Neanche un secondo dopo raggiunsero la loro abitazione nella contea di Scottsbluff.
Le suole delle loro scarpe toccarono le consumate assi di legno dell'ingresso, facendole scricchiolare sotto il loro peso.
Gea rimase immobile nella sua posizione, con la testa sul petto del ragazzo e gli occhi ancora aperti, sebbene fossero sempre più spenti e stanchi.
Quella visione raggelante le aveva mandato in tilt il cervello e le aveva prosciugato ogni forza. Da una parte sapeva che era stato l'effetto del potere di Deimos, ma dall'altra temeva che quell'entità misteriosa le ripiombasse addosso quando meno se lo sarebbe aspettata.
Solo per questo motivo si costringeva a non chiudere gli occhi, perché nel buio che le sarebbe calato sulle iridi avrebbe ancora potuto risiedere la minaccia. E lei ne era estremamente terrorizzata.
Il ragazzo abbassò la testa ed osservò con distacco l'umana, come se fosse stata un moscerino deplorevole. Sentiva il respiro di lei contro la maglietta ed il calore del suo corpo contro il palmo della mano.
Quella sensazione non lo infastidì come avrebbe dovuto, ma anzi, gli fece venire voglia di avvicinare ulteriormente la giovane a sé.
Appena se ne rese conto contrasse la mascella ed irrigidì i muscoli delle braccia. Ma non allontanò la mano dal costato della ragazza.
E fu proprio quel gesto rivendicatorio, in netto contrasto coi suoi pensieri, a farlo innervosire. Perché diamine non voleva togliersi di dosso quell'appiccicosa umana? Eppure fino ad un momento prima era stato intenzionato a farla crogiolare nel dolore e nella pazzia, a farle assaggiare il suo letale potere e a farla soffrire come una bestia. Almeno sin quando non le aveva sentito urlare il suo nome in quel modo supplichevole e colmo di patimento.
In quel preciso istante non aveva provato pietà, ma qualcosa di diverso. Qualcosa che gli aveva fatto sgranare gli occhi ed aveva contribuito ad affievolire il suo potere, permettendole di trovare una via per liberarsi.
Perché quell'inutile umana era capace di provocargli un tale effetto?
Si era ripromesso di fargliela pagare, eppure non ci era riuscito. Lui. Lui che non si era mai fermato dinanzi a niente, lui che non conosceva i sentimenti, lui che era sempre stato spietato, lui che non si era mai fatto scrupoli nel far soffrire qualcuno. Che accidenti gli stava succedendo?
Strinse la presa sul fianco della ragazza fino a farle liberare un mugolio di dolore. Gea alzò la testa e puntò gli occhi in quelli profondi e accesi di lui. << Mi stai facendo male >> si lamentò con una smorfia della bocca.
<< Allora spostati >> sibilò con durezza Deimos, incatenandola al suo sguardo.
<< Mm >> mormorò Gea, mentre le palpebre le divenivano più pesanti e la mente cominciava a scollegarsi. << Ah >> aggiunse dondolandosi sui talloni ed annuendo assente. << Sì >> concluse voltandosi e muovendo qualche passo verso le scale.
Per un attimo la vista le si appannò e le gambe le cedettero, ma prontamente si resse alla parete con un braccio. << Uh >> esclamò in un sospiro, scuotendo il capo.
Ci era andata vicina. Vicina a cadere rovinosamente a terra e a rischiare che le si chiudessero gli occhi. Si sentiva come se avesse bevuto due bottiglie di vodka e non dormisse da giorni. Le gambe la sorreggevano con precarietà, le era iniziato un forte mal di testa e non era quasi più in grado di ragionare lucidamente. Ma non avrebbe chiuso gli occhi per nulla al mondo, altrimenti la minacciosa entità l'avrebbe uccisa in modo atroce. Avrebbe resistito e sarebbe rimasta sveglia finché ne fosse stata capace.
Scosse ancora una volta il capo e sbatté le palpebre più volte nel tentativo di destarsi, dopodiché riprese a barcollare fino alla ringhiera delle scale, alla quale si aggrappò con tutte le sue forze, e salì il primo gradino.
Deimos la osservava con impassibilità mentre compiva quegli immani sforzi per raggiungere la sua camera.
Sapeva bene il perché di quel malessere generale che Gea stava sopportando. Era un effetto collaterale causato dalla presenza invasiva che il suo cervello aveva dovuto sostenere e contrastare, fino ad espellere. Se solo non fosse stata in grado di liberarsi, la sua mente si sarebbe rassegnata ed abituata a quella presenza sino a condurla alla pazzia. Uno stato mentale dal quale non sarebbe mai più tornata indietro.
Un forte tonfo risvegliò il ragazzo dai suoi pensieri. I suoi freddi zaffiri si focalizzarono sul corpo della giovane schiacciato contro i gradini.
Gea si lamentò tra i denti con qualche inafferrabile borbottio e fece leva sulle braccia per risollevarsi, ma si ritrovò a sbuffare poco dopo, appena si rese conto che non ne era capace.
<< E dai >> biascicò scocciata. << Alzati >> si ordinò picchiettando una mano sul legno scolorito di uno scalino.
Il ragazzo la osservò ancora per qualche istante mentre lei sbuffava ed agitava un braccio in preda a degli stanchi piagnucolii, infine mosse dei passi nella sua direzione e si piegò per afferrarle il polso che muoveva in aria. La volse su un fianco e le agguantò anche l'altro polso, riuscendo così a sollevarla e rimetterla in piedi. << Ora datti una mossa e sparisci dalla mia vista >> le fiatò sul viso col suo tono freddo e duro.
Gea strinse gli occhi già mezzi chiusi ed inclinò la testa di lato. Liberò i polsi dalla sua presa e gli passò le braccia dietro al collo, facendo leva per avvicinarsi al corpo del giovane.
Deimos non si mosse di un solo millimetro, ma i suoi zaffiri divennero più attenti e dei minuziosi esaminatori del volto di lei.
<< Perché, tu dove vai? >> domandò la ragazza, con un tono indagatore. << Al pub? >>
Il giovane sollevò un sopracciglio e le rivolse un cenno del capo. << E se anche fosse? >> la provocò con una nota di sfida nella voce.
<< No >> biascicò Gea, stringendogli il collo tra le braccia e nascondendo la testa su una sua spalla per merito della posizione più elevata di cui godeva.
<< No cosa? >> insistette Deimos, voltando di poco il capo fino a far scontrare il suo sguardo contro i capelli della giovane.
<< Non andrai... da nessuna parte >> affermò lei in un sussurro assonnato. << Rimarrai qua con me >> aggiunse mettendo la fronte a contatto col suo collo.
<< Tu non puoi darmi ordini >> la riprese lui con un tono più basso e rauco, mentre i suoi occhi si perdevano ad esaminare le sfumature di colore dei capelli della giovane.
<< Ti prego >> mugolò Gea.
<< Supplica finché vuoi, umana >> la canzonò con un sorrisetto derisorio. << La situazione non cambierà. >>
<< Ma dai >> biascicò in un lamento.
Appena dopo, con un piccolo balzello, intrecciò le gambe dietro la schiena del ragazzo e premette il corpo contro il suo.
Deimos le passò le mani sui fianchi ed istintivamente l'avvicinò a sé. << Che stai facendo? >> le domandò con un tono serio ed assottigliando lo sguardo.
Gea si strinse maggiormente al giovane e per un attimo chiuse gli occhi, riaprendoli subito dopo con fatica. << Ho paura >> fiatò sul collo di lui, tremando al ricordo di ciò che aveva sopportato una decina di minuti prima. << Non te ne andare >> sussurrò in una preghiera.
Il ragazzo contrasse la mascella, ma non proferì parola.
C'era un qualcosa dentro di lui che premeva per accettare la supplica della giovane, ma la parte più razionale non era minimamente intenzionata a cedere. Odiava quel qualcosa che lo confondeva e che gli aveva fatto battere il cuore il giorno precedente, ma più di tutto odiava quell'umana: l'unica capace di provocargli una tale confusione, di fargli sorgere pensieri non suoi e di farlo agire diversamente da come era abituato.
Eppure quando la sentiva vicina, proprio come in quel momento, non provava fastidio, bensì il contrario. Gli piaceva. Ma si trattava di un piacere a lui estraneo e che non aveva niente a che vedere con quello che percepiva con altre ragazze. Un piacere tanto forte da destabilizzarlo e farlo innervosire.
Strinse i denti con forza mentre avvertiva il respiro caldo e pacato di Gea contro la pelle. Dopodiché si decise a salire le scale nell'intento di scollarsi l'umana di dosso il prima possibile. Più lei gli sarebbe stata lontano e meglio sarebbe stato per lui. Non la voleva tra i piedi né tantomeno tra i pensieri; un'inutile umana non era degna di scatenargli un simile effetto.
Raggiunse la camera della ragazza, entrò rapidamente e si diresse a passo spedito al letto sfatto ed ancora bagnato. Non se ne curò affatto, si piegò sul materasso, spinse le mani contro i fianchi della giovane e l'allontanò dal suo corpo, sentendo istantaneamente una ventata fredda contro il torace.
Gea ricadde sul letto con un mugolio, successivamente si raggomitolò su un fianco e continuò a dormire come stava facendo da qualche minuto.
E così non si accorse di quando Deimos inclinò la testa per osservarla da una diversa angolazione, di quando i suoi penetranti zaffiri si focalizzarono su una lunga striscia rossa sul suo collo, di quando le si avvicinò per prenderle il mento tra due dita e stringerlo con forza, di quando le voltò la testa per appurare quanto fosse esteso quel marchio provocato dal colpo che le aveva scagliato addosso e di quando la lasciò andare per teletrasportarsi in qualche luogo lontano.
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I poteri del tetraedro
ChickLitGea è una ragazza come tante... o almeno così ha sempre creduto. La sua vita viene stravolta in una notte da un ragazzo dai taglienti occhi cobalto, estremamente pericoloso quanto affascinante. Ogni giorno sarà messa davanti a dure prove, e avrà so...