Top of the tongue

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Io sono i carboni ardenti che mantengono Louis vivo. Non posso permettere che si spenga.

Mi asciugo le guance con la manica del mio magliore. Inspiro.

Cerco di mettere via la lettera con mani tremanti.

E' questo che ho fatto anche io? Ho lasciato una misera lettera?

Sono così dannatamente incazzata. E triste.

Mi alzo in piedi e mi guardo allo specchio. Ho gli occhi rossi e gonfi. Forse, Louis mi lascerà per il mio aspetto. Sarebbe molto comodo.

Dove sei, Louis?

Digito queste lettere, mentre esco dal bagno. Sono così impegnata ad aspettare la sua risposta che vado a sbattere contro qualcuno.

Alzo la testa lentamente e quella davanti a me è eccessivamente pelata.

- Scusami.

Adoro essere così loquace.

- Fa' nulla - mi risponde Liam.

Rimaniamo a fissarci per dieci minuti e la cosa diventa imbarazzante. Ricordo il nostro primo incontro, il nostro primo silenzio. Il cambiamento è stato eccessivo e repentino.

Alza le spalle e fa per andarsene, quando afferro la manica del suo giacchino: - Aspetta.

Liam si riposiziona davanti a me, a braccia incrociate. Mi guarda senza sorridere, con gli occhi leggermente chiusi. Leggo la parola 'allora?' nella sua espressione.

- Allora?

Ecco, appunto.

Faccio due passetti in avanti e mi gratto il naso, mentre dondolo avanti e indietro. Non so cosa dire, esattamente.

Inizio a gesticolare animatamente come fanno i pizzaioli italiani dei film: - Volevo chiederti..

Vediamoci fuori dalla scuola e facciamo pace.

Ritorniamo amici come prima.

-... Come sta Bliss?

Diamine.

Alza un sopracciglio ed indietreggia: - Bene.

Poi si volta e, accelerando, mi lascia sola davanti al mio rifugio segreto.

Rimango lì ferma per una decina di minuti, fino a quando la vibrazione di un messaggio non fa scuotere i miei muscoli.

Auditorium x

Auditorium sia.

***

Il buio mi disorienta. L'unica cosa illuminata debolmente è il palco. La figura di Louis è sotto l'occhio di bue.

- Aimons donc, aimons donc! - grida.

Non penso che abbia notato la mia presenza.

Mi siedo in un posto e mi abbasso, in modo che non mi noti. Continua a parlare in francese, lingua a me comprensibile quanto l'arabo, ma riesco ad emozionarmi comunque.

Le ultime parole vengono sussurrate debolmente. Si porta le mani al petto.

Mi alzo in piedi ed inizio ad applaudire. Lui alza lo sguardo verso di me e sorride. Scende dal palco e sale qualche scalino. Inizio a scendere anche io, tentando di non cadere, ma neanche a dirlo, mi ritrovo ad avanzare di ginocchia.

- Attenta - lui mi afferra per il gomito e mi aiuta ad alzarmi.

Il ginocchio destro cede per un secondo. Dolore immenso.

AmnesiaWhere stories live. Discover now