2. Beatris

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Do un'ultima occhiata al mio riflesso nello specchio. Indosso un cappello di lana nero, una felpa rivestita internamente di pelliccia, la mia vecchia maglietta dell'Hard Rock, un paio di jeans chiari strappati sul ginocchio sinistro e le mie amatissime vans bordeaux.
Dalla sera del ballo i miei occhi hanno perso quella leggera sfumatura azzurra che ricopriva il grigio tempesta, come se parte della mia anima fosse stata estirpata.
I capelli, invece, si sono scuriti. Da ramati che erano sono passati al castano mogano.
Quando sono stata in ospedale il medico me l'ha detto: quando si subisce un trauma il colore dell'iride e dei capelli può cambiare. Sono fortunata a non avere intere ciocche bianche.
Mio padre mi chiama dal piano di sotto.
«Beatris, sei pronta?» chiede.
«Quasi! Un minuto ed arrivo!» rispondo ad alta voce, in modo che possa capire bene cosa sto dicendo.
Fra poco mi attenderà un viaggio in macchina di circa venti ore e mezzo dal Massacchusets alla Florida.
Andando in aereo impiegherei decisamente meno tempo - all'incirca due ore - ma il biglietto è molto più costoso, nonostante bisogni pagare la benzina usufruendo dell'auto.
Mi dispiace per mio padre che, dopo aver accompagnato me, deve percorrere tutto il viaggio a ritroso, impiegando altrettante ore.
Durante quest'anno il nostro rapporto si è notevolmente rinforzato. Abbiamo imparato a conoscerci ed è stato l'unico amico che ho avuto. Ero troppo affezionata ai miei vecchi amici per stringere nuovi legami affettivi.
Dopotutto, quanto può volermi bene mio padre per concedermi di tornare a vivere a Beacon Hills?
Sicuramente ho dovuto insistere per convincerlo a lasciarmi avere come coinquilino un ragazzo, ma era l'unico ad essersi interessato alla mia offerta e ho bisogno di qualcuno con cui condividere le spese e le bollette.
Il ragazzo in questione si chiama Thomas Wain. Ha la mia età. Frequenterà anche lui la Beacon Hills Accademy. Questo è tutto ciò che so, sicuramente non molto, ma almeno ho le basi.
Prendo lo zaino con l'essenziale e salgo in macchina.
Mi torna alla mente il fatto che fra meno di un giorno tornerò a vivere nella casa accanto a quella di Stiles Stilinski.
Durante il tempo trascorso a Boston ho pensato molto a lui.
All'inizio avvertivo la sua mancanza in ogni angolo della Terra. Non sopportavo dover andare a scuola e non trovarlo seduto fra i banchi a rivolgermi un caloroso sorriso. Non mi capacitavo del fatto che lui non abitasse più nella casa accanto alla mia. Che quello che potevo considerare un vicino di casa non era niente di meno che un signore baffuto sulla settantina con un cagnolino di piccola taglia. Nei primi tempi mi mettevo sul divano incastrato dietro il vetro della grande finestra e scrutavo le persone che percorrevano la strada, sperando di scorgere il suo viso fra quelli degli innumerevoli passanti.
Ma il tempo passa e cura le ferite.
In questo momento sono al quanto confusa sull'argomento Stiles.
Penso che potrò decretare i sentimenti che provo nei suoi confronti solo nel momento in cui lo vedrò di nuovo.
E così l'auto parte verso una nuova avventura, lasciandosi alle spalle questo affascinante capoluogo.
Non pensavo che l'avrei mai detto, ma un po' mi mancherà.

Quando arrivo, è passato un giorno ed è notte fonda.
Mio padre decide di passare qui la notte e di partire nuovamente domani.
Vado nella mia stanza. È uguale indentica a come l'ho lasciata.
Le pareti bianche con una sfumatura color ciano chiaro.
La moquette color panna macchiata di caffè.
La scricchiolante scrivania d'acero si trova nell'angolo alla destra della finestra.
Sul muro sopra di essa c'è un tabellone in sughero dove ho attaccato alcune fotografie con delle puntine.
La grande libreria polverosa di legno è appoggiata alla parete accanto accanto al mio letto.
Dovrei cambiare il piumone, visto che quello di adesso si trova al suo posto da più di un anno. Ma per questa notte potrei sopportarlo.
Prendo il pigiama che avevo precedentemente riposto nello zaino e mi cambio.
Mi infilo sotto le coperte e spengo la luce proveniente dalla lampada sul comodino.
Mentre mi assopisco sento una voce a una decina di metri di distanza che dice "Uhm, Beatris, torna qui" biascicando, come se fossero state pronunciate durante il sonno.
Riconosco la voce. Non è altri che Stiles.
Mi addormento con un sorriso stampato sulle labbra.

Beatris Constance Hills 2 »A Teen Wolf fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora