23 ottobre - lunedì
-Perché sorridi in quel modo?- la voce dolce di mia madre mi riscuote dai pensieri. Con le braccia incrociate e un'espressione furba in volto mi fissa cercando di leggermi dentro. Lentamente torno a fissare il soffitto del salotto mentre sono disteso sul divano con una mano sulla pancia e un'altra dietro la testa, mi lascio sfuggire un lungo sospiro- Oh andiamo, Luke. Non vuoi dirmi perché sei così?-
Il mio sorriso si amplia- No, mamma.- rispondo e ridacchio allegramente.
-Qualche ragazza ti ha stregato, figliuolo?- si intromette mio padre, dalla cucina, intento a preparare la cena a base di carne e verdure.
Io salto immediatamente sul posto e mi affaccio dallo schienale del divano- No!- esclamo, nervoso- Certo che no!- i miei genitori non sanno della mia "confusione"- Sono solo... contento.-
-Mh-mh,- commenta mia madre- centra una ragazza.- ed entrambi ridono.Cosa ridete, idioti?!
Emetto un verso di disperazione e abbandono il mio corpo ai cuscini in pelle del divano nero, ma questa volta i miei occhi si concentrano sulle fiamme che divampano nel camino. Mi giro di lato per osservare meglio il rosso che sovrasta gli altri colori mentre scoppietta, intravedo l'arancione chiaro e il blu quasi invisibile alla base della fiamma. Mi ci rispecchio in questo elemento che ho davanti, è acceso da poco e pensa di essere indomabile e in effetti nessuno riesce ad imbrigliare il fuoco, non si fa sottomettere. Anche il vento, però, non si fa comandare, forse è persino più potente del fuoco, è invisibile e non ferisce ma riesce comunque a spegnere il fuoco con un soffio.
Chissà, forse prima o poi arriverà un vento forte ma allo stesso tempo gentile che riuscirà a spegnere il fuoco incontrollabile dentro di me.
Chissà, forse è già arrivato e non me ne sono accorto.-Vieni a cena.- mi dice mamma.
-Non ho fame.- rispondo e mi alzo per andare in camera mia.
-Oh si, James,- si riferisce a papà- c'è di mezzo una ragazza.-
-La vuoi smettere!? No, non centra una ragazza, okay? Non ho fame e basta quindi posso, per favore, andare in camera mia?- ho alzato la voce, mi sono arrabbiato, si. Non lo faccio spesso, solo quando sono costretto, ma questa volta ho sentito proprio una rabbia ardermi nel petto che non sono riuscito a controllare. Perché dovrebbe essere colpa per forza di una ragazza?
Mia madre alza le sopracciglia e si passa una mano tra i suoi capelli corti e ricci, sospirando stupita. Mio padre è rimasto fermo tra il lavello e il tavolo con la padella in mano, per fortuna lui si ricompone prima di lei e dice:- Si, vai Luke. Scusa se ti abbiamo fatto pressione, buona notte.-
Io li ringrazio, soprattutto papà che ha chiarito che fino a domani mattina non voglio essere disturbato perciò salgo le scale, percorro il corridoio di sinistra e mi rinchiudo in camera. Mi butto a pancia in giù sul letto, faccio leva con la punta dei piedi sui talloni per levarmi le scarpe, non ho voglia di spogliarmi quindi rimango in pantaloni e felpa.
Una guancia è premuta sul cuscino e tengo lo sguardo fisso fuori dalla finestra, c'è un albero nel nostro giardino e fortunatamente le foglie stanno iniziando a cadere anche qui altrimenti non mi sarei potuto godere la vista dei palazzi newyorkesi di notte, dalla mia bella casetta a schiera.
Non riesco a non pensare a oggi, quando l'esperienza della punizione mi ha reso la giornata più bella. Il ragazzo della battaglia con il cibo mi ha aiutato a pulirla da cima a fondo, per modo di dire, abbiamo riempito più di tre sacchi della spazzatura ma non abbiamo potuto fare niente per le macchie di alimenti sui muri e sul soffitto. E solo ora che torno a pensare più intensamente a lui mi accorgo di non sapere il suo nome. Devo trovarlo. Domani. L'ho già visto altre volte in palestra, nelle ultime due ore del martedì. Devo parlarci. Assolutamente, o rischio di impazzire.
-Domani.-sussurro e senza rendermene conto chiudo gli occhi e Morfeo mi culla tra le sue braccia fino al mattino dopo.24 ottobre - martedì
Non mi ricordo quanti secondi fa Matt ha iniziato ad agitarmi la mano davanti agli occhi, ma sta diventando fastidioso perciò decido di dargli un piccolo colpetto sul braccio- Smettila, è irritante.-
-Sai, è irritante anche il fatto che io ti stia parlando da dieci minuti e che tu non sappia neanche di cosa stia parlando.- sbuffa alzando gli occhi al cielo, tento di ricordare l'argomento ma lui taglia corto con un:- Lascia stare.- e io lascio stare, si vede che non era importante.
Con la sacca da ginnastica in spalla e i miei compagni di classe ai lati mi dirigo verso la palestra fuori dalla scuola, siccome è all'esterno l'edificio dobbiamo percorrere un tratto a piedi e al freddo e quando entriamo dentro è come stare ancora all'esterno perché è priva di riscaldamento.
Il professore ordina a noi studenti e studentesse di andare a cambiarci nei rispettivi spogliatoi, vado a rinchiudermi in bagno e indosso gli indumenti li, lontano dagli altri: non vorrei avere degli sbalzi d'umore improvvisi essendo sessualmente confuso, preferisco non vedere gli altri e non farmi vedere da loro. Non ho un problema a far vedere il mio corpo mezzo nudo, mi piaccio come sono è solo che preferisco un po' di privacy, anche.
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Little Wonders ||GayStory||
RomanceLuke Taller ha 17 anni, è un ragazzo intelligente e profondo ed è sessualmente confuso. A sconvolgere ancora di più la sua situazione è Nathan Murphy, un ragazzo dell'ultimo anno che gioca a basket. Impareranno a conoscersi in quel poco tempo gli p...