8. Beatris

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«Era lui?» chiede Thomas.
Sono due giorni che non fa altro che chiedermi particolari su Scott.
Ha avuto un 'presentimento instintivo', come lo chiama lui.
Credo che derivi dal fatto che sono entrambi dei Licantropi Alpha.
«Sì, quello è Scott McCall; Vero Alpha, nato il...»
«Va bene, ho capito.»
«Grazie al Cielo!»
Mi siedo ad un banchetto in fondo alla classe accanto alla finestra. Thomas - invece - sceglie quello accanto.
Quasi nessuno si siede nella mia zona.
Credo che durante quest'anno che ho passato a Boston le voci sul mio conto si siano ampiamente sparse e arricchite.
Tenendo presente che sono praticamente scappata dal ballo studentesco e mi hanno ritrovata svenuta nel bosco con un coltello insanguinato a pochi metri da me e Scott che rischiava di morire per ipotermia.
Devono pensare che io sia una matta sociopatica. E credo che le loro critiche si amplieranno, quando inizierò ad andare in giro nel cuore delle notti di luna piena.
Un dolore lancinante compare nella zona delle tempie.
Devo ancora abituarmi al fatto che sono una Lupa Mannara. Non riesco a credere che sia per sempre. Non si tratta solamente di uno spirito antico che mi comunica dei messaggi attraverso i sogni.
È un'infezione, una malattia dalla quale non si può guarire.
Ed è difficile accettare che in ogni giorno della mia miserabile vita io sarò questo: una creatura a metà strada fra l'essere umano e il lupo.
E poi Thomas non è molto d'aiuto.
Derek ha aiutato Scott a controllare i suoi poteri, nonostante non fosse nemmeno il suo Alpha. Gli ha fatto prendere coscienza del mostro che era diventato, l'ha convinto che il morso è un dono.
Thomas, al contrario, non ne parla nemmeno. Tratta l'argomento come se fosse materia di tutti i giorni.
D'altro canto sono passati solo due giorni da quando l'ho conosciuto. Spero che ne parleremo quando si sentirà pronto. Nonostante sia io quella che dovrebbe sentirsi pronta.
L'unica cosa buona - per ora - è che manca tanto alla prossima luna piena.
Stiles si siede al posto vuoto davanti a me.
«Ciao, Beatris.» mi sorride e mi saluta con un cenno della mano.
«Ciao.» rispondo. Non vorrei essere scortese, ma negli ultimi giorni non posso proprio evitarlo.
Sono stressata come mai prima d'ora.
«Come va?»
«Bene, perché me lo chiedi?»
«Mah, tanto per sapere. Visto come ti sei comportata con Scott...»
Sono in procinto di alzarmi ed andarmene, quando mi ferma dicendo: «No, Beatris, scusami.»
Mi siedo nuovamente.
«Dico sul serio» abbassa la voce «Non devi essere arrabbiata con Scott. Comunque, se vuoi parlarne sono sempre disponibile.»
«Stiles, devo dirti una cosa.»
«Dimmi.»
Mi giro a guardare Thomas. Ci osserva perplesso.
Mi avvicino a Stiles e gli sussurro nell'orecchio: «Quando saremo soli.»
Improvvisamente entra in classe il Coach.
«Buongiorno ragazzi, scusatemi per il ritardo» appoggia alcuni fogli e libri sulla cattedra, poi mi guarda. «Oh, Hills, bentornata» mi dice. «Vedo che come al solito non riesci a staccarti un attimo da Stilinski. Bella coppia, complimenti.»
Non credo di essere mai stata così rossa in viso in vita mia.
«Ehm, Coach...» interviene Stiles «Veramente non stiamo più insieme... non più.» parlando si impiccia un po' con le parole, non so chi dei due è più in imbarazzo.
«Oh.» risponde il Coach, onomatopeico.
Tutta la classe è girata nella nostra direzione.
Thomas mi guarda come per dire "Davvero? Eri fidanzata con quel perdente?".
Vorrei sprofondare nel banco e non riemergere mai più.
Potrebbe andare peggio?

Abbiamo un'ora di buco fra la storia e letteratura inglese.
Ho scritto a Stiles di incontrarci in biblioteca.
Nel frattempo, Thomas inizia a farmi domande su di lui.
«Quello è il tuo ex?»
«Sì, perché?»
«Mah, tanto per sapere» dice. Poi torna all'attacco con altri quesiti. «Come mai ne era al corrente anche il Coach?»
«Beacon Hills è piccola, le voci girano.»
«E perché io non lo sapevo?»
Lo osservo perplessa.
«Io fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno della tua esistenza e tu mi chiedi come mai tu non sapevi che io stavo con... oh, lascia perdere che è meglio.»
In questo momento cedo Stiles arrivare con accanto Malia.
Riesco a sentire la loro conversazione.
«Perché devi incontrarti con la tua ex in privato?»
«Devo dirle una cosa. Cioè, lei deve dirmi una cosa. Insomma, hai capito.»
La ragazza annuisce poco convinta.
Si avvicinano a noi.
«Ehm, ciao.» cerca di instaurare una conversazione Thomas.
Poi si rivolge a me: «Dove hai intenzione di abbandonarmi?»
«Che ne so, vai con Malia. Ci rivedremo dopo a lezione.»
Lei rotea gli occhi, lui sbuffa. Coppia perfetta, direi.
Quando sono abbastanza lontani guardo Stiles e gli dico: «Andiamo?»
Lui annuisce e ci dirigiamo sulla terrazza alla quale si può accedere passando per la biblioteca.
L'angolazione del sole rispetto alla scuola crea un'ombra che avvolge quasi tutto il terrazzo.
Mi avvicino all'estremità e appoggio i gomiti.
Stiles mi raggiunge e si metta accanto a me.
Per lunghi istanti rimaniamo lì - in silenzio - ad ammirare il panorama che si estende all'infuori dell'edificio.
«L'ultima volta che sono stata qui era la notte del ballo. La notte in cui ho sconfitto il Nuntius e ho evitato l'assassinio di McCall. Sai, è stato proprio lui che ho incontrato. Mi ha spiegato tutta la faccenda, mi ha parlato dello spirito e mi ha spiegato come sconfiggerlo. Sapeva che tu non me l'avresti mai detto.»
«L'ho fatto per il tuo bene. Non volevo che tu morissi.»
«Non te ne faccio una colpa. Comunque, da quella sera la mia vita è cambiata. Sono passata in così poco tempo dal credere di essere un semplice essere umano all'essere posseduta da un demone antichissimo all'essere nuovamente un essere umano. Ed ora...»
Mi guarda. Avverto la preoccupazione nei suoi profondi occhi scuri.
«Ed ora?» chiede, ma non sono sicura che voglia veramente conoscere la risposta.
Cerco di trovare il coraggio per esprimere quelle poche parole.
"Puoi farcela, Beatris" mi ripeto nella mente.
«Beatris?» domanda. Avvertendo la mia tensione mi prende per mano.
«Sono un licantropo, Stiles. Sono un licantropo.»
Rimane a bocca aperta, ma non molla la presa. Al contrario, stringe ancora di più le mie dita intrecciate con le sue.
«Non guardarmi così» gli dico. Sento una lacrima calda scorrermi sulle guance. «Sono un mostro.»
Stiles - da incantato che era - scatta subito ad abbracciarmi.
«Non è vero» cerca di rassicurarmi. «Non sei un mostro, calmati.»
«Invece lo sono. Sono un animale che va in giro ad uccidere gli innocenti. Ho paura di farti del male, Stiles.»
«Non mi farai mai del male.» sussurra.
«Come fai ad esserne tanto sicuro?»
«Io tengo a te e sono mi fido completamente di te. E se tu mi vuoi bene, sono convinto che non mi farai mai del male.»
"Ma io ti amo" avrei voluto dirgli "E le persone che amo sono sempre le prime ad essere ferite."

Beatris Constance Hills 2 »A Teen Wolf fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora