Capitolo 20

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Non appena un raggio di sole gli toccò la gamba, Deimos si svegliò. Sollevò la testa, appoggiata su quella della ragazza, ed abbassò immediatamente lo sguardo.
Sollevò un sopracciglio nel notare come una gamba di Gea avesse preso il sopravvento sulle sue e come metà del suo corpo fosse stato sotterrato sotto quello esile di lei. 
Ma ciò che più attirò la sua attenzione fu la sensazione di qualcosa di bagnato sul petto. Sollevò una mano e si tastò l'addome, risalendo in prossimità del volto della giovane. Appena le sue dita tastarono una sostanza liquida e appiccicosa, strinse gli occhi ed alzò la mano per portarsela davanti alla faccia.
Non gli ci volle molto a capire di cosa si trattasse.
Si tolse la ragazza di dosso con un colpo secco, facendola cadere di sotto dal letto, e scattò in piedi come una molla.
Gea si tastò un braccio dolorante e si mise a sedere sul pavimento sul quale era atterrata. << Ma sei pazzo? >> biascicò fulminandolo con lo sguardo.
<< Fai proprio schifo, umana >> affermò disgustato il ragazzo, afferrando il lenzuolo per pulirsi il petto.
La giovane si alzò in piedi ed incrociò le braccia con un'espressione alterata. << Come mai questo complimento? >> domandò battendo un piede sul parquet.
Deimos puntò gli occhi in quelli di lei e la osservò di sottecchi con la sua solita impassibilità. << Sbavi, umana. Sei disgustosa >> la appuntò freddamente.
Gea ritrasse la testa e sul suo volto si affacciò un sorriso divertito. << Ti ho sbavato? >>
<< Ne vai fiera? >> la reguardì lanciando il lenzuolo sul letto. << Mettiti della carta in bocca d'ora in poi. >>
La ragazza rise di gusto ed avanzò verso di lui. << Non mi succede quasi mai. Evidentemente avevo la bocca troppo aperta >> ipotizzò tra le risate. Gli tirò una leggera pacca sugli addominali e continuò a ridere. << Questi tuoi muscoli di marmo mi hanno slogato la mascella. È stato come dormire su un tavolo... Dev'essere stato per questo motivo che ho tenuto la bocca spalancata >> dichiarò divertita.
Deimos osservò come le brillassero gli occhi ad ogni parola. Così, senza spostare l'attenzione dalle sue gemme d'ambra, le afferrò un polso e l'attirò contro di sé. << Lo trovi tanto divertente? >> le domandò, mantenendo un'espressione seria e fredda.
Il cuore della ragazza si agitò impetuosamente, scagliandosi contro il suo petto come se cercasse di uscirne.
Scrollò le spalle. << Noto che il tuo senso dell'umorismo non è aumentato di una virgola >> lo provocò con un sorriso beffardo.
<< Trovo divertenti ben altre cose >> contrabattè il giovane, trafiggendola con lo sguardo.
<< Mm >> borbottò pensierosa Gea, sorridendo divertita. << Tipo fare i dispetti alle vecchiette o rubare i giocattoli ai bambini? >>
Deimos si aprì in un sorriso maligno. << Te lo mostro. >>
Un secondo dopo, senza che alla ragazza fosse stato dato il tempo di pronunciare parola, piantarono i piedi sul terreno sassoso della montagna memore del combattimento tra aria e terra.
Gea si guardò intorno, riconoscendo le crepe sul terreno e la lunga faglia scavata tra le rocce. << Questa è... >> iniziò a dire, ritrovandosi ad urlare spaventata un attimo dopo. Il suo intero corpo si trovò sospeso nel vuoto, trattenuto da un imminente schianto solo dalla mano di Deimos.
La ragazza agitò le gambe nell'aria ed alzò la testa per fulminare l'essere mostruoso che la teneva appesa al filo del rasoio, tra vita e morte. Lui le rivolse un sorrisetto divertito, piegandosi sui talloni con un'espressione vendicativa. << Questo >> scandì. << È ciò che mi diverte >> asserì con un derisorio cenno del capo. 
<< Tirami su >> gridò furente la giovane.
Deimos scoprì i suoi bianchi denti in un sorriso beffardo. << Stavo pensando di fare l'opposto. >>
Una folata di vento alzò la lunga maglietta di Gea, mostrando le sue mutande alla vallata deserta. La ragazza rabbrividì e si agitò per coprirsi, non notando gli sguardi compiaciuti del giovane.
<< Accidenti >> sbottò, spazientita dai suoi vani tentativi. Tornò a rivolgere la sua attenzione al mostro sopra di lei e cercò di allungare un braccio verso di lui. << Ti ho detto di tirarmi su >> sbraitò, mentre la sua mano scivolava contro la roccia.
<< Cosa ci guadagnerei? >> le domandò sollevando un sopracciglio in un gesto provocatorio.
Gea sbuffò rumorosamente ed annuì esasperata. << Ok, va bene, ti cucinerò pranzo e cena. >>
<< Della tua immondizia non so che farmene >> ribatté lui con un'espressione schifata. << Impegnati di più, umana >> la canzonò, stavolta serio in volto.
<< Mi fa male il polso >> si lamentò la ragazza.
<< Sbrigati. >>
<< Non lo so... >> farfugliò lei, confusa dal dolore ai tendini. << Farò tutto quello che vuoi, ma tirami su. >>
Deimos sorrise soddisfatto, e così si sollevò in piedi issando con sé la ragazza. Allungò un braccio e le circondò i fianchi, avvicinandola al suo corpo e permettendole di posare i piedi nudi a terra. Gea adagiò una mano su un bicipite del giovane e si voltò a guardare il precipizio, facendosi sfuggire un sospiro di sollievo.
Il ragazzo la osservò divertito, mentre nella sua mente sciamavano idee su come renderle un inferno quella giornata. Se la sarebbe spassata facendole perdere le staffe ogni santo secondo.
Abbassò la testa ed alitò nell'orecchio della giovane, procurandole dei brividi lungo la schiena. << Tutto, umana >> le ricordò con un ghigno.
Gea volse il capo e puntò le sue vispe gemme d'ambra nei suoi accesi zaffiri. << Era per dire, non farò mai tutto quello che vuoi >> ribatté con uno sguardo di sfida.
Deimos alzò un sopracciglio e le rivolse un sorriso derisorio. << Tu credi? >>
<< Lo credo >> affermò con sicurezza lei.
Il ragazzo, con uno scatto, la strinse a sé, premendo il corpo della giovane contro il suo. La sollevò di poco da terra ed avanzò in direzione del precipizio.
Gea sgranò gli occhi, mentre il cuore le batteva furiosamente, e lanciò occhiate da una parte all'altra come alla ricerca di un aiuto. Sbuffò spazientita e batté il palmo contro il bicipite del ragazzo. << Ok, va bene. Tutto >> concesse esasperata.
Deimos si arrestò ed allargò il suo sorriso compiaciuto. Un secondo dopo misero piede nell'ingresso della silenziosa casa, facendo scricchiolare le assi di legno.
Il ragazzo le tolse il braccio dai fianchi e le rivolse un cenno del capo con un'espressione sbruffona. << Vammi a preparare qualcosa di davvero commestibile. >>
Gea sollevò un sopracciglio. << Ciò che cucino è sempre commestibile >> rispose, calcando sulla parola "sempre".
<< Anche l'immondizia lo è >> le fece notare con uno sguardo impassibile. << Vedi di non ripetere gli stessi errori e datti una mossa: ho fame >> le ordinò freddamente, dandole le spalle per avviarsi verso il salotto.
La ragazza strinse le mani in due pugni, trattenendosi a stento dallo scagliargli addosso un fulmine. << Buongiorno anche a te comunque >> borbottò stizzita, prima di dirottare verso la cucina.


I poteri del tetraedroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora