Capitolo 15

369 31 0
                                    





Era trascorso un giorno da quell'episodio. Quello strano episodio che aveva coinvolto emotivamente entrambi i ragazzi.
Gea si rotolò nel letto, avvolta nella larga maglietta che aveva trovato giorni prima per farle da pigiama.
Si stese supina ed aprì le braccia. Puntò gli occhi sul soffitto e si lasciò trasportare dalla rapida corrente dei suoi pensieri.
C'erano tante cose che non riusciva a capire. Forse troppe. Tanti punti interrogativi e punti esclamativi le affollavano la mente.
Che cos'era quella cosa che provava in presenza di Deimos? E perché giorno dopo giorno la avvertiva crescere e radicarsi più in profondità? Poteva percepire le radici di quella strana emozione entrarle nelle viscere, sconvolgerle i pensieri e farle perdere il controllo del cuore.
Era forse affezione nei confronti del ragazzo? Probabile.
Le sarebbe stato inutile negare quanto si fosse effettivamente attaccata a quell'essere mostruoso e privo di sentimenti. Per quanto lo detestasse, la verità era che le sarebbe stato difficile fare a meno di lui.
Diciassette giorni, contò mentalmente la ragazza. Diciassette giorni che si conoscevano e che, per così dire, convivevano.
Ed invece le sembrava essere passata una vita. E forse era davvero così. Perché la sua vecchia vita era letteralmente passata, e non sarebbe mai più tornata indietro.
Per la prima volta, quella certezza non la sconfortò. Adesso aveva qualcosa per cui lottare, aveva degli obiettivi, aveva delle responsabilità da cui sarebbe dipeso il suo futuro, aveva qualcuno per cui valesse la pena continuare a...
Sgranò gli occhi ed il cuore le balzò nel petto. Che cosa aveva appena pensato?
Si sistemò su un fianco e si strinse il cuscino al petto, come fosse stato un peluche e allo stesso tempo uno scudo contro ciò che aveva formulato nella mente.
Quel qualcuno... Il volto che le era apparso automaticamente davanti agli occhi era stato quello di Deimos. Quel qualcuno non era altri che lui. Quel maledetto essere che stava vertendo come il sole per i pianeti all'interno della sua testa. Tutto ruotava attorno a lui. E non esisteva altro, nemmeno la minaccia di acqua e fuoco.
Come poteva permettersi una simile noncuranza per se stessa e la sua vita?
Deimos non era minimamente interessato a lei, perché lei avrebbe dovuto interessarsi a lui?
Sospirò piano e focalizzò lo sguardo sulle scure assi di legno del pavimento.
Doveva smettere di vederlo in modo diverso da come lo aveva visto nei primi giorni. Lui era lo stesso. E lei stava cambiando per lui. O almeno ciò che provava stava mutando.
Ma che cosa provava di preciso? Un qualcosa di strano, confuso, forte, sconvolgente, incondizionato, ma al tempo stesso tenero, dolce, delicato e piacevole. Una sorta di affezione che le faceva desiderare di avere quel ragazzo sempre vicino, di sapere che i suoi occhi cercavano solo lei, di sapere che il suo cuore batteva solo per lei, di trovarselo accanto ogni mattina, di vedere ancora quegli zaffiri ilari, di sentire di nuovo la sua risata nelle orecchie, di sapere che lui era solo suo.
Nascose la faccia nel cuscino e scosse il capo. Perché doveva farsi del male? Perché non poteva provare tutto quello per un altro ragazzo? Magari uno dolce, che la rispettasse e che tenesse a lei?
Ma non era questo ciò desiderava realmente.
Aveva mentito a se stessa. Fin dall'inizio. Esattamente come Deimos le aveva mentito per nascondere il suo piano.
Poteva considerare di essere stata beffeggiata per ben due volte.
Perché lei lo sapeva. In realtà lo sapeva da tempo. Lo aveva capito fin dal primo momento in cui il suo cuore aveva battuto più forte. Lo aveva dimostrato con due piccoli gesti che le erano nati da quello stesso muscolo che adesso picchiava impazzito contro il suo petto. Lo aveva appreso minuto dopo minuto e giorno dopo giorno.
Lei lo sapeva. Sapeva cos'era quel sentimento che provava per Deimos. Ma non lo aveva voluto accettare. Non poteva accettarlo. Se solo lo avesse realmente riconosciuto avrebbe sofferto ancora di più. E non poteva permetterselo.
Invece relegando quella verità nei meandri più bui e profondi di se stessa e facendo finta di niente ne sarebbe rimasta meno coinvolta e meno ferita.
Ma negli ultimi giorni si era resa conto di quanto quel sentimento premesse per affiorare a galla. Lo aveva sentito crescere e sbocciare definitivamente. Se da principio ogni battito accelerato aveva sortito l'effetto di linfa ed aveva fatto nascere in lei un tenero bocciolo, adesso quella gemma era fiorita. Il pomeriggio precedente ne era stata la prova. Appena lui le si era avvicinato il suo cuore era impazzito e la sua mente si era scollegata.
Si odiava per quella debolezza. Una debolezza che non sarebbe dovuta esistere.
Batté un pugno sul cuscino con disperazione.
Perché proprio lui? La parte più istintiva di sé non desiderava nessun altro, ma la parte più coscienziosa le comandava di stare alla larga da quel ragazzo.
Aveva sempre dato ragione alla testa, ma... in quel caso... seppur avesse seguito la ragione sapeva che si sarebbe fatta male. Avrebbe sofferto in tutti i modi: se lo avesse evitato, se gli fosse stata vicina, se avesse riconosciuto quel sentimento che faticava a nominare persino nella mente, e se avesse fatto finta di nulla.
Ma, sia con l'una che con l'altre ipotesi, la sua posizione non sarebbe cambiata. Deimos non l'avrebbe mai vista in modo diverso, ma, anzi, l'avrebbe sempre considerata un giocattolo o una debole umana. E nel frattempo si sarebbe andato a sollazzare con altre ragazze, ad esempio con la svestita... o con Brittany.
Quel nome le fece stringere lo stomaco. Come poteva farle una cosa simile?
Eppure non riusciva ad evitarlo, neanche se avesse voluto. Dopotutto entrambe si trovavano sulla stessa barca ormai. Entrambe provavano qualcosa per quel maledetto essere venuto dagli inferi ed ambedue non erano corrisposte. Non le rimaneva altro che diventare egoista e non pensare più a Brittany. Si sarebbe concentrata solo su se stessa, evitando di riflettere su ciò che provava per Deimos, per quanto le sarebbe stato possibile.
Sebbene fosse certa che al ragazzo, di lei, non importasse nulla, c'erano comunque dei tenui bagliori d'incertezza che la facevano vacillare. Ad esempio, perché si era tanto arrabbiato quando il tizio del pub l'aveva toccata? Perché aveva voluto lasciare il suo marchio sul punto sfiorato da James? E perché l'aveva soccorsa quando le era entrata la scheggia nella carne, seppur avesse messo in chiaro la sua intenzione di non aiutare mai nessuno, tantomeno lei?
Piccoli dubbi in un mare di fatti più concreti che la rendevano certa della sua idea: a Deimos non importava niente di lei. Altrimenti perché condurla costantemente al confine con la morte? Era ovvio che, ai suoi spietati occhi, la sua vita non avesse valore. Difatti le aveva chiarito più volte che la sua esistenza fosse del tutto superflua ed inutile.
Come poteva, dopo tutto quello, sentire qualcosa per lui? O era pazza o era pazza.
Ma da un lato quel sentimento la rendeva felice, la faceva sentire completa, la faceva sentire costantemente sospesa in aria come una mongolfiera dal fuoco.
Eppure sapeva che prima o poi si sarebbe schiantata al suolo. Il doloroso decollo sarebbe stato inevitabile, ed una parte di lei sarebbe stata mutilata insieme a quello schianto.
Quanto ancora avrebbe resistito a nascondere ciò che provava? Quando le sarebbe diventato impossibile guardare Deimos negli occhi con la consapevolezza che quegli stessi occhi non l'avrebbero mai vista diversamente? Per quanto avrebbe sopportato il suo sguardo impassibile e le sue parole taglienti? E fin quanto sarebbe stata capace di stargli accanto senza farsi irreparabilmente male?  
Sospirò nuovamente ed una lacrima le scivolò sulla guancia.


I poteri del tetraedroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora