Capitolo 22

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POV MORGANA

Qualcosa di morbido e soffice mi stava toccando la faccia. Non volendo svegliarmi feci finta di niente, ma poi una cosa calda e umida mi sfiorò il viso e poi sentii un uggiolio. Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare due sfere d'oro. Sabìn era spalmato sul terreno in forma animale, la coda che sbatteva da una parte all'altra a ritmo cadenzato e le orecchie dritte. Sorrisi intenerita e la sua coda aumentò il ritmo. Sapevo che dietro quella dolce facciata si nascondeva qualcosa di molto pericoloso, sapevo che stava facendo quella messa in scena perché sapeva quanto mi divertiva vederlo così, ma non dovevo mai dimenticare chi era in realtà Sabìn Rogers. Un lupo travestito da agnello, e per quanto possa essere comica la definizione calzava a pennello. Allungai il braccio e lo coccolai dietro le orecchie. Vedendolo socchiudere gli occhioni mi alzai dal giaciglio improvvisato nel bosco e mi avvicinai a lui. Ridacchiai quando si stese sul fianco, permettendomi di coccolarlo sul fianco destro. Presto cominciò a ronfare e io risi apertamente "potevi dirmelo che le coccole ti piacciono così tanto" dissi al suo orecchio e lui sbuffò. "Allora? Andiamo? Non possiamo fare tardi perché hai un attacco di coccolosità palla di pelo" disse mio padre comparendo dal nulla, e l'unica risposta di Sabìn fu un ringhio, e io potei vedere molto bene i denti aguzzi e spaventosi. Guardai mio padre con le sopracciglia alzate "l'ultima volta non ti è andata così bene con lui" dissi per infastidirlo e lui tirò su col naso "alla fine l'ho atterrato" sorrisi e lui alzò gli occhi al cielo "si va bene lo hai distratto tu e io non l'ho atterrato, adesso però muoviti gomitolo" detto ciò afferrò Sabìn e cominciò a tirarlo via. Lo trascinò per tre metri prima di decidere di dover cambiare presa. Intanto, Sabìn non dava cenno di essere sveglio. Mio padre gli girava intorno cercando l'appiglio migliore che, disgraziatamente, trovò: la coda. Non intervenni perché volevo vedere cosa sarebbe successo, ma una parte di me mi disse che ci sarebbe stato da ridere. Mio padre afferrò la coda folta con entrambe le mani ma non fece in tempo a tirare che Sabìn, veloce come un fulmine, scattò e serrò le fauci vicino alle mani di mio padre, il quale scattò indietro con un balzo. Sabìn gli ringhiò contro e poi tornò ad essere una grossa ciambella pelosa. Era davvero troppo carino. Mio padre imprecava a bassa voce "e dai papà, dovevi aspettartelo" dissi accoccolandomi contro Sabín, poi tornai a rivolgermi a mio padre "quanto manca?" lui sembrò pensarci un attimo "non molto, e infatti vorrei andare quindi di a quello stupido gomitolo che deve alzarsi" terminò stizzito e l'unico commento di Sabìn il lupo pigrone fu uno sbuffo. Lo grattai dietro le orecchie e poi mi alzai "allora, andiamo?" dissi e mio padre allargò le braccia "è ciò che sto cercando di fare da mezz'ora" disse lanciando un'occhiataccia a Sabìn, che si rotolò sul terreno pieno di foglie e una restò impigliata alla criniera. Le mie dita prudevano per affondare in quella morbidezza ma riuscii a resistere. Non dovevo cedere. Inspirai a fondo e sorrisi a mio padre "andiamo" dissi decisa e mi incamminai lungo il sentiero seguita da mio padre. Non passarono che pochi secondi prima che Sabìn mi balzasse di fianco, trotterellando e sbuffando di continuo. Sembrava davvero assonnato. "E così ti sei alzato piccolo gomitolo pelosino?" strabuzzai gli occhi quando mio padre sparò quella stronzata. Pelosino? Davvero? Dal canto suo, Sabìn rispose passandogli vicino e sbattendogli la coda in faccia. Mio padre ringhiò e fu sul punto di sputare fuoco. "La smettete? Non siamo più all'asilo" dissi cercando di rimanere seria, ma forse mi scappò una risatina, però almeno smisero di litigare. "Vado a prendere della legna per il fuoco, voi preparate l'area per dormire" mio padre sparì nella vegetazione lasciando me e Sabìn da soli. L'occhiata che mi rivolse mi fece rabbrividire "non ora" dissi non proprio convinta e lui, sorridendo, mi venne vicino, facendomi arretrare fino ad un albero. Lo volevo tantissimo, ma non volevo cha mio padre ci beccasse. Sabìn non sembrava preoccuparsene, perché zittì ogni mio pensiero posando una mano sul mio seno. Sospirai e lui emise un verso profondo "merda, è stupendo" mugolai quando infilò la mano sotto alla maglietta palpando il seno. "Okay, andiamo qui dietro" lo afferrai per la maglia e lo trascinai dietro il grande albero e la prima cosa che fece fu spingermi a carponi. Poi mi allargò lo gambe e mi tirò giù i pantaloni. Inarcai la schiena e lui mi accarezzò l'intimità, stuzzicò il clitoride e ansimai in modo osceno. Fu un attimo: prima ero terribilmente vuota e poi ero piena oltre al limite. Era grosso, duro ed esigente. L'urlo di piacere che mi sfuggì doveva averlo sentito anche mio padre, ovunque si trovasse. Sabìn mi afferrò i fianchi e cominciò a scoparmi, sempre più veloce e violento. Gemevo senza posa e dietro di me, quel concentrato di potenza che era Sabìn, non accennava a venire. Eccelleva nel resistere, e lo adoravo per questo. L'erezione imponente entrava e usciva, il mio corpo si allargava per accoglierlo, gli umori colavano giù e il mio ventre era come una pentola a pressione. "Cazzo, cazzo, cazzo..." Sabìn sembrava sul punto di esplodere e mi tirò su, afferrandomi per le spalle. Affondò i denti nel mio collo e quel dolore delizioso fece esplodere l'orgasmo, e fui seguita da Sabìn, che mi inondò col suo sperma. Mi strinse tra le braccia anche dopo avermi portata vicino alla borsa per pulirmi. Continuavo ad ansimare, appagata e gelatinosa. "La preparo io l'area, tu non sembri nelle condizioni di poterlo fare" la sua voce sembrava soddisfatta e tutto ciò che riuscii a dire fu un lamento. "Cazzo, montarti è stupendo" mi sussurrò all'orecchio e la voglia di averlo dentro tornò. La sua risatina mi disse che aveva compreso i miei pensieri. Aprii gli occhi e lo guardai "presto topolina, non ci sarà anfratto nel tuo corpo che non mi sarò scopato" deglutii e lo guardai andare a preparare l'area. Porca miseria, l'idea di provare il sesso anale mi stuzzicava non poco. Cercai di immaginare come sarebbe stato ed ero sicura che Sabìn lo avrebbe reso piacevole. Lui sapeva rendere piacevole anche un compito di algebra probabilmente. "Che avete fatto?" chiese mio padre quando tornò e ci trovò abbracciati su un giaciglio di erba e fiori. Battei le palpebre "niente" risposi cercando di essere il più innocente possibile. Lui annusò l'aria "no, menti" disse e i suoi occhi saettarono verso Sabìn. Prima che potesse dire qualcosa fui spostata al fianco di Sabìn. Mi alzai in fretta e ciò che vidi mi fece ghiacciare il sangue nelle vene: una lancia aveva trafitto Sabìn. Il sangue sgorgava e sul viso c'era una smorfia di dolore. Cercai di andare da lui, ma un'altra lancia mi trafisse. Il mondo si bloccò e si capovolse. I miei sensi erano atterriti ma sentii l'urlo disperato di Sabìn, lontano e debole. Il mondo si fece scuro, ma prima potei vedere il viso di mio padre che mi sorrideva rassicurante, poi una fiammata rovente mi avvolse.

POV SABÌN

Mi strappai la lancia di dosso e mi precipitai da Morgana. La mia Morgana, la mia compagna, giaceva a terra immersa nel sangue. Non ragionavo, non pensavo, sentivo solo un immenso dolore trafiggermi tutto il corpo per poi essere sostituito da un'orribile, dolorosa sensazione di vuoto al petto. Era andata. L'amore della mia vita, appena trovata, se ne era andata. Due mani mi afferrarono e sentii la voce del padre di Morgana dirmi che sarebbe tornata, che non dovevo preoccuparmi, che non era morta del tutto. Però era morta, sarebbe risorta ma era morta comunque. Ed era orribile. Era orribile vedere il suo corpo riverso nel suo stesso sangue. Quel corpo che avevo amato. All'improvviso quel corpo prese fuoco e si incenerì. Deglutii fissando quel mucchio di ceneri e smisi di respirare. All'improvviso lei sbucò da sotto le ceneri, nuda e spaesata e io corsi da lei. Mi buttai in ginocchio e l'afferrai stringendomela al petto. La stringevo così forte che le avrei rotto qualche costola, ma non sembrava importarle. Affondai il viso nei suoi capelli e la sentii parlare "Sabìn, va bene sono qui" la baciai e la presi in braccio. Guardai suo padre, che ci guardava pensieroso "trovali, e portameli" ordinai e lui, seppur stringendo la labbra sentendo il mio ordine, annuì e andò a dare la caccia a chiunque aveva osato uccidere la mia compagna. La fissai negli occhi neri e le accarezzai una guancia morbida "adesso vedremo se questa rigenerazione implica anche la tua verginità" il suo sorriso luminoso mi rese così felice che mi sarebbe esploso il cuore, ma prima dovevo prenderla e farla mia ancora e ancora.

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