Detention

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23 Ottobre - lunedì
Se non fossi nato sottoforma di persona mi sarebbe piaciuto essere un albero. Forse dovrei essere più chiaro, non un albero qualunque ma una quercia robusta e grande che si stanzia di lato alla panchina su cui sono solito sedermi, in un punto non molto visibile di Central Park. Sembrerebbe una cosa assurda da pensare, ma mi piacerebbe tanto sapere quello che le persone fanno una volta sedute su questa panchina; vengo spesso qui e a volte noto che sul marmo grigio ci sono nuove e piccole incisioni di gente sconosciuta che si è seduta qui e ha lasciato la sua impronta, come un nome o delle iniziali racchiuse da un cuore o magari una frase corta e significativa. E io vorrei tanto sapere quello che succede qui quando mi alzo e me ne vado; certo, non ha né gli occhi né le orecchie e tanto meno tutte le altre cose di cui è dotato un essere umano, ma io sono certo che in qualche modo questo albero riesca a percepire quello che gli accade intorno.
Ogni giorno questa quercia lascia cadere nuove foglie, dalle mille sfumature, stanche di starsene appese ai rami e il vento le culla affinché esse non raggiungano dolcemente il terreno. E' mia abitudine toglierle dalla panchina creando uno scrocchiante tappeto autunnale sul marciapiede, ma a volte mi siedo semplicemente senza essermene liberato e assaporo il suono delle foglie che si sgretolano sotto di me.
Vengo in questo parco ogni volta che posso, per correre o per rilassarmi e ascoltare semplicemente della musica, mi piace pensare qui ed osservare le persone che passeggiano per Central Park.

Il telefono inizia a squillare quindi lo tiro fuori dalla tasca davanti dello zaino- Pronto?-
-Dove sei?- grida il mio amico Matthew dall'altra parte della linea.
-Sto arrivando.- lo rassicuro- Sto per prendere la metro.- bugia. Pigramente mi alzo dalla panchina e cammino verso l'uscita del parco con lo zaino in spalla.
Lo sento sbuffare- Questa è la volta buona che ti sospendono.- ecco il suo tono da sapientone che odio tanto- Ah, mi dispiace ma non salterò la scuola per farti compagnia durante la tua sospensione.-
Alzo gli occhi al cielo- Oh andiamo Matt. Nessuno è mai stato sospeso per troppi ritardi a lezione, non essere così melodrammatico.- controllo l'orario al cellulare. La campanella dovrebbe suonare ora- E' già arrivato il professore?-
-No, ma non ho intenzione di finire l'esperimento di chimica da solo perciò vedi avere il culo in classe entro i prossimi cinque minuti, okay?-
Trattengo una risata- Si, mamma.-
Matt si schiarisce la voce e abbassa il tono- Sul serio, Luke, muoviti.-
Tento di ribadire qualcosa ma il mio amico mi chiude la chiamata in faccia e io non riesco a non trattenere un insulto mentale tutto per lui.

Esattamente cinque minuti dopo arrivo in classe.

No, non è vero.

Non sono arrivato in tempo per prendere la mia linea, in metro.
Arrivo mezz'ora dopo che la lezione è iniziata e sento gli sguardi oppressivi degli studenti e del professore su di me che ho ancora la mano sulla maniglia della porta del laboratorio di chimica. Matt siede da solo al suo bancone e nello sgabello alla sua destra ci sarei dovuto sedere io da trenta minuti, a completare l'esperimento con il bunsen. Mi rifila uno di quei sguardi assassini, ma non è così minaccioso con la maschera per coprire gli occhi addosso.
-Taller!- tuona il professor Brown, come se il mio cognome fosse un'imprecazione- Ti sembra questa l'ora di arrivare?-
-Mi scusi professore,- velocemente entro in classe e appoggio lo zaino sul banco che condivido con Matthew- non accadrà più.-
-Ogni volta sempre la stessa storia!- esclama adirato Brown- Possibile mai che tu debba sempre fare tardi alle lezioni? E sentiamo, qual è la scusa questa volta?-
Storco la bocca e appoggio il mento sul dorso della mano. Ho già usato altre volte la scusa dell'aver perso la metro, e anche se è vera odio essere ripetitivo- Oh, no, nessuna scusa. Non avevo semplicemente voglia di assistere ad un'altra pallosa lezione di laboratorio su cose che già so, professore.- butto lì.
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso- Ora basta! Dalla preside, immediatamente!- punta bruscamente il dito verso la porta.

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