Fortunatamente, atterriamo in un morbido e ampio cespuglio. Le poche lesioni provocate da rametti appuntiti si rimarginano nell'arco di un minuto.
L'impatto ha risvegliato Thomas dalla trance dovuta ai farmaci. Spero sia pronto a correre.
Lo prendo per mano e lo tiro fuori. «Dobbiamo andarcene.»
«Dove siamo diretti?» domanda lui.
«Non lo so. Ovunque ma non qui» affermo. «Fra poco verranno a cercarci.»
Corriamo a grandi falcate per qualche chilometro, fino all'interno del bosco. Poi ci fermiamo per l'affanno.
Mi siedo, stremata, su di un tronco tagliato.
«Ho sentito che ti hanno accusato di qualcosa, là dentro. Per quale motivo volevano incastrarti?» chiedo.
«Per aver dato il via.»
Lo guardo perplessa. «Per aver dato il via a cosa?»
«Per aver dato fuoco alla famiglia Hale.» risponde, semplicemente. Come se fosse un fatto che capita tutti i giorni.
«Cosa?!» sono scandalizzata. «Non è possibile, è accaduto 7 anni fa. Tu ne avevi solo 10. E poi, non era stata Kate Argent?»
«Già, nessuno lo ha mai sospettato. Come ha potuto il piccolo, adorabile Tommy dare fuoco ad un'abitazione? Tutti sottovalutano il fatto che un ragazzino di 10 anni possa fare una cosa tanto terribile, avere una mente tanto brillante da sterminare gran parte di una famiglia senza lasciare prove di averlo fatto. Eppure è così»
Rimango a bocca aperta, ma lui non sembra accorgersene e continua.
«I nostri branchi erano rivali da secoli, erano i fondatori di Beacon Hills. Si odiavano perché, vivendo nella stessa zona, si contendevano il territorio da secoli. Da piccolo, essendo molto silenzioso, venivo mandato dai miei parenti a spiare il clan avversario oppure i cacciatori. E fu così che capii di non essere l'unico a volersi sbarazzare degli Hale. Conobbi Kate; proposi di aiutarla ad ucciderli, lei in cambio avrebbe fatto convinto gli altri cacciatori a lasciare in pace la mia famiglia. Accettò. È stato tutto perfetto, o quasi. Non avevamo lasciato tracce del nostro passaggio, ma Derek mi aveva colto sul fatto mentre scappavo dalla casa in fiamme. Anni dopo, lui e suo zio hanno deciso di vendicarsi con la mia, di famiglia.»
Quando finisce, io ho il fiato corto. Sono sicura di essere sbiancata.
"È un assassino. Ha ucciso anche Jenna" mi dice l'istinto. "Devi scappare, o farà lo stesso anche con te."
Ma non posso scappare. Svelerei le mie carte. Devo stare al gioco, come ho fatto fino ad ora con gli altri. Poi troverò un escamotage.
«Adesso che sai tutto, mi ripudierai? Se te l'avessi detto prima, mi avresti lasciato lì a morire per mano di Derek?» chiede, disperandosi improvvisamente.
«No, non ti giudico. Ti sei comportato così per il bene della tua famiglia. Anch'io ho fatto cose che non mi perdoneranno mai, che non mi perdonerò mai.» fingo. Spero che non si accorga del battito del cuore accelerato, spero lo confonda con l'affanno.
Improvvisamente mi torna in mente Stiles. Mi odia. Ha avuto sempre ragione, fin dal primo istante. Diceva che di lui non ci si poteva fidare.
Io l'ho trattato così male.
Adesso, però, capisco che può aiutarmi. Aiutarmi ad uscire da questa situazione.«Dove siamo diretti?»
«A casa nostra.» rispondo mestamente.
«Cosa? È il primo posto che verranno a controllare!»
«Non è detto. È così scontato che non ci penseranno nemmeno.»
Dico, ma spero che prendano in considerazione il fatto di venire qui. Gli consegnerei Thomas in quattro e quattr'otto, con tanto di benedizione.
Eppure, devo ammettere che non mi sembra un pazzo. Non avrei mai sospettato che potesse fare delle cose del genere. Fino ad ora si è comportato come un ragazzo normale, con una vita normale, nonostante avesse la licantropia. È una persona buona presa di mira dal destino. Era convinto di fare la cosa giusta. O, forse, è proprio questa la pazzia? Essere completamente fuori di testa ma non darlo a vedere? Anche Hitler, quando ha tentato di sterminare gli ebrei, cercava di fare del bene.
Sono sicura che anche agli altri avessero avuto la stessa impressione di Thomas che avevo io. Tranne Stiles, lui è sempre stato una sorta di veggente in questo campo.
Mi viene una fitta al cuore ogni volta che penso a lui.
Perché non l'ho ascoltato?•••
È sera.
Facciamo le stesse cose che abbiamo sempre fatto. Thomas cucina. Io apparecchio la tavola e accendo la televisione.
Ceniamo come farebbero due persone normali. Guardiamo un film come due persone normali. Ci diamo la buonanotte come due persone normali. Andiamo a dormire come due persone normali.
Ma non sono una persona normale, sono un licantropo. E in quanto tale ho un tocco e un'agilità così leggeri da essere degni di un ladro professionista.
Così scappo uscendo dalla finestra della mia stanza, come facevo da piccola, quando avevo bisogno di un po' di tempo per stare da sola e mi andavo a stendere sulla riva del mare.
Oggi però, per la prima volta nella vita, ho bisogno di qualcun altro. Devo smettere di fare l'indipendente e chiedere aiuto.
Così, con un salto, mi appendo alla finestra che è sempre stata di fronte alla mia. La finestra di colui che mi è sempre stato accanto, nonostante tutto.
Reggo tutto il mio peso con una mano, mentre con l'altra busso al vetro.
Stiles si svegli, si alza dal letto e mi fa entrare. Anche alla fioca luce della luna si più vedere che ha gli occhi rossi e gonfi.
Mi siedo accanto a lui, sul letto.
«Beatris, che ci fai qui?»
A quel punto non posso più reggere la tensione e scoppio a piangere, cercando di essere più silenziosa possibile, per non svegliare né Thomas, né lo sceriffo.
Lui mi abbraccia, calorosamente. Non gli importa quanto l'ho fatto soffrire. Cerca e cercherà sempre di consolarmi.
Lui lascia che mi sfoghi.
Quando ho asciugato l'ultima lacrima, lui mi chiede: «Che succede?»
Mi poso un dito davanti le labbra per zittirlo e poi gli faccio segno di uscire.
In seguito lo conduco nel bosco.
Ho bisogno di essere molto lontana da Thomas, solo allora potrò sentirmi al sicuro.
Gli spiego tutto.
«È stato lui, lui ha ucciso tutte quelle persone. Tu lo sapevi. Avrei dovuto fidarmi di te, Stiles. Mi dispiace tantissimo...»
Sto per avere un attacco d'ansia.
Lui — che fino a quel momento è rimasto ad ascoltarmi in silenzio — fa un gesto completamente inaspettato.
Prende io mio viso fra le mani, delicatamente, e poggia le sue labbra sulle mie.
Io ricambio il gesto, cingendogli il busto con le mie braccia.
Da tanto tempo non mi sentivo così a mio agio.
Quando i nostri visi si allontanano, io lo guardo, estasiata ma confusa.
«Stiles, perché l'hai fatto?» domando.
«Perché tu sei il motivo per cui ho lasciato Malia.»
Vorrei chiedergli per quale motivo, tenendo conto del modo in cui l'ho trattato negli ultimi tempi.
Ma tutto ciò che riesco a fare è baciarlo di nuovo, con più passione di prima.
«Perché l'hai fatto?» chiede Stiles, stavolta.
«Perché sei il motivo per cui sono a Beacon Hills.» rispondo con sincerità.
Continuiamo a baciarci, mi è mancato poterlo fare.
Dopo alcuni minuti lo fermo, poggiandogli una mano sul petto.
«Aspetta. Andando a questo passo non risolveremo il problema di Thomas, ti ricordo.»
«Tranquilla» dice. «Ho io un piano.»
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Beatris Constance Hills 2 »A Teen Wolf fanfiction
FanfictionAttenzione: questo è il secondo libro. _Storia non ancora revisionata._ Per il suo diciassettesimo compleanno Beatris aveva scelto ciò che desiderava di più al mondo: tornare a Beacon Hills. Poteva tornarci ad una sola condizione, condividere casa c...