POV MORGANA
Mi svegliai comoda e al caldo. Sbadigliai e mi stiracchiai, poi aprii gli occhi. Stavo così comoda che mi sarei aspettata di svegliarmi in una bella stanza, e invece ero in una cella. Stavo comoda perché avevo dormito sopra Sabìn. Improvvisamente ricordai cos'era successo il giorno prima. Guardai il muso di Sabìn, appoggiato sulle mie cosce e il naso premuto contro la mia pancia, e vidi che aveva ancora del sangue secco sul pelo. Arricciai il naso. Da una parte volevo andare a vedere se era rimasto qualcosa del poveretto, dall'altra parte invece volevo rimanere li a poltrire. Non sapendo bene cosa fare cercai di captare qualche rumore, ma c'era solo silenzio. Guardai Sabìn: dormiva profondamente. Lentamente e con attenzione cercai di alzarmi ed ebbi successo dopo circa dieci minuti. Quando fui in piedi, Sabìn emise un verso basso e cupo, di petto, poi si girò sulla schiena con le zampe anteriori piegate, si girò dall'altra parte e sbuffò, acciambellandosi. Quanto era tenero. Aprii la cella, la quale cigolò e mi bloccai. Sabìn aveva smesso di ronfare ma poi righiò e tornò a dormire beato. Lasciai la cella aperta e mi diressi vicino alle altre occupate dai prigionieri. Passai davanti a quella che aveva accolto il pranzo di Sabìn. Gettai un'occhiata dentro e vidi del sangue ormai secco sulle pareti e a terra, accompagnato da quelli che sembravano una cistifellea, i gioielli di famiglia, l'ultimo tratto dell'apparato digerente e la testa. Poi mi accorsi che la cella adiacente, dalla quale si vedeva benissimo ciò che succedeva nell'altra, c'erano dei prigionieri che mi guardavano impauriti. "Se mi direte perché avete provato ad uccidermi non farete la sua stessa fine" dissi avvicinandomi e loro cercarono di fondersi col muro alle loro spalle. "È inutile, non potete scappare e comunque con me vi andrà molto meglio che con loro" dissi a voce bassa per non svegliare Colui Che Non Deve Essere Nominato. Gli uomini nella cella continuavano a far saltare gli occhi tra me e i resti del loro compagno, poi uno di loro parlò "se ti diciamo tutto giuri che q-quello non ci ma-mangerà?". Lo guardai negli occhi e annuii "lo giuro". Un ringhio provenne dalle mie spalle e gli uomini si appiccicarono l'uno all'altro come pezzi di pongo. Mi girai e faticai per non scoppiare a ridere: Sabìn mi osservava sporgendo la testa oltre la porta della cella. La testa incassata nelle spalle, gli occhi socchiusi e le orecchie basse. Sembrava ubriaco. Scosse la testa e si avvicinò a me mogio, a passi lenti e strascicati. Strofinò la testa contro la mia pancia e io risi, affondando le mani nel suo pelo. Gli uomini erano grigi, il terrore dipinto nei loro volti. Magari il muro li avrebbe ingoiati per pietà. "Lui non vi farà niente, ma dovete dirmi perché mai avete avuto la bella idea di uccidermi". Uno di loro, evidentemente il più intelligente, aprì bocca "noi non sappiamo chi è esattamente colui che ha commissionato il tuo assassinio, ma sappiamo per certo che deve appartenere per forza alla razza dei draghi" disse velocemente, lo sguardo fisso su Sabìn, che sembrava fatto di qualcosa. Si era rotolato a terra e ora se ne stava spalmato sul pavimento e aveva ripreso a ronfare steso sulla schiena ed evidentemente stava facendo un sogno, perché agitava le zampe per aria. Scossi la testa "qualche informazione in più?" chiesi paziente, osservandoli dal primo all'ultimo. Il collaboratore era l'unico che mi guardava negli occhi ora "hmm...non lo abbiamo mai visto in faccia, ma la sua voce...sembrava come se non riuscisse a parlare bene, come se avesse le corde vocali danneggiate o qualcosa del genere" disse cauto e io mi accigliai "se non l'avete mai visto in faccia come fate a sapere che è un drago?" lui batté le palpebre, lo sguardo perso nel vuoto come immerso nei suoi pensieri, poi un altro parlò "lo ha detto, lo ha detto lui" a queste parole il collaboratore si illuminò "si! Si è vero, mi ricordo che quando ha voluto incontrarci per darci gli ordini ha detto che doveva assolutamente fare in modo che la sua razza tornasse agli albori, quando c'erano solo purosangue e che non poteva esserci una regina mezzosangue, e disse anche che suo..." prima che potesse finire la frase si zittì. Si scambiò un'occhiata con i suoi compari e io sbuffai "allora? Finisci la frase" lui mi guardò insicuro. Strinsi le palpebre e lo guardai minacciosa, ma è difficile fare la dura quando un lupo gigante strafatto ti infila il naso tra i capelli. L'uomo mi guardò battendo le palpebre. Sabìn mi tirò per la maglietta. "Allora?!" sbottai e l'uomo e Sabìn sobbalzarono. "Ha detto che suo padre non poteva essere davvero così idiota da affidarti il regno".
Io e Sabìn eravamo nei giardini del castello. Io oziavo e pensavo a quel che aveva detto l'uomo, Sabìn invece se ne stava nella sua forma animale, sdraiato sulla schiena, a giocare con una farfala gialla che gli si posava di continuo sul naso. Sorrisi, era davvero troppo carino. "Sembra un'enorme palla di pelo strafatta" disse mio padre raggiungendomi nel giardino. Ridacchiai osservando il mio compagno "che gli prende? È strano da stamattina" chiesi curiosa e mio padre alzò le spalle "stanotte si è mangiato circa un centinaio di chili di carne, ossa e organi e la digestione fa strani scherzi quando mangi così tanto" spiegò seguendo con gli occhi Sabìn che ci raggiunse e si raggomitolò intorno a me. Mio padre continuò a guardarlo "resterà così ancora per un paio d'ore ma quasi quasi lo preferisco così" ridacchiai divertita e grattai le orecchie scattanti del grande lupo fatto. Mi rivolsi a mio padre, decisa ad avere spiegazioni "allora, uno degli uomini ha detto che chi ha commissionato il mio assassinio è un drago e a quanto pare è anche tuo figlio". A quelle parole mio padre strabuzzò gli occhi e urlò "cosa! Come osa?! Adesso lo trovo e gli do tanti di quei calci in culo che lo spedisco in un'altra galassia!" fece per alzarsi ma io lo trattenni "papà devi dirmi chi cavolo è!" lui mi fissò spocchioso e io strinsi gli occhi. Lui sospirò e si sistemò seduto a terra "ho un figlio, è più grande di te ha circa 270 anni...ho sempre pensato che sarebbe stato un bravo re, un buon leader...ma poi la sua compagna è stata rapita e non l'hanno più trovata e lui è...be', si è lasciato andare, dopo decenni di ricerche si è lasciato andare alla deriva". Osservai l'orizzonte e cercai di mettermi nei panni di mio fratello, cercai di immaginare come potesse essere perdere Sabìn. Sospirai rattristata e mi sdraiai su Sabìn, abbracciandolo. "Ma io che c'entro? Non ho mai rapito nessuna ragazza" dissi giocando con l'orecchio di Sabìn. Mio padre si strinse nelle spalle "credo che questa sua avversione derivi dal fatto che Mora è stata rapita da un gruppo di ibridi" spalacai gli occhi "e se gli parlassi?" mio padre fece una smorfia "no, ti attaccherebbe senza pensarci due volte...adesso porta il tuo amato gomitolo nella vostra stanza, ti faccio portare la cena in camera". Detto questo si alzò e rientrò nel castello. Affondai il viso nel pelo di Sabìn e sospirai "cosa dobbiamo fare Sabìn?" la risposta fu un ringhio assonnato.
Quella notte feci un sogno strano, uno di quelli che sembrano contesti reali finché non ci si sveglia e ci si rende conto di aver solo fatto un sogno. La valle era fredda, l'alba lontana rischiarava un poco la terra brulla e priva di vita. Le montagne si stagliavano in lontananza, creando una cornice appuntita e tagliente. Una folata di vento freddo mi colpì e rabbrividii. Affondai i piedi nudi nella terra gelida e, in qualche modo, sentire quelle cose mi fece sentire più sicura. Cominciai a camminare, procedendo dritto davanti a me fino a che raggiunsi la sponda di un lago. Mi misi seduta, ammirando il placido specchio d'acqua limpida. Una folata di vento fresco mi avvolse di nuovo, ma questa volta insieme al profumo fresco e frizzante portò anche un profumo di gelsomino. "È bellissimo vero?" chiese una voce femminile e dolce, dietro di me. Voltai la testa e vidi una donna piccola, formosa e dal sorriso lieve ma dolce. Indossava una veste bianca e i suoi occhi castani, occhi da guerriera, mi osservavano trepidanti. "Si, è molto bello" dissi cauta e lei si mise seduta al mio fianco "so che Cyrus ha fatto un po' di macello" disse osservando il lago, un velo di tristezza sul volto, ma con una scintilla determinata negli occhi. "Chi è Cyrus?" chiesi perplessa e lei mi guardò "voglio tornare a casa Morgana, ho finto per sopravvivere per troppo tempo; intraprendi il Sentiero dei Beati , e trovami". Mi guardò seria e io aprii la bocca per fare una domanda ben precisa "ma tu chi sei?". I suoi occhi, improvvisamente duri, mi trafissero "io sono Mora".
ANGOLO ME
Scusate l'assenza, ma quando ti manca l'ispirazione per continuare in modo decente una storia hai tre possibilità: continuare a scrivere pur sapendo che farà schifo, aspettare che l'idea arrivi, o smettere di scrivere. Ho scelto la seconda, perché una storia deve essere tutto ma mai insoddisfacente.
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Il Bacio Del Diavolo
WerewolfMorgana Coy è una ragazza semplice, estroversa e dolce. Frequenta la Nightmare High School e trova del buono in tutti e non sa odiare. Questo fino a quando il suo fidanzato non la tradisce con sua madre, e la madre di Morgana sapeva che era il fida...