Mi sveglio nel mio letto, gli occhi azzurri di Thomas puntati addosso.
Questa scena mi sembra di averla già vista.
«Cos'è successo?» gli domando.
Cerco di alzarmi sui gomiti ma un dolore lancinante nasce nelle mie tempie.
«Sei svenuta nel bosco» alzo un sopracciglio. «Di nuovo. Ti stavi trasformando quando sei collassata. Devo ammettere che sei una licantropa più carina di molte che ho conosciuto, almeno a te non crescono quelle orribili basette.»
Ignoro i suoi "complimenti".
«Che giorno è oggi?»
«Sabato.» risponde il ragazzo in fretta.
«Nessuno ha chiesto mie notizie?»
«Sì, a dire il vero» ammette. «Stilinski mi ha sorpreso a trascinarti dentro casa. Mi ha dato una mano.»
«Cosa?!» chiedo su tutte le furie.
«Hai sentito bene. Stava per impazzire.» dice.
«Ci credo, di solito gli inquilini non si mettono a trasportare persone prive di sensi. E – di solito – i vicini non li beccano a farlo.»
«Ah, hai ragione. Non ci avevo pensato.»
Mi porto una mano alla fronte, in segno di esasperazione.
«Stiles quando se n'è andato?»
«Non se n'è andato» annuncia, alzando gli occhi al cielo visibilmente seccato. «È rimasto tutta la notte qui ad aspettare che ti svegliassi.»
A quelle parole non posso far altro che sorridere.
«Veramente? Puoi farlo salire?»
«Certo, Constance. Come vuoi.» risponde scontroso.
Esce dalla stanza e un paio di minuti dopo torna in stanza con Stiles.
Appena mi vede scatta subito nella mia direzione e mi stringe in un caloroso abbraccio.
«Ciao, Bea.» dice.
«Ciao, Stiles.»
Rimaniamo avvinghiati – uno nelle braccia dell'altra – per un tempo pari a circa un minuti, e appena si lascia sento già la sua mancanza. Nonostante sia a pochi centimetri da me.
«Ehm, ehm... scena commovente, veramente, ma...» esordisce Thomas.
«Scusa, potresti lasciarci soli un attimo?» gli chiedo, cercando di essere gentile.
«Certo.» risponde il ragazzo, gli occhi color oceano bassi. È triste.
Esce dalla camera.
«Stai bene?» mi chiede Stiles.
«Sì.» lo guardo, distogliendo gli occhi dalla porta. «Sono contenta che tu sia venuto.»
Sorride. «Come potevo lasciarti qui priva di sensi? Ero preoccupato.»
«Ti preoccupi sempre troppo di me, Stiles.» non riesco a trattenere un sorriso.
«Ma almeno mi preoccupo, non come quell'altro.» dice, alludendo a Thomas.
Nei suoi occhi posso scorgere varie emozioni, tra cui risentimento.
«Non ti fidi proprio di lui?» domando seria.
Scuote la testa. «Ha qualcosa che non va, lo sento.»
Lo osservo.
Non è molto cambiato dall'ultima volta che l'ho visto l'anno scorso. In questo lungo lasso di tempo i suoi lineamenti si sono marcati. Lo trovo più attraente ogni istante che passa.
«Perché mi guardi così?» chiede, a bassa voce.
«Oh, nulla.»
Sospira e rimane in silenzio.
Mi sento i suoi occhi addosso. Distolgo lo sguardo.
Con la mano destra tira su la manica sul polso sinistro per vedere che ore sono sull'orologio.
«È tardi, devo andare.» dice e si incammina verso la porta.
Salto fuori dal letto e lo fermo prendendogli la mano con la mia.
«Ti prego, resta.»
Lo guardo negli occhi. Così intensi e sinceri che potrei guardarli in eterno.
Anche lui guarda i miei.
E i nostri visi si avvicinano, fintantoché si sfiorano di pochi millimetri.
Ma qualcosa ci interrompe. La porta si apre di scatto, rivelando che Thomas si era appostato lì durante il tempo della nostra conversazione. Il ragazzo si sbilancia e quasi cade.
Stiles mi rivolge uno sguardo colpevolizzante e triste.
Sospira. «Ciao, Beatris.» ed esce.
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Beatris Constance Hills 2 »A Teen Wolf fanfiction
Fiksi PenggemarAttenzione: questo è il secondo libro. _Storia non ancora revisionata._ Per il suo diciassettesimo compleanno Beatris aveva scelto ciò che desiderava di più al mondo: tornare a Beacon Hills. Poteva tornarci ad una sola condizione, condividere casa c...