Gea non chiuse occhio per tutta la notte. Rimase seduta a terra, con le spalle contro la porta e gli occhi gonfi ad osservare il soffitto.
Studiò ogni piccola e grande crepa intessuta nel vecchio intonaco ormai logoro. Seguì la traiettoria delle fenditure con attenzione, trasformando quel passatempo in un gioco.
Per tutta la notte non fece altro, evitando per quanto le fosse possibile di pensare al ragazzo.
Lui non meritava il suo tempo. E forse non se l'era mai meritato.
Quando un raggio di sole le toccò la scarpa, abbassò lo sguardo sul rinvigorito legno scuro del pavimento e sospirò stancamente. Ma non perché si sentisse assonnata, bensì per un altro genere di stanchezza. Si sentiva spossata dalle ferite che giorno dopo giorno continuava a collezionare. Nessuna di queste aveva il tempo di risanarsi che nell'immediato ne sorgevano di nuove.
Per questo motivo le sembrava di essere senza forze, perché tra l'una e l'altra non aveva né il tempo di assimilare né di rafforzarsi. Come se stesse cercando di rialzarsi dopo una caduta, ma con continuità le venissero lanciati addosso dei pesi tali da impedirle di darsi lo slancio.
E lei stava cominciando ad essere stanca di quelle insistenti stoccate. Prima o poi avrebbe smesso di provare a sollevarsi e sarebbe rimasta a terra, in balia del destino.
Ma sapeva bene che non se lo sarebbe mai realmente concesso, perché, per quanto le costasse ammetterlo, per quello spietato ragazzo dagli occhi cobalto avrebbe continuato a tentare e ritentare finché non avesse ottenuto qualcosa.
Forse era stupida, pazza, illusa, ma non le interessava. Non se si trattava di Deimos.
Lo stomaco le ruggì rumorosamente, ricordandole che era giunta l'ora di nutrirsi e di smuoversi dalla sua scomoda posizione.
Si alzò da terra tra smorfie di dolore e stiracchiamenti vari, dopodiché uscì dalla stanza e percorse il breve tratto di corridoio che la divideva dalle scale. Mentre passava davanti al bagno, la porta si aprì.
I freddi occhi del ragazzo saettarono sul volto di Gea, la quale evitò di ricambiare il suo sguardo e di considerarlo. E così la giovane lo superò senza degnarlo della sua attenzione, nonostante il cuore le battesse furiosamente come a volerle ricordare chi lui fosse.
Scese le scale di volata e si precipitò nella cucina per riprendere fiato. Si posò una mano sul petto e liberò un sospiro profondo. Ma appena avvertì un gradino scricchiolare, spalancò gli occhi e si costrinse ad indossare un'espressione neutra ed indifferente. Si diresse al frigorifero e ne estrasse una bottiglia di latte, in seguito passò ad aprire uno sportello della cucina per raccattare un bicchiere da riempire con la sua bevanda.
Deimos mise piede nella cucina proprio in quel momento. Esaminò da capo a piedi la ragazza mentre chiudeva la confezione del latte e si sedeva al tavolo col suo bicchiere, e contrasse la mascella. L'umana aveva scelto di far finta che lui non esistesse. Quella novità avrebbe dovuto fargli piacere considerato il suo desiderio di non volerla tra i piedi, eppure gli dava terribilmente fastidio. Un fastidio che non era in grado di spiegarsi.
Mosse dei passi per la stanza fino a raggiungere la bottiglia del latte alle spalle di Gea, si appoggiò al pianale e cominciò a bere alcuni sorsi di quel liquido freddo.
Nel frattempo la ragazza aveva la destabilizzante sensazione che la nuca le venisse perforata da due paia di gelidi zaffiri. Il cuore continuò a rimbalzarle nel petto con crescente velocità, finché non si decise a scolare di getto il contenuto del bicchiere e scappare da quella cucina divenuta improvvisamente troppo stretta.
La sua sedia slittò sul pavimento con uno stridio tale da spezzare il silenzio, e ciò contribuì ad agitare ancor di più la ragazza, che dissimulò il suo stato interiore con uno sguardo ricolmo d'indifferenza.
Con una minuziosa manovra del braccio riuscì a depositare il bicchiere nel tinello, davanti a cui si trovava il ragazzo in una posa disinvolta. Si premurò di non sfiorarlo nemmeno per sbaglio mentre ritraeva la mano. Una volta riuscita nel suo intento si lodò mentalmente e si avviò fuori dalla cucina.
Sospirò per distendere i nervi ed inspirò a pieni polmoni nel tentativo di darsi un contegno e persistere nel suo intento di evitarlo.
Non sapeva che cos'avrebbe voluto ottenere con quell'atteggiamento, ma le era venuto spontaneo fin dal primo momento in cui lo aveva visto uscire dal bagno con la coda dell'occhio. L'affermazione della sera prima le aveva fatto troppo male per far finta di nulla. A mente più lucida si era resa conto che la visione vissuta a causa di Deimos non aveva niente a che vedere con ciò che le era successo la sera precedente. Ma lì per lì, mentre era accecata dalla paura, non aveva avuto modo di accorgersene ed aveva preso quell'ipotesi per vera.
Raggiunse la finestra incriminata e si piegò di poco sulle ginocchia per esaminare quanto grande fosse il danno provocato dal quarto sasso.
Un debole vento le accarezzò il viso e le smosse alcuni capelli sulle tempie. Alzò un dito e picchiettò su un tratto di vetro rimasto intatto, ma appena il suo polpastrello ci entrò in contatto questo cadde a terra e raggiunse gli altri frammenti.
<< No >> esclamò colpevole, osservando il cimitero di vetri sotto i suoi piedi. Li smosse con la punta della scarpa come a volerli rianimare ed infine se ne allontanò per ricercare con lo sguardo qualcosa che potesse tappare il buco alla finestra.
Gli occhi le caddero sui cocci disseminati sul pavimento, un tempo facenti parte di un vaso.
Ancora non aveva ben chiaro il perché dell'ira che aveva infervorato il ragazzo la sera prima. Le sembrava strano che si fosse arrabbiato solo perché lei era uscita di casa. O forse le stava nascondendo qualcosa a cui lei era andata molto vicina? Un qualcosa che non voleva che lei scoprisse e che probabilmente aveva a che fare con l'entità sconosciuta che aveva lanciato i sassi.
Sospirò pesantemente e mantenne lo sguardo sui cocci. Su quante cose la stava ancora tenendo all'oscuro? Quando avrebbe potuto rifidarsi di lui e smettere di sospettare?
Le sue gemme d'ambra si velarono di tristezza e nostalgia. Scosse la testa per scacciare quei pensieri e riprese la sua ricerca da dove l'aveva interrotta.
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I poteri del tetraedro
ChickLitGea è una ragazza come tante... o almeno così ha sempre creduto. La sua vita viene stravolta in una notte da un ragazzo dai taglienti occhi cobalto, estremamente pericoloso quanto affascinante. Ogni giorno sarà messa davanti a dure prove, e avrà so...