Capitolo Diciottesimo.

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'È ora di svegliarsi' sento un bacio posarsi sulle mie labbra delicatamente. Le braccia di Calum mi avvolgono ancora e il suo profumo è la prima cosa familiare che sento inspirando profondamente.
'Buongiorno' sorrido dolcemente mentre cerco di aprire gli occhi.
'Sono le due del pomeriggio, non abbiamo pranzato, non hai fame?' Non posso fare a meno di ridere alla sua affermazione 'sarebbe meglio mangiare qualcosa prima di andare da Luke' subito tutto ritorna chiaro.
'non ho fame Calum.. E poi sai che mi rattrista questo fatto di dover accompagnare Luke all'aeroporto, non so se posso farcela a vederlo star male ancora' sposto i capelli dal viso e mi stacco dalle braccia di Calum osservando il soffitto.
'È l'ultimo passo questo, poi chiuderà questa storia e starà meglio senza Aleisha che gira per casa'. Annuisco e decido di alzarmi dal letto. Raccolgo i vestiti, mentre Calum scende a preparare qualcosa, in boxer. Sistemo un po' il letto prima di scendere, pensando al fatto che non posso rovinarmi questa giornata, è iniziata così bene che la testa sembra galleggiare nell'aria per la leggerezza che sento dentro.

Mi aspetto di sentire qualche meraviglioso profumo mentre scendo le scale di casa Hood, ma il mio olfatto non capta nulla di delizioso. Svolto l'angolo e trovo il mio fidanzato girato di spalle, intendo ad osservare i vari contenitori nella dispensa.
"Nulla di già pronto Hood? E io che mi aspettavo qualcosa di delizioso fatto da te" incrocio le braccia e lo raggiungo, mettendomi di fianco a lui.
"Sono una frana in queste cose, ti va di fare tu qualcosa per noi? Nel frattempo meglio se indosso qualcosa, non si sa mai che mi salti addosso" mi schiocca un bacio sulla guancia e mi lascia mentre ribatto "dopo stamattina, posso affermare che avverrebbe il contrario, anche se non smentisco nessuna ipotesi" gli faccio una linguaccia e mi volto ad osservare vari ingredienti.
Alla fine preparo due semplici panini al burro di arachidi e succo di frutta, semplice ma pur sempre mangiabile.

'Luke, tra meno di 5 minuti siamo da te' gli scrivo un messaggio per avvertirlo mentre sono in macchina con Calum. Da quando ho abbandonato la casa del ragazzo che mi siede accanto, l'ansia ha preso il sopravvento. Le mie gambe continuano a muoversi ad un ritmo insostenibile, le mie dita schioccano ogni due minuti e ho paura di mangiare le unghie che ho appena fatto crescere, stranamente, senza divorarle.
"Stai tranquilla" Calum posa una mano sulla mia e mi accorgo che siamo giunti a destinazione. Luke ha le mani nelle tasche dei suoi soliti skinny jeans neri, il cappuccio della felpa grigia gli copre il ciuffo biondo e due fili bianchi spuntano ai lati del suo viso. Si accorge di noi, appena alza lo sguardo posso vedere tutta la sua tristezza passarmi attraverso. È come se condividessimo quel dolore con uno sguardo, come se potessi capirlo fino in fondo. Ma sono grata di questo perché dividerei il suo dolore solo per potergli alleviare un po' di inutile sofferenza.
Stringo forte la mano di Calum, come a cercare aiuto, riparo, e un po' di forza.
"Sali dietro con lui, ha bisogno di te" mi volto verso di lui sorridendogli appena, annuendo grata della sua comprensione. Quindi senza pensarci troppo, scendo e aspetto che Luke ci raggiungi per salire con lui. Non serve un saluto, appena mi raggiunge, basta un piccolo sorriso per riceverne uno suo, e questo mi basta come 'ciao', anche se significa molto di più di questo.
Luke continua ad ascoltare la sua musica, parole che forse riescono a dire ciò che lui sente e che tiene per sé. Non lo incolpo di questa voluta indifferenza, al contrario gli afferro una mano, la stringo forte nelle mie. Sento il calore delle sue mani e mi scappa un sorriso, perché infondo è sempre lui. Mi siedo al centro del veicolo, le nostre spalle si sfiorano. Porto la sua mano sulle mie gambe e continuo a stringerla. Non importa se non mi guarda, so che se lo facesse cederei, quindi non cerco i suoi occhi. Mi basta il suo gesto istintivo.
Stringe la mia mano ancora più forte.

"È mezz'ora che siamo seduti qui, te lo avevo detto Calum di non partire troppo presto" mi lamento innervosita o forse solo troppo ansiosa.
"Pensavo di metterci di più" alza le mani in sua difesa e gli stampo un bacio sulla guancia. Guardo Luke, non faccio altro da un'ora. Le sue mani unite, il busto ripiegato in avanti, i gomiti che posano sulle ginocchia, le gambe che si muovono irrefrenabili. Non sembra nemmeno la stessa persona. Ha sempre affrontato tutto con serenità, a differenza ero io che andavo in panico e avevo bisogno di lui. Ora mi trovo disorientata, non sono mai stata brava con le parole, le consolazioni o cose del genere.
Intravedo Liz e suo marito avvicinarsi, dietro di loro Aleisha cammina a testa bassa. Non vi è traccia delle valigie, hanno già fatto tutte le procedure necessarie a quanto pare.
"Ciao Liz" la abbraccio dolcemente e sorrido all'uomo biondo che mi accarezza una spalla dietro di lei.
"Scusate il ritardo, ci sono stati dei disguidi con il biglietto" Lo sguardo della mamma di Luke passa da me a Calum. Si volta verso la ragazza dietro di loro e poi ritorna a me, con aria fin troppo triste.
"Melissa, Aleisha tu voleva parlare un attimo, ti prego di ascoltarla" capisco il motivo della sua richiesta, sa il rancore che porto verso di lei. Ma forse devo mettere un attimo da parte l'orgoglio. Mi volto verso Luke per cercare conferma, ma ancora non ha alzato lo sguardo, ha solamente riposto gli auricolari.

Crazy, stupid you and me || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora