Push on

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19 dicembre - mercoledì

Con la guancia appoggiata alla mano scorro gli occhi sull'esercizio di matematica che sta eseguendo Matt. Guardo il risultato sul libro e scuoto la testa- Hai sbagliato.- Di nuovo, penso, ma ormai è inutile ripeterlo.
Matthew sospira- Faccio. Cagare. In. Matematica!- e ad ogni parola sbatte la fronte sul tavolo, terminando la frase con un verso di frustrazione.
Sorrido- Si, beh, questo lo sa perfino la calcolatrice.-
Lui alza il viso dal tavolo e mi guarda- Non fai ridere, Taller.-
Mi alzo dalla sedia e vado a prendere un cioccolato alle macchinette della biblioteca scolastica. Sono quasi due ore che aiuto il mio migliore amico per il compito in classe di matematica, la biblioteca è sempre il miglior posto dove ripassare o studiare, infatti è qui dove veniamo ogni volta che devo spiegargli qualcosa, ma più che altro gli do una mano per capire quale livello di stupidità riesce a raggiungere con il passare dei giorni.
Quando torno con il bicchiere di plastica in mano mi siedo e noto che il mio cellulare si accende, lampeggiando in alto per segnalare un messaggio- Fai questa, guarda.- indico l'esercizio numero 184.
-Mi dai un sorso?- guarda il mio cioccolato.
-Gli lancio uno sguardo assassino- No.-
-Dai!-
-No.-
-Dio, quanto sei cattivo!- esclama indignato.
Io sbuffo- Se fai dieci esercizi fatti bene te ne vado a prendere direttamente una. Ci stai, rompipalle?- sorrido.
Matthew ride e si china sul quaderno per copiare l'esercizio- Ma così vinci in partenza.- borbotta.
Afferro il cellulare mentre il mio migliore amico inizia a scrivere le formule per risolvere l'equazione.

Nathan:
Sei ancora a scuola?

Io sorrido come un imbecille, ormai sono passate due settimane da quando io e Nathan abbiamo fatto sesso e le cose sembrano migliorare sempre di più, ma ho una paura tremenda che mi usi solo come un giocattolo, ogni volta che decidiamo di uscire finiamo sempre o a casa su o a casa mia a raggiungere l'orgasmo, detto in termini poco fini. Il problema è che ormai è da un pezzo che mi sono accorto di essere innamorato di lui, sono terrorizzato da questa cosa e non ho neanche qualcuno con cui confidarmi o che possa capirmi. Vorrei tanto parlarne con Matt ma potrebbe venire traumatizzato mentre gli racconto delle scopate con il giocatore di basket Nathan Murphy, ragazzo super etero di fronte a tutto il mondo e coniglio arrapato davanti a me.

Tu:
Si.
Nathan:
Ho appena finito allenamento, vieni in palestra.
Subito.
Tu:
Frena gli ormoni, LeBron.
Non ho ancora finito con Matt.
Nathan:
Luke, cazzo!
Sul serio, ho bisogno di aiuto.
Ti prego, non mi sento bene.

Sgrano gli occhi e improvvisamente il mio respiro è accelerato, mi alzo di scatto dalla sedia, convinto che non stia scherzando.
-Che c'è?- farfuglia il mio amico, guardandomi con un sopracciglio alzato.
-Devo... m-mi sono ricordato che devo fare delle fotocopie. Faccio subito, tu finisci.- ordino indicando il libro di esercizi, prendo il telefono e correndo mi precipito in palestra.
Salto gli scalini che portano agli spogliatoi- Nathan?- grido nel corridoio. Nessuna risposta.
Quando entro negli spogliatoi trovo solo una maglia appesa agli appendiabiti al muro e un borsone. Non appena faccio qualche passo dall'entrata sento la porta sbattere alle mie spalle, mi volto di scatto e vedo Nathan Murphy con un ghigno malizioso stampato in faccia, le mani dietro la schiena.
-Brutto deficiente!- gli tiro un pugno sul petto che lo smuove leggermente- Mi hai fatto prendere un infarto.-
-E perché?- esclama lui, facendo spallucce.
-Pensavo stessi davvero male.- rispondo ed è vero, mi è preso un colpo prima.
Nathan piega la testa di lato e sorride- Ti sei preoccupato per me, piccolo?- arrossisco sempre quando fa lo sbruffone chiamandomi in quel modo. Mi afferra per i fianchi e mi sbatte contro il muro che separa l'area delle docce dallo spogliatoio- Adori quando ti chiamo così, vero?-
Non rispondo, gli allaccio semplicemente le braccia al colle e lui mi afferra dal sedere e mi tira su, faccio la stessa cosa con le gambe intorno al suo bacino. Premendomi contro il muro usa le mani per slacciarmi la cinta e fa scorrere i jeans e i boxer lungo le cosce. Allungo la testa per tentare di baciarlo ma lui è occupato ad abbassarsi i pantaloni e la biancheria fino alle caviglie, afferra con forza i miei fianchi e spinge le mie natiche sul suo cazzo. Io grido, immediatamente mi tappo la bocca con una mano e con l'altra mi aggrappo alla sua schiena.

Ansimo, è entrato con troppa forza, ma mi ci sto abituando ormai, tanto è dopo che arriva il bello. Il suo petto è premuto contro il mio e mi spinge sempre di più verso il muro, le sue mani mi tastano con forza il sedere. Se non fossi annebbiato dal piacere e dal profumo che si mette dopo aver fatto la doccia mi metterei quasi a ridere per la situazione, mi fa alzare e abbassare in continuazione e mi sembra di essere come su uno di quei tori meccanici pronti a farti volare via dalla loro groppa.
-Piano, cazzo.- lo sgrido, ma lui in risposta afferra il mio membro e inizia a compiere movimenti secchi con la mano. Appoggio la testa all'indietro, contro il muro- Continua, Nathan.- lo sprono, contraddicendo l'avviso di poco fa. Lui trattiene una risatina e spinge più forte, sento le sue labbra sul mio collo, sta succhiando lembi di pelle diversi e questo mi manda in estasi completa. Stringo si ai denti che gli occhi.
-Avanti, Luke. Vieni, piccolo.- soffia sul mio orecchio. Vorrei poter resistere ancora un po', ma il mio corpo tradisce il mio volere e si abbandona completamente nella mano di Nathan. Sento il ragazzo trattenere il respiro e poi lasciarsi andare, affannato e privo di forze si appoggia con i palmi delle mani al muro. Sorrido quando Nathan incastra la testa nell'incavo del mio collo e preme le sue labbra sulla mia pelle, gli accarezzo con una mano i capelli sciolti dalla coda.
-Stai bene?- domando, ridendo.
Lui segue la mia risata- Siamo incredibili.- commenta mordendomi leggermente un lembo di pelle- Ho fatto troppo forte, scusa.-
-No, tranquillo, mi hai solo diviso in due.- rispondo, ho le gambe ancora allacciate alla sua vita. Mi stacca dal muro e io mi aggrappo alle sue spalle, avvicino la bocca alla sua e ci guardiamo negli occhi- Non ti controlli proprio tu, mh?-
-Con te non ce la faccio.-

Pensavo che mi baciasse, invece mi fa semplicemente scendere dalle sue braccia e deluso mi rivesto, uguale fa lui- Devo tornare da Matthew.- lo informo, guardando in basso. Mentre si allaccia la cintura dei pantaloni io apro la porta degli spogliatoi ed esco.
-Aspetta! Ti accompagno!- mi avvisa. Percorriamo la strada insieme, lui ride nel vedermi camminare strano.
-Ridi? Questo è colpa tua.- mi indico il sedere. Non c'è nessuno in giro ma rimango comunque in imbarazzo quando delicatamente preme la mano sul mio sedere e mi tira verso di lui. Cattura le mie labbra in un bacio lento e senza lingua- Non ci speravo più.- confesso quando ci stacchiamo con uno schiocco.
Quando torno da Matt, Nathan si allontana da me e prende un'altra direzione. Il mio amico mi guarda mentre lo saluto con la mano- Quello è Murphy, vero?-
-Si.-
-Siete amici?-
-Non proprio.-
-E le fotocopie?-
Sgrano gli occhi- Era rotta la macchina.-
-Sei stato via mezz'ora, lo sai?-
-Io...-
-Perché cammini in quel modo, Luke?-
Alzo gli occhi al cielo- Cristo, Matt! Non sono sotto interrogatorio! Hai finito gli esercizi?-
Abbassa lo sguardo- In realtà ho finito un'altra cosa.- e i miei occhi puntano immediatamente il bicchiere di plastica di cioccolato.

Vuoto.

Nota d'autrice: salve, lettori!
Una domandina che non centra proprio nuuuuulla con la storia (gno gno eh): vi piace il lieto fine?
Grace

P.s. non avevo idee per la foto nel titolo, scusate

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