Capitolo 9

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Aprì gli occhi quando un fascio di luce le colpì la faccia come uno schiaffo. Mugolò e si stese supina portando una mano sopra la fronte.
Le doleva la testa ed aveva freddo fino alle ossa. Non ricordava con precisione il modo in cui si era addormentata. Sulla sua vista sembrava essere stato calato un tendone nero da teatro; dopo ciò il nulla. Doveva essere svenuta, ovviamente per mano di Deimos.
Aveva creduto sino alla fine che l'avrebbe uccisa, invece le aveva solo fatto perdere i sensi. Evidentemente gli faceva troppo comodo per sbarazzarsene.
Ciò che più le dava fastidio era la sua stessa debolezza. Non aveva tenuto fede alla promessa che si era fatta giorni prima e, peggio ancora, non si era sentita minimamente in colpa.
Aveva trasgredito al suo stesso comando senza curarsi delle conseguenze. Fin dove si sarebbe spinta? Avrebbe bruciato la sua prima volta con quell'essere mostruoso?
Una smorfia di frustrazione comparve sul suo viso. Aveva sbagliato. E solo in quel momento sentiva tutti i postumi gravarle addosso.
Deimos aveva già una ragazza splendida, nonostante la poca considerazione che lui ne avesse. Era stata così gentile nei suoi riguardi... In quel modo le sembrava di aver sputato e calpestato quell'atto di premura e dolcezza.
Nella mente cominciò a chiedere perdono a Brittany. Sapeva che era del tutto inutile, ma erano le poche parole spontanee che erano sorte in lei.
Di una cosa era certa: non sarebbe successo di nuovo. Era sicura che se se ne fosse convinta avrebbe potuto resistere alla tentazione.
Le mani di Deimos sul suo corpo, la sua bocca sulla sua, sul collo, sulla schiena... Un brivido di piacere la riportò alla realtà. Avrebbe resistito a tutto quello, per quanto difficile sarebbe stato. Anzi, non ci sarebbe stato bisogno di resistere a nulla dal momento che avrebbe messo le cose in chiaro con lui. Subito.
Si alzò dal letto con un saltello e raccolse il suo vestito da terra. Lo infilò in fretta ed uscì dalla camera con la speranza che nessun agguato la prendesse alla sprovvista.
A passo felpato si diresse al bagno per sciacquarsi il viso ed eliminare le tracce di trucco. Le costò molta fatica e dolore struccarsi con un po' d'acqua e di carta igienica, specialmente sugli occhi.
Qualche minuto dopo iniziò a scendere le scricchiolanti scale, neutre spettatrici dello scontro di quella notte.
Prima che il suo piede toccasse il parquet, la porta d'ingresso si aprì.
I suoi occhi saettarono rapidi in quelli di Deimos. Entrambi rimasero a fissarsi per una quantità di tempo imprecisata. Il silenzio regnava sovrano nella casa, una muta osservatrice di quegli attimi di apparente calma.
La mente della ragazza si era improvvisamente svuotata. Aveva dimenticato il motivo per il quale era scesa come una furia al piano di sotto. Adesso ciò che più le premeva sapere era dove Deimos fosse andato quella mattina, perché i suoi capelli erano disordinati, i suoi occhi più lucidi del solito e la sua maglietta leggermente sollevata su un fianco.
Il ragazzo si richiuse la porta alle spalle e mosse dei passi verso la cucina. Gea si risvegliò dal suo torpore e lo seguì frettolosamente. Lo vide mentre apriva degli sportelli e guardava al loro interno, forse alla ricerca di qualcosa da mangiare.
<< Dove sei stato? >> gli chiese incrociando le braccia sul petto ed appoggiandosi alla colonna della porta con una spalla.
Deimos non la degnò né di uno sguardo né di uno straccio di risposta. Continuava ad aprire le piccole ante ad intervalli regolari, dopo aver appurato che non ci fosse nulla di ancora commestibile.
Un piede della ragazza cominciò a battere con impazienza sul pavimento. << Ti ho fatto una domanda >> asserì innervosita. Non sapeva con precisione che risposta aspettarsi, anche se dentro di sé credeva di conoscerla. Voleva solo che lui lo confessasse guardandola negli occhi.
Gea corrugò la fronte ed abbassò per un momento lo sguardo. Perché il fatto che lui fosse andato a divertirsi con qualche tizia le dava tanto fastidio? E addirittura voleva che glielo confessasse apertamente, come se a lei fosse dovuto interessare.
Ritrasse la testa di scatto, schifata dai suoi stessi pensieri. Era ovvio che non le importasse cosa lui faceva con le altre, le dava solo fastidio il fatto che lui fosse andato a trovarsi un rimpiazzo, trattandola alla stregua di un oggetto.
Rialzò gli occhi e li posò su Deimos, che in quel momento stava scrutando l'interno del frigorifero, dandole le spalle.
<< Fa' come ti pare, persevera nel tuo mutismo >> concluse muovendo la mano con nonchalance. << Parlerò io, tanto per mettere qualche cosa in chiaro >> riprese a dire, stringendo le braccia sul petto. << Prima di tutto, quel che è successo stanotte non capiterà ancora. Tieni le tue mani lontane da me e vai a sollazzarti con chi ti pare, proprio come hai fatto stamattina, la cosa non mi riguarda >> puntualizzò appoggiando la nuca alla colonna. << Secondo punto... >>
<< Tieni le tue mani lontane da me? >> ripeté Deimos, chiudendo l'anta del frigo e voltandosi a guardarla. Nei suoi occhi duri e spietati saettò una sfumatura di divertimento.
Gea sollevò un sopracciglio. << Vuoi che ti faccia lo spelling? >>
Meno di un secondo dopo lui si trovava davanti al corpo della ragazza. << Non gioco mai a mio sfavore >> sibilò vicino al suo viso. << Specialmente quando si tratta di favorire una debole umana come te >> sputò tagliente, incatenandola ai suoi occhi e non permettendole di abbassarli.
<< Non so di cosa tu stia parlando >> gli rispose frettolosamente. E invece lo sapeva benissimo.
<< Regola numero uno? >> le chiese duramente, guardandola dall'alto con impassibilità e superiorità.
Mai prendersi gioco di me, si ripeté lei nella mente. Un flebile ringhio di frustrazione le uscì dalle labbra e fu costretta ad abbassare lo sguardo per evitare di far trasparire la rabbia contro se stessa. Avrebbe dovuto formulare quell'ordine in maniera diversa, Deimos era troppo astuto per non leggere tra le righe.
<< Ammettilo >> le bisbigliò gelidamente ad un orecchio. << Ammettilo che lo stai facendo solo per salvarti. Perché sai bene che se ti toccassi perderesti il controllo come stanotte >> continuò aprendosi in un sorriso spietato. << Ma io non rendo le cose facili a nessuno, men che meno a te. >>
Gea alzò la testa con rabbia e lo fissò trucemente. << Va' al diavolo. >>
Deimos circondò la mandibola della ragazza con una mano, stringendo la presa ed alzandole ancora di più la testa. << E tu ci verrai con me >> rispose con un sorriso maligno. << L'allenamento di oggi sarà il tuo ingresso all'inferno. >>


I poteri del tetraedroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora