Capitolo 5

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Un soffio caldo le mosse i capelli. Era tutto buio. Non vedeva nulla. Poteva solo sentire. Fare affidamento sui suoi sensi.
Il clima era umido, pesante, pregnante d'acqua. Aveva come la percezione che di lì a poco si sarebbe scatenato un temporale.
Mosse le scarpe e sentì dei ciottoli spostarsi sotto le sue suole. Si piegò sui talloni e sfiorò il suolo con una mano: secco. Le sue dita incontrarono delle sottili crepe, poi delle radici, infine un piccolo cespuglio dai rami pungenti.
Alzò la testa ed osservò il cielo. Non c'erano né stelle né luna, sembrava che il sole fosse calato da poco. Eppure era tutto così buio...
<< Dove siamo? >> chiese alzandosi in piedi e perdendo il suo sguardo nel vuoto.
<< California. Deserto del Mojave. >> La voce di Deimos le giunse dalle spalle, spaventandola. Gea si mosse di scatto e voltò la testa verso di lui.
Arrestò il respiro nel momento in cui si rese conto di trovarsi a pochi millimetri dal suo viso.
Il respiro del ragazzo s'imbatté sulla sua fronte e le palpebre di Gea si abbassarono lentamente.
Adesso che la sua vista si stava abituando a quell'oscurità, riusciva a distinguere la maglietta di Deimos. Alzò il viso e portò gli occhi sul mento del giovane... poi sulla bocca... sul naso... infine sui suoi spietati occhi blu.
Quelle pozze di zaffiro fuso la stavano fissando intensamente. Gea si sentì scoperta, come se lui fosse in grado di leggerle l'anima, di scavarle nella memoria, di trovare la chiave dei suoi pensieri più reconditi.
<< Non è mai una buona idea girarsi verso il nemico >> le fiatò sul viso.
<< Tu sei il nemico? >> chiese la ragazza, piegando la testa di lato. << Pensavo che i miei nemici fossero solo aria, fuoco e acqua. >>
Un sorriso sghembo colorò il viso del giovane. << E se ti dicessi che sto solo cercando di ucciderti? >>
Gea tacque per qualche istante. Quel pensiero le era passato per la mente svariate volte in quei due giorni. Però... adesso... non le sembrava possibile che lui la volesse davvero eliminare.
Raccolse coraggio e guardò con risolutezza gli occhi di Deimos. << Penserei che stai mentendo. >>
<< Da cosa lo dedurresti? >>
<< Dal fatto che sono ancora qua. >>
Il ragazzo abbassò la testa ed afferrò i capelli di Gea, tirandoli all'indietro con cattiveria per farle alzare il viso. << Magari ancora per poco >> sussurrò gelidamente, con un sorriso divertito pennellato sulle labbra. << Mai sentito parlare di morte lenta e dolorosa? >>
Un sopracciglio di Gea scattò verso l'alto. << Stai cercando d'impaurirmi, vero? Vuoi usare il tuo potere su di me, solo che non ti riesce. >> Un sorriso beffardo si stampò sul viso della ragazza.
<< Non hai idea di come agisca il mio potere >> le disse in un bisbiglio. << Insinuo il terrore nella mente delle persone e le lascio impazzire gradualmente. >>
Gli occhi di Deimos si fecero glaciali. Gea rabbrividì ed abbassò gli occhi sul suo collo, persa nei suoi pensieri. Era davvero un potere quello di cui Deimos disponeva? Oppure... una maledizione? Si cibava della paura e la faceva nascere volontariamente. Quante persone aveva già colpito in questo modo?
<< Paura adesso? >> le chiese serio, tirandole di nuovo i capelli.
Una smorfia di dolore si affacciò sul viso della ragazza. Riportò gli occhi in quelli di lui e scosse di poco la testa. << No, mi dispiace, non ancora. >>
Il ragazzo sorrise divertito e la lasciò andare di colpo. << Trasformati >> ordinò perentorio.
Gea retrocesse di un passo per mettere le distanze tra il suo corpo e quello di Deimos, dopodiché alzò la maglietta e fece scorrere un dito sul cerchio di linee intrecciate. Inspirò a pieni polmoni e l'energia fluì in tutto il suo corpo, ma stavolta con una furia dirompente.
Gea si piegò sulle ginocchia e strabuzzò gli occhi. Stava male, molto male. Le mancava il fiato, non riusciva a stare sulle sue gambe e il cuore le batteva troppo veloce.
<< Libera energia, oppure muori. Scegli tu >> asserì il ragazzo, incrociando le braccia sul petto e guardandola con indifferenza.
<< C... come fac... faccio a... liberarla? >> domandò Gea a fatica. Sentiva la lingua pesante come piombo e la bocca completamente asciutta.
Deimos le si avvicinò a passo cadenzato. Appena le fu accanto la spinse a terra e le posò la suola dello stivale sulla testa, facendo pressione.
<< Che stai facendo?! >> urlò Gea. E la terra tremò violentemente.
Il peso della scarpa di Deimos venne sostituito da una mano che le afferrò i capelli e la sollevò in piedi. La schiena di Gea entrò in contatto col petto del ragazzo. Lui la strinse al suo corpo, facendoli aderire perfettamente. << Forza, piccola stupida umana, scatenati >> le sussurrò nell'orecchio con un tono derisorio.
Una goccia cadde dal cielo sulla fronte sudata della ragazza. La prima di una lunga serie.
La pioggia iniziò a scendere impetuosa su di loro, bagnandoli all'istante e raffreddandoli.
Gea strinse i denti per la rabbia e caricò il gomito. Fece per colpire Deimos, ma questi seppe fermarla prontamente.
<< Tutto qui? >> la canzonò divertito.
<< Sta' zitto! >> gridò Gea fuori di sé. Uno schianto assordante fece vibrare l'aria e tremare la terra. Un fulmine squarciò il cielo e per un istante il deserto fu illuminato da una luce blu. Gli occhi di Gea e quelli di Deimos poterono mettere a fuoco una montagna rocciosa, non troppo distante da loro, spaccata a metà.
La mano del ragazzo, ferma sul costato di Gea, risalì velocemente fino a chiudersi attorno alla sua gola. Strinse la presa, mentre le mani di lei cercavano disperatamente di allontanarlo, e la lanciò a metri e metri di distanza.
La pioggia le frustò il viso come uno schiaffo d'aghi, impedendole quasi di tenere gli occhi aperti.
Nel momento in cui Gea emise un ringhio di frustrazione, cinque fulmini toccarono il suolo e il tempo si fermò. Appoggiò rapidamente una mano a terra ed arrestò la sua corsa nel buio. Non ebbe il tempo di riprendersi che un cerchio di fuoco si eresse attorno a lei.
Gli occhi di Gea si spalancarono per lo spavento e il tempo tornò a scorrere. I fulmini sparirono dallo sfondo del cielo ed altri caddero, avvicinandosi sempre di più a loro.
Una gamba del pantalone le prese fuoco e la ragazza lanciò un urlo straziato.
<< Fermalo! Fermalo! >> gridò cercando di spegnere le fiamme con le mani.
Deimos comparve oltre il cerchio di fuoco. La fissava immobile, con un'espressione concentrata.
Un altro strillo dilaniato dal dolore rimbombò per il deserto. Undici fulmini caddero a terra.
Sprazzi di scariche elettriche si formarono attorno al corpo di Gea, rivestendola di una luce azzurra. La ragazza chiuse gli occhi e tremò violentemente.
Deimos osservava la scena con distacco, in attesa di una reazione da parte di Gea che tardava ad arrivare.  
I pali dell'alta tensione lì vicino mossero i loro cavi. Intense saette blu avvolsero i fili come edera. I cespugli agitarono i loro piccoli rami e altri fulmini colpirono senza pietà la terra.
Gea aprì gli occhi di colpo. Erano blu e accecati dalla rabbia. I cavi dell'alta tensione esplosero impetuosamente, zolle di terra saltarono in aria per metri e metri, una faglia squarciò il suolo, e il fuoco, avvolto dall'elettricità della giovane, retrocesse dalla sua gamba fino a scomparire.
Deimos non era solito sorprendersi, ma in quel momento i suoi occhi tradirono ciò che provava. Stupore e incredulità aleggiavano sul suo volto. Non aveva mai visto nulla di simile. Nessuno che riuscisse a placare il fuoco, se non l'acqua.
Non si era aspettato che lei riuscisse a spegnere le fiamme, la sua primaria intenzione era stata quella di condurla al limite della sopportazione per farle disperdere energia.
Continuò a tenere lo sguardo puntato sulla ragazza. Gea respirava affannosamente, il pantalone le si era bruciato completamente e la gamba, fino al ginocchio, presentava ustioni e sangue.
I suoi occhi erano ancora blu. Un blu vivo, accesso, magnetico, elettrico. Alzò la testa e puntò quei fanali su Deimos. << Soddisfatto ora? >> gli chiese con rabbia.
Il giovane non rispose, ma di una cosa era certo. Quella ragazza stava compiendo passi da gigante nell'addestramento. Fino a due giorni prima non sapeva cosa fosse il suo potere, adesso era in grado di maneggiarlo e liberare una potenza fuori dal comune.
La vista di Gea si offuscò per un istante e la testa le cominciò a pesare come un macigno. Chiuse gli occhi e cadde a terra.


I poteri del tetraedroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora