Capitolo 25

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<< Non usciremo di qui finché non avremo pagato il conto >> s'impuntò Gea, lanciando un'occhiataccia al ragazzo seduto davanti a sé.
Quest'ultimo sollevò un sopracciglio e le rivolse un sorriso derisorio. << Davvero? >>
<< Eccome >> ribatté convinta lei, battendo un pugno sul tavolo. Si sporse in avanti e si guardò attorno con circospezione, per poi ritornare a puntare le sue gemme su di lui. << Deve finire questa cosa del "prendi e fuggi", e se proprio non puoi fare a meno di compiere cattive azioni, almeno per stavolta fai uno sforzo e comportati civilmente >> sussurrò con un tono perentorio.
<< Mi stai dicendo che ho una cattiva influenza? >> le domandò divertito, fissandola coi suoi penetranti zaffiri.
<< Be' >> iniziò a dire la ragazza, ritraendosi con un'espressione meditativa. << Non sei esattamente uno stinco di santo, la tua fedina penale è leggermente, ma proprio leggermente, sporca e non ti fai scrupolo ad insozzarla ancora di più... ma ci si può lavorare >> concluse ironica con un'alzata di spalle. << Se oggi compi questa bella azione, ovvero pagare il conto, sono sicura che ti potrai aggiudicare un piccolo spazio in paradiso >> concluse annuendo.
<< E cosa dovrei farmene di un piccolo spazio in paradiso? >> le domandò calcando sulla parola "piccolo". Dopodiché abbassò la testa e fissò una mano di Gea sul tavolo. Osservò la sua pelle ricoperta di piccoli tagli e sbucciature su qualche nocca, poi il modo in cui le sue dita affusolate si stendevano sul pianale in legno, apparendo estremamente fragili. Rialzò gli occhi e la guardò di sottecchi con un'intensità tale da far battere il cuore della giovane ad una velocità olimpionica. << Te l'ho già detto >> le sussurrò con un tono rauco ed un sorriso sghembo.
<< Che cosa? >> chiese confusa lei, osservando la mano di Deimos farsi più vicina alla sua mentre il battito cardiaco le pulsava nelle orecchie.
Le dita del ragazzo le avvolsero delicatamente il polso e le sfiorarono quasi distrattamente la pelle. Subito dopo il sorriso del giovane si distese in uno beffardo. << Che tu verrai con me >> dichiarò perforandola con la forza dei suoi travolgenti zaffiri. << All'inferno >> sibilò un secondo prima che Gea capisse quali fossero le sue intenzioni ed entrambi scomparissero da quel piccolo ristorante.


                                                                     *  *  *



Appena dopo giunsero nell'ingresso della loro casa. Gea alzò immediatamente la testa e scagliò i suoi adirati occhi sul ragazzo. << Ti costa così tanto comportarti almeno per una volta come una persona normale? >> sbottò frustrata.
Deimos la osservò con un sorrisetto provocatorio stampato in faccia e le si avvicinò di un piccolo passo. << Perché non dici cos'è che ti dà davvero fastidio? >> le domandò con uno sguardo penetrante.
Gea arretrò di poco e corrugò la fronte, sentendo scorrere delle gocce di sudore freddo sulla schiena. << Non c'è nulla che mi dia più fastidio del tuo atteggiamento da ladro incallito >> ammise incerta, scuotendo il capo.
Il giovane continuò ad avanzare con un'espressione divertita e beffarda al tempo stesso. << Davvero? >> insistette inclinando la testa e passandosi la lingua sulle labbra.
<< Esattamente >> tagliò corto lei, prima di sbattere la schiena contro la parete e rimbalzare in avanti, finendo per scontrarsi contro il petto del ragazzo. Alzò lo sguardo di scatto e rimase prigioniera degli occhi color del mare notturno di lui. Deglutì in difficoltà e meditò su una rapida via di fuga con cui salvarsi, o meglio, su una scusa plausibile da propinargli prima che le facesse sputare quello che la sua mente aveva stupidamente pensato.
Ma quando Deimos la spinse contro il muro e le precluse qualsiasi scappatoia col suo corpo, il cervello della giovane andò nel panico.
<< Credo di dover vomitare >> buttò là con nonchalance. << L'omelette mi deve aver scombussolato lo stomaco >> aggiunse con un'espressione sofferente. << Perciò... se non vuoi prenderti una vomitata in piena faccia... come dire... >> temporeggiò gesticolando lentamente. << Dovresti spostarti e farmi raggiungere la meta, o meglio, il canestro >> affermò riducendo gli occhi a due fessure. << Non so se la metafora ha reso bene il concetto. >>
Deimos sorrise sghembo e le appoggiò una mano sul fianco, per poi spostarla sulla sua schiena ed alzarle la maglietta. << Due cose ancora non ti sono chiare, umana >> dichiarò, calcando sulla parola "umana" di proposito per farla indispettire. In tutta risposta Gea arricciò il naso e strinse i denti.
Con un rapido scatto la fece cozzare contro di sé e la guardò con un che di superiorità, non abbassando la testa. << Non puoi mentirmi >> le fece presente, mentre sulla bocca gli si delineava un sorriso provocatorio. Fece scorrere una mano lungo la schiena della ragazza ed in contemporanea si piegò su di lei per avvicinare le loro bocche.
Si studiarono vicendevolmente, senza rendersi conto che man mano i loro occhi si socchiudevano e che l'avvolgente atmosfera creatasi li isolava dal resto del mondo.
Gea fissò le labbra del giovane col cuore impazzito e la mente leggera, ed istintivamente alzò una mano per prendergli la maglietta e stringerla. Nello stesso istante Deimos accorciò le distanze e le sfiorò la bocca con la propria, aumentò la presa sulla sua schiena ed alzò gli occhi in quelli socchiusi di lei. << E non puoi nascondermi nulla >> sussurrò con un tono beffardo, ridestando la giovane dal corso dei suoi pensieri.
Quest'ultima puntò le sue gemme nei profondi zaffiri del ragazzo e si schiarì la voce. << E cosa ti starei nascondendo? >> riuscì a chiedere, sperando che lui si stesse sbagliando.
Deimos la indicò con un piccolo cenno del capo e si aprì in un ghigno divertito. << Il motivo per cui volevi tanto che pagassi il conto. >> 
<< È quello che ti ho detto: una semplice questione di principio >> ribatté annuendo e scrollando le spalle.
Il giovane le passò una mano sotto la maglietta e le accarezzò la schiena con dei movimenti decisi e possessivi. Il che contribuì ad accelerare il ritmo cardiaco di Gea, che per un attimo abbassò lo sguardo e si concentrò sulla bocca del ragazzo.
<< È inutile che continui a mentirmi >> le bisbigliò divertito, sollevandola improvvisamente da terra e muovendosi verso il salotto. La mise a sedere sulla testata del divano ed appoggiò le mani ai lati del suo corpo, facendosi di nuovo vicino al suo viso. << Dillo >> le ordinò con un tono profondo, incatenandola ai suoi severi zaffiri. 
Gea rimase a fissarlo in silenzio per qualche istante, mentre dentro di sé infuriava una guerra contro se stessa per essersi fatta incastrare e scoprire ancora. Alla fine sbuffò sconfitta ed abbassò la testa, guardandosi le gambe con aria assorta. << È solo una stupidaggine, insomma, non... >> Si morse un labbro in difficoltà, non rendendosi conto che il ragazzo seguiva con lo sguardo ogni suo più minimale gesto. << Tra gli umani funziona così a volte... cioè, quando il ragazzo paga un pranzo o una cena alla ragazza... insomma, è come se si trattasse di un appuntamento e... >> Scalciò piano coi piedi, mentre le guance le si coloravano di rosso, e si strinse nelle spalle. << Volevo solo che il pranzo di oggi... ci assomigliasse. Ma è solo una stupidaggine, non ci ho dato poi così tanto peso >> mentì con un'altra alzata di spalle.
Deimos sollevò un sopracciglio ed avvicinò il viso a quello della ragazza, sfiorandole una ciocca di capelli con la bocca per farle alzare la testa. << Ah no? >> le domandò canzonatorio.
<< No, affatto. E comunque se sapevi tutto potevi evitare di farmelo dire >> ribatté stizzita, scostandosi dal suo tocco.
Il giovane si ritrasse appena e la seguì con gli occhi mentre lei, indispettita, si girava per non guardarlo in faccia. Un sorriso compiaciuto si affacciò sulla bocca di Deimos, che subito le si avvicinò e le accarezzò i capelli con il naso e le labbra, inspirando tra essi e facendosi strada verso il suo orecchio. << Quanto sei umana >> le sussurrò contro il padiglione, afferrandole l'elastico della treccia e tirandolo rudemente per attirare la sua attenzione e farla voltare.
<< Quanto sei subdolo >> contrattaccò Gea, tornando a posare gli occhi su di lui.
Si osservarono per qualche istante. Due grandi occhi da cerbiatto avvolti dalla profondità di due zaffiri blu notte. Poi il ragazzo accorciò rapidamente le distanze tra i loro volti e la baciò d'impeto, quasi rischiando di farla cadere all'indietro se non fosse stato per la mano con cui la teneva stretta a sé.
La giovane si allungò come un gatto contro il suo petto ed allacciò le braccia dietro il suo collo. Gli morse il labbro inferiore per dispetto e sorrise sulla sua bocca non appena lo sentì ringhiare infastidito. Subito dopo lo strinse ancor di più a sé e rispose con passione ai frenetici baci con cui il ragazzo le impediva quasi di respirare.
Con la mano libera la prese sotto un ginocchio e le alzò la gamba per condurre i suoi movimenti finalizzati a circondargli i fianchi. Dopodiché la sollevò dalla scomoda testata del divano e la teletrasportò con sé al piano superiore, nella camera da letto di lei.
La distese sotto il suo corpo senza mai staccarsi dalla sua bocca, come se non fosse più in grado di farne a meno, e le alzò la maglietta fin sotto al seno.
Gea fece pressione contro le sue spalle per farlo alzare ed il ragazzo si fermò istantaneamente, distanziandosi dalla sua bocca. I loro respiri affannati si miscelarono, senza più sapere dove iniziava l'uno e dove finiva l'altro. E lo stesso fecero i loro occhi, incatenati come per effetto di due potenti calamite.
La ragazza allungò le braccia e chiuse le dita attorno ai lembi della maglietta di lui, cominciando poi a sollevargliela lentamente. E Deimos, per tutta la durata di quel gesto, la scrutò minuziosamente, leggendo tra le righe di ogni più sottile sfumatura delle sue gemme ambrate, finché non fu costretto ad interrompere quel contatto visivo per farsi sfilare la maglia.
Gea la gettò sul comodino lì vicino ed alzò il mento per far ricombaciare le loro labbra. Espirarono rapidamente l'uno sulla bocca dell'altra, a pochi millimetri di distanza. Infine il giovane si abbassò completamente su di lei e la baciò con trasporto, aumentando l'intensità del loro contatto ad ogni carezza che le mani della ragazza gli depositavano sulla schiena. 
<< Deimos? >> lo chiamò lei in un sussurro, distanziandosi quel tanto che bastava a riprendere fiato.
Il cuore del ragazzo accelerò i battiti nel sentire pronunciare il proprio nome. << Che c'è? >> le rispose secco, calandosi sul suo collo e cominciando a baciarlo appassionatamente. Le morse piano la pelle e, dopo averla sentita mugolare, ci passò la punta della lingua, addolcendo la forza dei baci che le stava seminando.
<< Mi chiamerai ancora per nome? >> gli domandò speranzosa, mentre aumentava la presa attorno alla sua schiena e si solleva per inspirare l'odore dei suoi capelli. Chiuse gli occhi e sfregò le labbra su alcune ciocche del ragazzo, quasi non accorgendosi della mano di lui sulla propria schiena che la stava sollevando.
E così, appena un attimo dopo, entrambi si ritrovarono seduti l'uno davanti all'altra.
Deimos le afferrò rapidamente la maglietta e la fece sparire dalla sua vista in un batter di ciglia. E la giovane, dal canto suo, si protese verso di lui e chiuse le labbra sulle sue in un tenero bacio privo di urgenza, come se intendesse soltanto imprimere quel momento nelle loro menti. Appoggiò le mani sulle sue spalle muscolose e gli si avvicinò ulteriormente, sospinta anche dal palmo del ragazzo premuto sulla sua schiena.
Quest'ultimo inclinò la testa ed intrecciò la lingua a quella di Gea, innescando in tal modo una miccia nei corpi di entrambi. La giovane aumentò la pressione sulle sue spalle e lo spinse disteso sul materasso con un colpo secco, mettendo bruscamente fine al loro bacio.
Due ardenti zaffiri saettarono in due offuscate gemme ambrate con una rapidità tale da sembrare quasi che i loro sguardi non si fossero mai allontanati.
<< Non mi hai risposto >> bisbigliò Gea, stendendo le braccia ed adagiando le mani sul suo petto marmoreo.
Deimos non proferì parola, ma si limitò a leggere e snodarsi tra le gradazioni chiare e calde degli occhi della ragazza. Come ogni altra volta, riuscì a decodificare le emozioni che attraversavano le sue iridi, traducendo la luminosità che le contraddistingueva in una viva speranza in una sua risposta affermativa. Poi abbassò lo sguardo e lo posò sulle sue guance arrossate e sulle sue labbra gonfie di baci, sentendosi irrimediabilmente attrarre da tutto ciò su cui i suoi zaffiri si posavano.
Si sollevò leggermente, posando una mano sul letto per sorreggersi, ed avvicinò il volto a quello della giovane. Poi le portò l'altra mano sul collo e sorrise sfacciatamente ad un centimetro dalle sue labbra. << Non sono tenuto a rispondere ad ogni tua domanda >> le fece presente, inclinando la testa e sfregando le loro bocche.
Gea socchiuse gli occhi assuefatta e gli passò una mano sulla nuca, accarezzandogli i capelli con dei delicati tocchi. << E non puoi fare un'eccezione per stavolta? >> sussurrò mentre gli sfiorava il naso con la punta del proprio. << Mi accontenterei anche di un monosillabo >> aggiunse con un sorriso divertito.
Il cuore del ragazzo cominciò a sbattere contro il suo petto ad una velocità sostenuta, ma non quanto quella a cui stava correndo quello della giovane.
E così lui si ritrovò a deglutire e a fissare con intensità la bocca di Gea sempre più vicina alla sua. Un secondo dopo capovolse le posizioni e si distese sul fisico di lei, prendendole i polsi e bloccandoglieli contro il lenzuolo. Le rivolse uno sguardo tanto famelico quanto travolgente e si precipitò a succhiare e lambire quelle labbra che lo riempivano di desiderio anche solo guardandole.
Gea mugolò in segno di protesta non appena cercò di muovere le mani che le teneva ferme, ma appena un secondo più tardi smise di lamentarsi e si fece trasportare dal passionale bacio che le stava annebbiando il cervello.
E proprio nel momento in cui lei riuscì a sfuggire dalla presa fatta più lente e ad intrecciare le dita tra i capelli del giovane, questi si allontanò di scatto. Alzò la testa e puntò il suo sguardo divenuto improvvisamente freddo sul muro, come se riuscisse a vedere qualcosa al di là di esso.
Gea lo osservò confusa, poi quella sua confusione si trasformò in allarme quando lo vide scendere di volata dal letto e fermarsi in mezzo alla stanza.
<< Che sta succedendo? >> domandò preoccupata mentre si tirava a sedere.
Gli imperscrutabili e glaciali occhi di Deimos rimasero fissi su un preciso punto della parete. << Dobbiamo andarcene da qui >> asserì lapidario, voltandosi a guardarla con durezza. << Adesso. >>
La ragazza sgranò le sue gemme, impaurita, e si catapultò fuori dal letto. Raccolse la sua maglietta, indossandola in tutta fretta, e lo raggiunse prima che lui uscisse dalla camera e si recasse nella propria. Gli agguantò un braccio e lo fece girare parzialmente verso di sé. << È quello che penso io? >> domandò con la paura dipinta negli occhi e le gola secca. << Acqua e fuoco? >>
<< Datti una mossa >> la reguardì secco, prima di scrollarsi la sua mano di dosso e ricominciare a camminare.
Gea lo seguì con lo sguardo ed infine sbuffò stressata. Rientrò nella sua stanza e raccolse le sue due felpe dall'armadio, poi la sola biancheria pulita che le era rimasta e qualche maglietta. Il resto lo avrebbe comprato in seguito, o almeno sperava di poterne avere l'occasione.
Corse al bagno e, non sapendo cosa prendere, troppo scossa dai mille pensieri che le si aggrovigliavano nella mente, afferrò un rotolo di carta igienica. Si caricò tutto tra le braccia e corse al piano di sotto, più precisamente nella cucina. Gettò il carico sul tavolo ed andò a cercare un sacchetto nello sportello sotto l'acquaio in modo da poterci mettere dentro tutto ciò che aveva raccatto. Non trovò nulla.
Esasperata dalla situazione e dalle mancate risposte di Deimos, sbatté la piccola anta e ripercorse le scale alla velocità della luce. Strappò via il lenzuolo dal letto e tornò al piano inferiore per usarlo come sacchetto.
Il ragazzo apparve alle sue spalle, con una nuova maglietta addosso, mentre lei si stava sforzando di arrotolare il telo per farci un nodo.
<< Ferma >> le ordinò con freddezza, raggiungendola e strappandole il lenzuolo dalle mani. Gea lo osservò assorta, mentre lui riusciva nell'impresa che lei aveva appena fallito. Poi entrambi sollevarono la testa nel medesimo istante, e con essa anche i loro sguardi si abbatterono l'uno sull'altra.
Deimos percepì la paura della ragazza riempire la stanza, e quello stesso terrore riuscì a vederlo riflesso nelle sue iridi accese. Per un attimo, mentre scrutava quei grandi occhi da cerbiatto, la sua mente scattò a ritroso come una molla improvvisamente lasciata andare. Ripercorse in rapida successione ogni ricordo in cui quella strana umana che gli faceva battere il cuore sorrideva e rideva, in cui si addormentava di schianto sul suo petto, in cui si arrabbiava per tutte le volte che la prendeva in giro e in cui gli mostrava le infinite sfaccettature del suo carattere.
Di una sola cosa fu sicuro in quel momento: che non avrebbe permesso a nessuno di portargli via quell'umana. Era sua, e nessuno avrebbe dovuto osare strappargliela dalle mani.
<< Muoviamoci >> ringhiò tra i denti, avvicinandosi a lei e stringendole un gomito tra le dita.
Gea deglutì e lo guardò con un velo di apprensione. << Non tradirai di nuovo la mia fiducia, vero? >> gli domandò con un filo di voce.
Deimos la fissò con un'impassibilità tale da farle contorcere lo stomaco per l'ansia. Per vari secondi non proferì parola, facendo accrescere lo stato di agitazione della ragazza. Poi le afferrò il mento con due dita e le alzò bruscamente la testa, avvicinò il suo viso e la trafisse con uno sguardo tanto profondo quanto il mare tempestoso racchiuso in quelle iridi. << Dammi un motivo >> le sussurrò a pochi centimetri dalle labbra.
E poi, prima che quelle parole acquistassero un senso nella mente di Gea, entrambi abbandonarono quella casa: compagna silenziosa delle loro vicende, fida osservatrice di mille nascenti sentimenti e leale rifugio delle loro anime.
















LA STORIA AVRÀ UN SEGUITO A BREVE XD QUESTO È SOLO L'INIZIO!

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