lei non protestò.

"Il segugio?", chiese Bella, preoccupata.

"Ha assistito alla discussione. Ora è dietro di noi". Dire quelle cose gli pesò: ammettere che James fosse così vicino lo fece ringhiare. Avrebbe voluto fermare il pickup, scendere ed affrontarlo.

"Possiamo seminarlo?", chiese la ragazza.

"No."

Eppure, Edward spinse sull'acceleratore, sebbene sapesse quanto fosse inutile quella mossa. La sua mente ripercorreva lo scontro con i nomadi... cosa avrebbe potuto fare diversamente da ciò che aveva fatto? Se fosse rimasto impassibile alla reazione di James, il nomade l'avrebbe attaccata seduta stante. La cosa che lo preoccupava maggiormente, però, era il fatto che per come si erano messe le cose avrebbe dovuto uccidere James e la sua compagna. E Carlisle non sarebbe stato contento.

Arrivarono a casa Cullen. Quando entrarono nel salotto si resero conto che Laurent era là ed Emmett ringhiò cupo.

"E' sulle nostre tracce", disse velocemente Edward inchiodando il vampiro con gli occhi.

"Era quello che temevo", rispose sinceramente dispiaciuto. Edward avrebbe voluto staccare la testa a Laurent, ma si trattenne.

"Cosa farà?", chiese Carlisle talmente cupo e furioso da mettere i brividi a Laurent. Il nomade lo guardò negli occhi vedendone tutta la determinazione di un capo.

"Quando James si mette all'opera, niente può fermarlo". Ciò che Laurent aveva detto era la verità ed Edward lo sapeva fin troppo bene avendone letto la mente.

"Lo fermeremo noi", ringhiò Emmett.

"Non ci riuscirete. In trecento anni non ho mai visto nessuno come lui. È assolutamente letale. Per questo mi sono unito alla sua cricca".

Edward ebbe un'illuminazione. Ma certo! Quello che avevano visto al campo da baseball era solo una messa in scena: James era il capo. Ed era scaltro. Aveva mandato avanti Laurent per poter squadrare bene la sua famiglia, sicuro che loro avrebbero prestato attenzione al capo piuttosto che ai gregari. Edward si diede dell'idiota.

Laurent puntò gli occhi su Bella. "Siete sicuri che ne valga la pena?". Il ringhio profondo e cupo che Edward emise, bastò come risposta. Il nomade uscì dalla casa, facendo capire che non avrebbe mai combattuto contro James.

"Quanto è vicino?" chiese Carlisle.

"Cinque chilometri. Sta girando attorno alla casa aspettando la compagna". La voce di Edward sembrava appartenere ad un demonio: era profonda, gutturale perfino e veniva da una rabbia che a stento avrebbe tenuto a freno.

"Qual'è il piano?".

Edward parlò rapido. "Noi lo portiamo fuori strada mentre Jaspere ed Alice portano Bella verso sud. Quando saremo certi che Bella è al sicuro, gli daremo la caccia". Quel piano non rendeva felice Carlisle che preferiva sempre il dialogo allo scontro. Eppure, dopo ciò che Laurent aveva detto, si era messo l'animo in pace: Edward avrebbe difeso Bella e per farlo avrebbe ucciso James. Lui e il resto della famiglia avrebbero combattuto al fianco di Edward.

Esme portò Bella al piano superiore per scambiarsi i vestiti: avrebbero creato una falsa scia sperando che James cascasse nel tranello. Quando lo scambio fu completato, le due raggiunsero il resto della famiglia alle auto.

"Esme e Rosalie prenderanno il tuo pick up", disse Edward cercando di spiegare il piano a Bella.

"Alice, Jasper: prendete la Mercedes", i due annuirono.

"Noi prendiamo la jeep", disse infine rivolto a Carlisle.

Edward e Carlisle si diressero verso l'auto. Ma prima, il vampiro doveva salutare Bella. La strinse, forte e la baciò. Avrebbe voluto prometterle che sarebbe andata bene, che si sarebbero rivisti presto. Ma quella sicurezza non l'aveva: James era un vampiro molto più vecchio e scaltro di chiunque avessero mai incontrato. Edward aveva solo l'amore dalla sua parte. Per la prima volta avvertì la paura: temeva di poter perdere Bella e di poter perdere la propria vita senza sapere la sorte della ragazza. Avrebbe combattuto, certo, ma non lo aveva mai fatto con quella rabbia.

Rapidamente, Edward e Carlisle uscirono dalla rimessa delle auto. Prese il cellulare e diede il via a Rosalie ed Esme. Sperava con tutto se stesso che James o Victoria abboccassero e si mise ad ascoltare i pensieri dei due nomadi. Dopo qualche istante, Edward si rese conto che la donna era sulle tracce di Esme e Rosalie. Diede allora il via Alice e Jasper.

In quell'istante, Edward pregò chiunque ci fosse in ascolto di proteggere Bella. Non aveva mai chiesto nulla per sé, non aveva mai pregato. Eppure, ne sentiva il bisogno. Doveva sperare che Dio salvasse la ragazza. Edward era pronto anche a morire se solo avesse saputo che la sua morte avrebbe garantito a Bella di sopravvivere.




Edward's TwilightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora