Halloween

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31 ottobre – martedì

L’ultima volta che mi sono mascherato ad Halloween è stato tre anni fa, ho smesso perché tutti i miei amici avevano iniziato ad andare alla ricerca di ragazze e non di caramelle e dolciumi che ti assicurano almeno un mese dal dentista, così non c’era più gusto e quindi ho lasciato perdere questa festa e sono andato avanti. Siccome bisogna mascherarsi per forza se si vuole entrare dentro la palestra della scuola dove si festeggia mi sarei dovuto procurare un costume già da qualche giorno e invece no, io sarò lo sfigato che arriverà con dei jeans neri, una maglietta a maniche lunghe con il simbolo di un pipistrello molto conosciuto su un cerchio giallo, un mantello scuro fatto in casa e un maschera per gli occhi e il tutto per cercare di assomigliare il più possibile a Batman.

Sfortunatamente non ho a disposizione i muscoli di gommapiuma per rendere il personaggio credibile.
-Sei fantastico!- esclama mia madre sorridendo contenta- Erano anni che non ti vedevo con un costume addosso.-
-Mamma questo non è un costume, è tutta una roba fai da te che mi fa sembrare un idiota.- borbotto davanti allo specchio. Mia madre comincia la sua tiritera su quanto mi stia bene il costume di “Batman quando non gli si erano ancora pompati i pettorali”, ma non posso ascoltarla. E’ appena arrivato un messaggio dal mio cellulare, da Nathan.

Nathan:) :
Allora, che supereroe sarai?

Sorrido, oggi gli ho accennato che avrei fatto qualche supereroe, puntavo ad Iron Man ma siccome non dispongo di abbastanza ferro a disposizione ho deciso di posticipare il costume del miliardario Tony Stark all’anno prossimo.

Tu:
Il Cavaliere Oscuro!
Nathan :) :
Uuh, quindi sta sera ti dovrò chiamare Signor Wayne?
Tu:
Mmh… si, mi piace come suona!
Tu invece, cosa sarai?
Nathan :) :
Super sorpresa!
Niente di che comunque ;)

-Con chi parli, Luke?- mi chiede mamma, ancora in camera mia.
Sbuffo- Un amico, stiamo parlando si sta sera.-
-Matty?-
-No, si chiama Nathan.- perché le sto dicendo queste cose? Meglio se non parliamo ancora di lui, non mi sento a mio agio nel farlo- Mi metto a dormire un po’, chiamami verso le otto che mi preparo.- inizio a svestirmi e mi butto sul letto non appena mia madre smette di starmi col fiato sul collo e sparisce al piano di sotto.

Matt:
Allora, hai trovato un costume?
Tu:
Più o meno…
Tu invece?
Matt:
Solita solfa da vampiro, sarebbe stato meglio restare a casa: solo io e Call of Duty.
Il lato positivo saranno le ragazze ubriache fradice che ti si strusceranno addosso!

Ridacchio.

Tu:
Ciccio guarda che è una festa studentesca, non ci saranno gli alcolici.
Matt:
Che merda! Dovrà pensarci qualcuno allora…

Aggrotto le sopracciglia.

Tu:
Matthew Rodrick Gardner, che hai in mente?!
Matt:
Luke Albert Taller, niente!
Ci vediamo fra poco, bro ;)
Tu:
Non mi convinci, ciao…

Le luci sono accecanti. Viola, verdi, arancioni, bianche. Un casino. La musica è assordante e riesco a percepire la canzone GDFR di Florida che mi rimbomba nella cassa toracica, come se gli strumenti dance techno che “compongono” la musica sotto si siano fusi con l’aria nei miei polmoni.
Mi sarei dovuto incontrare con Matthew sotto il canestro della palestra, dove si svolge la festa. E’ difficile camminare con tutti questi palloncini per terra, ogni tanto si sente qualche scoppio e delle risate, quando arrivo sotto il canestro vedo un tavolo abbastanza lungo dove sono depositate tutte le bevande, compresa la bacinella del punch. Matt sta versando sul suo bicchiere un po’ di punch, analcolico- Batman!- esclama, la sua voce è più acuta del solito, e per poco non mi scaraventa il bicchiere addosso. Io lo afferro e bevo qualche sorso, è più acidulo di quanto me lo ricordassi. Il mio migliore amico è mascherato da vampiro, come aveva accennato, dei denti bianchi e un rivolo di sangue sono disegnati sulle labbra, i capelli corti gellati all’indietro e il resto del costume è tradizionale come quello di Dracula.
-Dove sono gli altri?- grido, cercando di sovrastare il rumore della musica.
Lui si avvicina al mio orecchio per farsi sentire meglio- A ballare, ci buttiamo anche noi, socio?- urla. Io annuisco e mentre lui si avvia tra la folla di studenti mascherati io finisco la bevanda che mi infastidisce leggermente gli occhi, non mi ha mai fatto questa reazione il punch.
Salto come gli altri per stare al passo con la musica e raggiungo il mio gruppo al centro della palestra, tutti si stanno scatenando come non mai, si vogliono sfogare e vogliono gridare. Ogni ragazzo e ragazza festeggia questa sera come se fosse l’ultima della sua vita. E lo faccio anche io, grido e salto finché le corde vocali non bruciano e i piedi cedono. Ora non ho voglia di lasciar fare le cose al cervello, preferisco che la mia anima da teenager rivoluzionario prenda il controllo e si lasci andare come se non ci fosse un domani.

Una, due, cinque, dieci canzoni trascorrono e io mi ritrovo a ballare tra due tipe che sembrano fare una svendita del proprio posteriore con quelle divise corte da infermiere, evidentemente sono due amiche che si sono messe d’accordo. Anche quando sono andato a rifornire il mio stomaco di altre bevande mi hanno seguito, non so neanche i loro nomi ma apprezzo la loro compagnia anche perché i miei amici sono chissà dove con altre studentesse. Mi gira un po’ la testa, suppongo sia per il fatto che fa caldo e la musica alta, solo che ho provato questa sensazione solo quando mi ubriacavo alle feste…
-Cazzo.- sibilo fermandomi in mezzo alle due. Matt avrà messo qualcosa nelle bevute, mi sento troppo spensierato- Cazzo.- ripeto, mi faccio largo tra la gente e mentre cerco il mio migliore amico, che starà sicuramente infastidendo qualche matricola bionda e sexy, mi scontro con l’ultima persona che avrei voluto incontrare in questo stato. Immediatamente mi ritrovo davanti un orientale Nathan Murphy mascherato da…- Ninja?- ridacchio, un po’ per come sia buffo con il kimono e un po’ per la bevanda a quanto pare alcolica.
Lui sorride appena mi riconosce- Sono un samurai, idiota!- grida sulla musica, ma smette non appena mi vede sbandare e ridacchiare come uno scemo- Che hai fatto?- io continuo a ridere.

I suoi occhioni beige sono così carini, sembrano preoccupati- Che carinooo!- gli prendo la faccia tra le mani e gli stringo le guance- Un piccolo Jackie Chan! Ehi, Jackie, c’è il mio amico che ha messo della roba nel punch, ti va di sbronzarti?-
Lui scuote la testa- Jackie Chan non faceva il samurai, Luke. Sei messo male, vieni fuori con me.-
Io rido più forte- In tutti i sensi!- grido e se fossi stato sobrio sarei morto dalla vergogna per quello che ho detto, Nathan mi guarda con la coda dell’occhio mentre mi trascina fuori e io sorrido come un ebete guardando il cielo stellato e freddo.
Mi fa sedere contro la mia volontà sul marciapiede del cancello della scuola, a pochi metri dalla palestra. Molti ragazzi stanno fumando e altri hanno in mano bottiglie di vodka- Puoi chiedere a quello li- e indico il tipo che ne tiene in mano una- a che gusto è? Ne voglio un goccio, ma solo se è alla pesca. Voglio la vodka alla pesca, samurai.- ordino e il tipo si gira quando ho ancora l’indice puntato su di lui.

Nathan abbassa il mio braccio- Scusa Josh, è ubriaco.- dice a lui, punta gli occhi su di me ora- Cos’hai bevuto?-
-Non gli hai chiesto a che gusto è la vodka, chiediglielo dai!- mi lamento e non riesco a rendermi conto di quanto sia ridicolo da sbronzo. Non ho mai amato bere più del normale, non mi piace apparire come un ragazzo che non si regola. La testa inizia a girarmi e afferro il mio capo fra le mani- Ugh, gira tutto.-
Mi afferra una spalla e si siede sul bordo del marciapiede accanto a me- Sai cosa c’era nel punch? Luke, dai ascoltami, cos’ha messo il tuo amico nel punch?-
-L’unica cosa che so è che sembri un orsetto giapponese.- rido, per l’ennesima volta. Improvvisamente mi immobilizzo non appena Nathan si avvicina al mio viso e sento il suo sguardo arrabbiato su di me, le mie mani strette a pugno attorno al tessuto nero dei jeans- Qualcosa di alcolico, probabilmente.- rispondo, alla domanda precedente.
-Non lo reggi.-
-Si!-
-Non era una domanda.- controbatte.
-Samurai, per caso hai un gemello?- chiedo, indicando il miraggio che si è formato accanto a lui- Uh, ce n’è un altro!- appare il terzo e la testa ora inizia a farmi davvero male- Non mi sento tanto…- l’impatto duro con il gelido marciapiede.

Buio.

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