Capitolo 3

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POV MORGANA

Cercai di respirare quando si staccò da me. Non era un'impresa facile considerato con quanto ardore e trasporto mi aveva baciato. Quelle labbra così morbide mi avevano provocato una tale scarica di endorfine che sarei svenuta se non si fosse staccato in fretta. Lo guardai stralunata e un tantino eccitata alla vista delle sue labbra arrossate e la malizia nei suoi occhi. "Finalmente" disse leccandosi le labbra e io seguii il movimento come se da ciò dipendesse la mia sopravvivenza "lo sapevo che eri tu" disse trionfante e io mi bloccai "in che senso, scusa?" chiesi con voce debole e lui mi guardò con una dolcezza che mi mise in soggezione "sai, non capita tutti i giorni di trovare una ragazza che mangia dolci" nei suoi occhi blu brillava una luce...estasiata. Deglutii e cercai di dire qualcosa di senso compiuto "ma perché io? Come facevi a sapere che ero io qualunque cosa tu stessi pensando?" i suoi occhi si illuminarono come fanali "be', hai presente quella cosa che scatta in un Lycan quando trova la sua...anima gemella?" la sua voce si fece un po' incerta sulle ultime due parole. Oddio. Il cuore accelerò il battito e feci per dire qualcosa, ma rinunciai quando le parole decisero di rimanere nel cervello. Passò un'eternità prima che riuscissi a parlare "quindi?" fu il meglio che riuscii a fare. Batté le palpebre e un velo di arroganza e possesso puramente istintivi affiorarono nei suoi occhi e nella sua voce "quindi ti ho riconosciuta appena ti ho vista e che ti piaccia o no..." "chi ti ha detto che non mi piace?" dissi d'impulso e lui si interruppe. Poi, un velo di compiacimento fece diventare i suoi occhi luccicanti, ma si riscosse quasi subito "quindi ti piace" arrossii di nuovo "quindi si, ti piace" misi il broncio e lui ridacchiò "non credere che cederò così facilmente, non mi fido di voi ragazzi". La rabbia, un sentimento che non era rivolto a me, oscurò i suoi occhi e strinse le labbra "senti, sono pronto ad aspettarti per anni e farò di tutto per averti con me ma devi assolutamente dirmi cosa è successo". Impallidii al suo tono fremente di collera, ma si addolcì quando i suoi occhi incontrarono i miei. Mi sforzai di sorridere e trovai il coraggio di avvicinarmi a lui "ecco..." "perché non andiamo a parlarne da un'altra parte?" annuii sollevata di non dover stare attenta a chi poteva ascoltare "andiamo in camera mia?". In camera sua? In mezzo alle sue cose? Immersa nel suo profumo? Oh mamma. Mi ritrovai ad annuire e lui mi prese per mano e ci incamminammo verso i dormitori maschili. Lungo il tragitto, mille emozioni decisamente positive mi scorrevano sotto alla pelle. Quando ci fermammo davanti alla porta deglutii. Sabìn aprì la porta ed entrammo in una stanza spaziosa e...wow. Era una camera particolare. C'era ordine nel caos della stanza in cui entrai. I libri erano sparsi in un ampio angolo del pavimento, fogli sparsi sulla scrivania, maglie sulle sedie e il computer sul letto. Girando per la camera però, notai che tutto mostrava l'ordine che avevo visto subito. I libri e i fogli erano disposti in modo che, se fosse stato spostato anche uno solo di quegli oggetti, Sabìn se ne sarebbe accorto subito. Le maglie erano riposte una sopra l'altra e sembravano essere state gettate li senza attenzione, ma qualcosa mi diceva che non era così. Per il computer valeva la stessa cosa dei libri e dei fogli. Solo due poltrone sacco erano perfettamente ordinate. "Vieni, sono sicuro che parlerai a macchinetta dopo questo" si diresse verso le poltrone sacco e le oltrepassò, poi aprì uno sportellino che avrebbe dovuto essere un ripostiglio ma che Sabìn aveva trasformato in un mini frigo, dal quale tirò fuori due dolcetti al cioccolato e vaniglia "quale ragazzo tiene dei dolci in un mini frigo?" mi sorrise malizioso e ammiccò "io". Si sedette sulla poltrona sacco e mi indicò l'altra "siediti e racconta tutto" lo guardai sospettosa e lui mi rifilò un'occhiata innocente "ho anche la cioccolata calda". Mi lasciai cadere sulla poltrona e Sabín mi sorrise porgendomi il dolcetto. Lo presi e lo addentai. Era buonissimo. Guardai Sabín e notai che si stava gustando il suo pezzetto di paradiso senza farmi pressioni, e ogni tanto mi lanciava un'occhiatina ardente. Mi leccai le labbra e le sue pupille si dilatarono. Non sapevo se lo avevo fatto apposta. "Allora, fino a qualche mese fa ero fidanzata con Rick Sean; sono stata con lui per quasi tre anni e andava tutto benissimo, ma non avevo preso in considerazione l'idea che lui non provasse ciò che sentivo io, e infatti è andata a finire male" diedi un'altro morso al dolcetto e Sabín non fiatò. Un punto in più per lui. "Io avevo sedici anni quando ci siamo fidanzati e anche dopo tre anni non mi ero decisa a fare sesso con lui" Sabín cominciava a capire cos'era successo a grandi linee. Si vedeva dalla scintilla di consapevolezza nei suoi occhi color mare "ne avevo parlato con lui ed era d'accordo, e io avevo davvero pensato che darebbe andato tutto per il verso giusto" diedi un'altro morso al dolcetto, masticai e lo ingoiai insieme al nodo che mi si era formato in gola "una sera ero uscita con delle compagne di scuola per un progetto che ci aveva assegnato la prof di arte, ma mi ero sentita male e avevo deciso di tornare a casa prima" Sabín inspirò e azzannò il suo dolcetto "sono entrata in casa senza fare troppo rumore, ma del chiasso mi ha attirato dal salotto e ci sono andata ovviamente, e ho visto una cosa disgustosa" Sabín scosse la testa "ti prego, non dirmi che..." "Rick Sean mi ha tradita con mia madre" a quel punto, Sabín ingoiò il dolcetto per zittirsi. Sapevo che avrebbe sputato una marea di insulti. Glielo leggevo negli occhi "alla fine ho fatto ciò che, ad un certo punto della vita, qualsiasi immortale compie, nolente o volente". Gli occhi di Sabín si addolcirono e io dissi ciò che non mi ero mai permessa di dire a voce alta perché sapevo che, così facendo, la cosa sarebbe diventata troppo reale "ho strappato il cuore di mia madre dal suo petto e lo gettato in faccia a Rick, poi me ne sono andata da li; ho rotto i contatti con mia madre, ho cambiato numero e stato e ho fatto in modo che non potesse rintracciarmi, e sì che potrebbe essere estrema come cosa ma quando sono entrata in salotto e li ho interrotti mi ha guardata come se fossi un'intrusa e poi ha detto che pensavo solo a me stessa e che lei ci rimetteva sempre...in realtà ci ho sempre rimesso io e di certo non si aspettava che le avrei strappato il cuore". Sabín mi fissava scavando nella mia testa e disse ciò che non mi sarei mai aspettata di sentire "a Natale vieni con me a casa mia".

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